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MILANO | Loom Gallery

Intervista a LETIZIA CARIELLO e LUCA MAFFEI di Roberta Perego

Lo scorso giugno vi abbiamo presentato Ex-Voto (leggi qui), collettiva di sette giovani artisti italiani organizzata da Loom Gallery in collaborazione con Accademia di Belle Arti di Brera. A fine mostra abbiamo pensato di intervistare i curatori del progetto: il gallerista Luca Maffei e l’artista e docente Letizia Cariello. Nel frattempo Loom Gallery si è guadagnata un posto nella sezione New Entries di Artissima 2016, con un progetto dedicato all’artista Andreas Burger, e si prepara a riaprire dopo la pausa estiva con una monografica del giovanissimo Francesco De Prezzo (l’appuntamento è per la sera di giovedì 22 settembre).

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Come per gli artisti di Ex-Voto, Isabella Camodeca, Valentina Daga, Ginevra Ghiaroni, Luca Laurora, Tommaso Lugoboni, Simone NatalizioMarta Scanu, conosciuti attraverso un ciclo di incontri iniziati sempre con una breve presentazione di se stessi e del proprio lavoro, ho chiesto ai curatori di presentarsi per aprire l’intervista…

Luca Maffei

Luca Maffei

Luca Maffei: Mi presento, come gallerista naturalmente: quello che vorrei fare attraverso la mia galleria è lavorare come cronista dei miei tempi. Di base il ruolo del gallerista dovrebbe sempre essere quello di fare da tramite tra la sua generazione e quella che sarà, appunto, la generazione futura. Niente di più di un anello della catena. Questo è quello che vorrei fare con Loom Gallery, tenere un occhio puntato sul passato e un occhio puntato su quello che sarà, i giovanissimi artisti e i giovanissimi galleristi che arriveranno dopo di me… spero tra tanti anni (ride).
Letizia Cariello: Io lavoro sul tempo e sulla materia. Il mio lavoro è profondamente intrecciato con l’esperienza di scambio con gli studenti e lo considero come un servizio dovuto a loro. Credo nel valore fondante della disciplina, nell’ascolto del corpo, nel considerare la dimensione totale dell’essere artista intesa come una ricerca che, attraverso un lavoro di scavo progressivo, conduca all’essenziale e fugga dall’elementare. Si può scavare solo dove si trova sostanza, siamo dunque tenuti a un lavoro quotidiano di esercizio e di studio, di tensione al dialogo interiore e di onestà nel procedimento. Se le va bene questa come presentazione…

Simone Natalizio | the control room, 2015 | site specific installation at Studio Piero Manzoni

Simone Natalizio | the control room, 2015 | site specific installation at Studio Piero Manzoni

L’impressione che ho avuto incontrando gli artisti è stata di una riuscita eterogeneità (la stessa ritrovata in mostra) di mezzi, forme e contenuti. Ho incontrato sette mondi distinti, riuniti in un progetto corale e partecipato. Com’è nata l’idea di Ex-Voto e come sono stati selezionati gli artisti?
L.M.: Questa collaborazione, come spesso accade con le collaborazioni, è nata per caso. Letizia oltre a essere docente di anatomia presso l’Accademia di Brera è anche un’artista di successo, rappresentata dalla Galleria Massimo Minini, una galleria alla quale guardo molto per storia e per legame con il passato. Letizia frequentava e frequenta i nostri opening. Lo scorso settembre, durante l’inaugurazione della mostra di Clemens Behr, abbiamo chiacchierato e mi ha invitato a tenere una open class ai suoi studenti. Da questo primo momento è nata poi l’idea di visionare dei lavori, da qui l’idea del degree show e sei mesi dopo è arrivata la mostra.
L.C.: L’idea di Ex-Voto non è nata da sola. È la tappa di un percorso di lavoro che ho portato avanti da diversi anni a Brera. Insegno anatomia, dunque, mi occupo di corpi. Ad un certo punto ho deciso di occuparmi dei loro corpi, del mio e di quello dell’opera. Ho iniziato a studiare il corpo dei santi ed è diventato il titolo del mio corso monografico, declinato ogni anno in direzioni specifiche. I santi sono stati grandissimi performers. La diffidenza nei confronti della cristianità ci ha impedito di vedere quanto abbiano influito i loro gesti di coraggio sul nostro sistema affettivo, cognitivo ed espressivo. Se l’arte è dare forma al mondo, non possiamo esimerci dal metterci di fronte alle parole dei santi sul corpo e sull’umano nel mondo. I tempi sono maturi perché non ci siano più i preconcetti che ci hanno spesso impedito di misurare il nostro corpo sul loro, al di là delle convinzioni di fede. Anche Pollock ha usato il suo corpo per modificare l’orientamento della pittura. Anche Pollock a un certo punto si è sacrificato. I miei ragazzi non sono miei se non nel senso del legame morale. Sono diversi perché devono essere diversi. La loro diversità è il valore. Diffidare sempre delle classi di uguali.
L.M.: La selezione è stata prima di tutto fisiologica, naturale. Insieme abbiamo individuato un ventaglio di artisti e sotto le direttive specifiche di Letizia (trattandosi della sua classe) abbiamo individuato quegli studenti che avrebbero potuto più di altri rappresentare questa idea di percorso. Direi che è stata una selezione integrata tra me e lei.

Letizia Cariello

Letizia Cariello

Letizia, dagli incontri con i tuoi studenti è emersa una profonda stima nei tuoi confronti e in diversi hanno trovato in te un riferimento importante, soprattutto in quanto docente-artista. Come fai convivere la tua ricerca artistica con il ruolo di docente?
L.C.: È una vocazione. Ma lo devo a loro e alla vita. Questo è quello che cerco di trasmettere ai miei studenti. La cosa più importante è la diffidenza nei confronti delle classi che ripetono sintassi e linguaggio dei maestri. Piccole copie di forti esempi sono un lascito ben triste per il nostro tempo. Leonardo si emancipò da Verrocchio dipingendo una mosca su un angelo che il maestro gli aveva lasciato come esercizio tecnico. Sapeva bene che era arrivato il momento di andare. Il frutto sa quando deve staccarsi dalla pianta. Siamo saturi di piante false e di frutti pompati in serra che vanno ad avvelenare il mondo. Qualcuno ce la fa perché ha stoffa, anima e cuore. Adolfo Wildt fu maestro di Fontana e Melotti senza imporre loro le parole da dire, ma esigendo che modellassero un uovo in marmo per essere ammessi al suo corso. I tempi hanno aggiunto le bibliografie e lo studio strutturato ma, perdonate la mancanza di novità, il metodo è questo e questo solo. L’arte, il pensiero, sono processi creativi e appartengono al regno della natura. È necessario nutrirsi ma il processo non è mutato.

Ex - Voto, Isabella Camodeca, veduta dell'installazione, © Loom Gallery & the artist

Ex – Voto, Isabella Camodeca, veduta dell’installazione, © Loom Gallery & the artist

Pensando al bel binomio galleria-accademia proposto da “Ex-voto”: si tratta di un episodio sporadico oppure è un legame che continuerete a coltivare?
L.M.: Non sporadico perché la ricerca di nuovi talenti è una costante per Loom Gallery. Un degree show come appuntamento ciclico? Volentieri! Vedremo se questo sarà possibile in futuro. Da parte mia sì, mi piacerebbe espanderlo a una serie di altre classi. Questo è stato un test. Vedremo se sarà possibile riproporre l’idea magari migliorandola. Mi piacerebbe che Loom Gallery fosse un riferimento su quello che può essere un panorama locale, perché l’Accademia di Brera fa parte di questo quartiere e della cultura della città di Milano.

Francesco De Prezzo, null drapp, 2015, acrylic, enamel, concrete, oil on canvas, cm. 120 x 90

Francesco De Prezzo, null drapp, 2015, acrylic, enamel, concrete, oil on canvas, cm. 120 x 90

Manca, secondo voi, questo collegamento tra mondo accademico e sistema dell’arte? Quali sono le principali lacune del sistema dell’arte italiano?
L.C.: La mancanza di originalità. Tanta moda, tanta ignoranza. Quest’anno a Basilea il piano delle gallerie storiche era più forte di quello delle gallerie che propongono il contemporaneo. Se Burri con le sue combustioni è esposto al piano di sotto e io presento giovani artisti “che bruciano” come scopritori di nuovi linguaggi, o sono ignorante, o sono in mala fede oppure non ho talento. Ci si augura che questo non porti all’auto digestione del sistema dell’arte. Se lo mettiamo nelle mani delle Pr siamo nei guai! Trovo spesso più innovazione nella moda ma, anche qui, in quella vera…
L.M.: Le accademie sono cambiate molto… Brera ha una tradizione forte e insegna ancora le materie plastiche integrando con corsi nuovi, indirizzati anche ad altre professionalità e non solo ad artisti. Non penso che ci sia una mancanza, credo che il mondo dell’arte sia molto circoscritto e fare del mercato è abbastanza difficile. L’offerta è altissima rispetto alla richiesta. Non è detto che tutti i laureati dell’accademia vadano a fare gli artisti, possono trovare un’occupazione anche in altri ambiti. Più che una mancanza è una selezione naturale. Nel mio piccolo cerco di trovare delle micro soluzioni senza andare ad addossare colpe al sistema, è una perdita di tempo che non sopporto più.

Loom Gallery
Via Marsala 7, Milano

Progetto in corso:
Francesco De Prezzo. Null Paintings
22 settembre – 30 ottobre 2016
Inaugurazione giovedì 22 settembre ore 19.00 – 21.00

Orari: martedì/sabato 15.00 – 19.00
oppure su appuntamento +39 02 8706 4323

Info: ask@loomgallery.com
www.loomgallery.com

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