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Un legame stretto tra progettualità, arte e territorio legano Federica Forti curatrice da poco trasferita a Roma e Santiago Morrilla, giovane artista spagnolo che ha eletto la capitale come sua seconda base per studio e ricerca. Nidi riflette una specifica esperienza e valutazione sopra e intorno la città, la sua storia e, soprattutto, gli edifici che ne raccontano stratificazioni, miserie e nobiltà.
Da qui un progetto site specific, nel pieno significato del termine, che si sviluppa in tre fasi concettuali distinte e altrettante locations: la prima, da marzo e tuttora in corso, alla Fondazione Pastificio Cerere, le successive tra maggio e settembre all’Accademia di Spagna e alla galleria CO2 contemporary art. Un filo rosso le lega, o meglio un cordone ombelicale. Difficile tagliare i ponti con la storia e con i luoghi che, del vivere dell’uomo, custodiscono ricordi, affettività, sicurezze, gioie, dolori e paure, sempre in bilico tra dimensione pubblica e privata…

Francesca Di Giorgio: Si sta per chiudere la prima tappa del progetto che ha visto l’artista madrileno Santiago Morrilla dipingere sulle pareti del cortile della Fondazione Pastificio Cerere a Roma. Ci racconti come hai incontrato il suo lavoro?
Federica Forti: Una delle tante realtà artistiche che rende unica Roma è la presenza di Accademie Internazionali: artisti di molte nazionalità diverse hanno la possibilità di soggiornare in città con una borsa di studio semestrale o annuale e periodicamente vengono organizzati degli studio visit che permettono agli addetti ai lavori di monitorare la loro attività. Durante una visita agli studi dell’Accademia di Spagna a Roma ho conosciuto Santiago Morilla ed il suo lavoro. Della personalità di Santiago mi ha affascinato da subito una lettura originale e arguta di Roma, il suo modo di studiare la città con un approccio scientifico e romantico al tempo stesso. Del suo lavoro mi ha colpito l’uso libero e non convenzionale dell’eccezionale abilità tecnica che possiede e la capacità di stabilire precari equilibri tra grottesco, satira e poesia. Il suo lavoro inoltre è assolutamente dipendente dalla fusione con la realtà urbana sulla quale interviene con video e murales in opere invasive ma non invadenti che dialogano con la realtà urbana e chi la vive.

Cosa ti ha spinto a curare il progetto?
Cerco di lavorare sempre a progetti strettamente legati ai luoghi e strutturati attraverso lo scambio continuo tra me e l’artista: in questo caso mi rendevo conto che ad unirci era proprio Roma, dove anch’io mi ero appena trasferita, ed ho pensato quindi ad un progetto legato alla città. Santiago voleva partire dal Colosseo sia dal punto di vista architettonico che storico (l’edificio ha avuto differenti usi religiosi e laici) ed era affascinato dal rapporto tra struttura delle arcate e ornamento scultoreo che in esse era contenuto.
Attraverso la pittura ha voluto animare idealmente queste sculture (reinterpretandole secondo il suo stile) in modo che da ornamento diventassero architettura inserita nell’architettura dell’edificio di via degli Ausoni: un loggiato illusorio che sintetizza le premesse di partenza fino a perdere l’evidenza del tributo.
Dialogando è emerso che probabilmente Roma è la città dove più a fondo si può comprendere l’uomo in senso antropologico, attraverso i segni delle civiltà che si sono susseguite e sovrapposte nel corso dei secoli. Questo museo a cielo aperto che è Roma non lascia indifferente una riflessione sul significato stesso del costruire, sul perché l’uomo costruisce.
Le risposte ad una domanda di questo tipo sono molteplici e forse una delle prime è che l’edificio (monumentale) lascia un segno ai posteri oltre ad essere un simbolo di potere rivolto alla società contemporanea. Un tempo la voglia di comunicare con le generazioni future era forse più ancorato ad un senso di religiosità, di metafisica o di alterità che non appartiene più alla nostra società così cinica e laica. Dovevamo scendere più a fondo portando ai minimi termini la ricerca della relazione tra uomo ed architettura.
Ne abbiamo cercato un significato archetipico che fosse oltre la storia, che fosse universale e vero sempre…

L’intervento sugli spazi esterni della Fondazione è, come abbiamo detto, la prima tappa di un progetto iniziato a marzo e che si svilupperà tra maggio e settembre in altre due sedi cittadine: L’Accademia di Spagna e la galleria CO2 contemporary art. Su quali basi l’artista ha impostato il suo lavoro?
A partire dal concetto di nido (Nidi è il titolo della mostra n.d.r.): grado zero, minimo, di architettura. Il nido è una struttura architettonica perfetta ed effimera al tempo stesso.
La mostra era, quindi, fatta, orientandoci su questo concetto abbiamo cercato dei luoghi pubblici e privati che potessero legarsi attraverso il filo della superfetazione storica (il Pastificio Cerere era una realtà industriale, l’Accademia di Spagna un monastero francescano, la galleria CO2 un’officina) e dialogare con la nostra ricerca.
Santiago ha capito subito la necessità di diversificare gli interventi in tre luoghi e periodi distinti studiando ogni volta il concetto di nido da una prospettiva diversa. Lavorando è nata una riflessione per immagini che si compie e si sviluppa nel suo farsi, lasciando spunti di riflessione che invitano l’osservatore ad un gioco di autoanalisi.
Presso il cortile della Fondazione Pastificio Cerere l’artista ha realizzato un dipinto murale composto di enormi bozzoli neri che imprigionano uomini in totem verticali e si susseguono sulle pareti, slanciati nella verticalità del cortile. Queste presenze antropomorfe sono legate indissolubilmente a fili rossi da cui sembrano nutrirsi…

I Nidi di Morrilla, le sue figure avviluppate in matasse e legate tra loro da un filo rosso, ci ricordano la nostra condizione sospesa tra una necessità di apertura al mondo e una ricerca di protezione e rifugio in ciò che può esserci più familiare…
Come testo critico ho pensato ad una poesia che suggerisse il lavoro soltanto evocandolo, senza togliere quei gusci-nidi neri alle figure, senza spiegare fino in fondo quella strana sensazione che ci fa sorridere davanti alla danza di questi totem di carne.
Il lavoro al Pastificio è concepito come una storia che parte dalla Madre matassa di fili rossi (li ho visti come cordoni ombelicali ma si ispirano anche ai fili di pasta ricollegandosi alla storia del Pastificio Cerere) che nutre le sue creature ancora in bilico tra esistenza e non, vita e gestazione. Qui il nido è diventato trappola e rifugio, bisogno primordiale ed espressione concreta del nostro limite terreno.
Ecco che ti rispondo con la poesia che ho scritto:
Nidi_
Vana ricerca dell’utero materno/ È la vita/ Costruiamo nidi per nasconderci/ Dalla morte / Perché al suo arrivo/ Non ci trovi./ Senza Dei i nostri templi per la memoria/ Di uomini come noi./ Utopie lasciano bave rosse di cordoni ombelicali./ Nidi neri che ci nutrono soffocandoci lentamente./ Malinconiche creature esterrefatte. /Lottano per sopravvivere.

Come hai tenuto a sottolineare tutto il progetto ruota intorno al rapporto uomo/architettura tema che ha risvolti particolarmente interessanti non solo dal punto di vista dell’abitare ma anche rispetto alla produzione artistica contemporanea…
Sì, il tema è molto discusso a partire dai concetti di luogo e spazio in relazione alla creazione dell’opera, riflessioni che ci hanno abituato a concepire una fusione totale tra contenitore e contenuto.
Il site specific risulta spesso un presupposto indispensabile alla creazione del lavoro e, anche se non condivido la necessità di progettare esclusivamente secondo questi parametri, comprendo che in una realtà contemporanea in cui il lavoro dell’artista si fà sempre più autoreferenziale, il pubblico sempre meno preparato, la speculazione economica sempre più pressante, il supporto della committenza inesistente, il legame dell’artista con il luogo crea un parametro entro cui trovare stimoli e scambi. Tutto questo è giusto solo se non si dimentica che l’opera d’arte deve trascendere il contingente ed elevarsi: ecco perché quando l’uomo ha progettato per gli Dei o per garantirsi l’immortalità, l’architettura ha raggiunto altissimi livelli di espressione.
Inoltre il rapporto tra uomo ed architettura ci riguarda oggi più che mai dato che conosciamo le differenti realtà sociali ed urbane e possiamo comprendere che le città italiane ci appartengono sempre meno perché da un lato la società si è fatta multirazziale ed anche la città avrebbe bisogno di evolversi di conseguenza ma dall’altro non possiamo lasciare libero sfogo al contemporaneo ignorando la presenza di ciò che la storia ci ha lasciato. Ci troviamo quindi davanti alla necessità di riappropriarci delle nostre città al cospetto del passato e delle nostre radici.

Puoi darci qualche anticipazione sulle prossime due tappe del progetto?
Il lavoro presso l’Accademia di Spagna a Roma, dove Santiago Morilla è borsista, parte dalla storia dell’edificio, antico monastero francescano, come ricordato dagli affreschi del chiostro con scene della vita di San Francesco d’Assisi, per connettere il suo studio e l’Accademia alla città di Roma attraverso interventi video a metà tra l’intimità privata e la fruizione pubblica.
L’opera prevede una doppia lettura: diurna presso l’Accademia di Spagna dove il 25, 27, 28, 29 maggio sarà possibile accedere allo studio dell’artista, il suo “nido” temporaneo, e notturna da via dei Pettinari, via dell’Arco del Monte e Vicolo del Cedro, da cui si potranno guardare i video proiettati sulle finestre dello studio (dal 25 maggio al 15 giugno).
L’intervento di Santiago Morilla presso l’Accademia di Spagna a Roma è concepito infatti come un viaggio nella soggettività dell’artista attraverso le finestre del suo studio che dal Gianicolo permettono una visione privilegiata sulla città ma anche come collegamento simbolico tra Roma e le Accademie internazionali che ospita.
Per quanto riguarda la mostra da CO2 posso solo anticiparti che sarà epilogo e coronamento dell’intero progetto il quale, forse, si potrà cogliere nella sua interezza soltanto a settembre quando appunto inaugureremo Nidi03.

Il progetto in breve:
Santiago Morilla. Nidi
a cura di Federica Forti
Fondazione Pastificio Cerere,
cortile interno
via degli Ausoni 7, Roma
Info: +39 06 45422960
www.pastificiocerere.it
Fino al 30 aprile 2010

Prossimi appuntamenti:
Maggio
Accademia di Spagna
Piazza San Pietro in Montorio 3, Roma
Info: www.raer.it

Settembre
CO2 contemporary art
Borgo Vittorio 9b, Roma
Info: www.co2gallery.com

In alto da sinistra:
Nidi, 2010, bozzetto, acrilico e china su carta, cm 30×22. Courtesy dell’artista
Nidi, 2010, acrilico e pennarello su muro, veduta dell’intervento nel cortile della Fondazione Pastificio Cerere. Courtesy del’artista

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