BOLOGNA | P420 Arte Contemporanea | 4 maggio – 13 luglio 2014
di MASSIMO MARCHETTI
La galleria P420, che da circa tre anni presenta con regolare generosità artisti legati alle ricerche concettuali degli anni ’70, ci ha abituati a felici incontri con figure poco note – ricordiamo tra gli ultimi: Giorgio Ciam, Peter Dreher, Irma Blank – o meglio troppo poco conosciute, come nel caso della retrospettiva di Paolo Icaro. Artisti che hanno esplorato le potenzialità della fotografia o del segno grafico in modi che ancora oggi ci appaiono incisivi e fruttuosi, proprio in un momento in cui le ultime generazioni di artisti e critici esprimono un particolare entusiasmo verso quel clima sperimentale. Si può certamente dire che l’attività di questa giovane galleria porti con sé un’importante funzione critica di ridimensionamento di presunte novità, se si considera quanto spesso ci si inganni sulla freschezza di certe idee artistiche che, spesso con più acume e più densità intellettuale, erano state già dissodate.
In Lumpenfotografie. Per una fotografia senza vanagloria, curata da Simone Menegoi, sono presentate opere emblematiche di cinque artisti che hanno utilizzato questo medium in una declinazione “stracciona” – riecheggiando il lumpenproletariat marxiano, gli scarti sociali privi di coscienza di sé – come reazione all’invadenza della precisione tecnologica.
A partire da un’idea di fotografia come ready-made, fondata sull’appropriazione e riproposizione di immagini anonime e prive di qualità artistica, Menegoi ha costruito un percorso che unisce Franco Vaccari, Alessandra Spranzi, Hans Peter Feldmann, Joachim Schmid e Peter Piller, che rappresenta la felice scoperta di questa mostra. Se è giustamente celebre e storicizzato il sodalizio di Vaccari con le cabine photomatic, e della Spranzi si conoscono le capacità “alchemiche” di suscitare l’aura da banali immagini prelevate da pagine di fotoannunci, meno nota al pubblico non specializzato è la pratica archivistica di Feldmann dedicata a vestiti femminili o a torte. Qui uno sguardo apparentemente insensibile alle emozioni modula invece i toni dell’ironia tra voyeurismo e consumismo. Anche Schmid è un’acquisizione recente per il pubblico italiano, e si sottolinea un progetto durato dal 1982 al 2013, consistito nella raccolta sistematica di scarti di fotografie trovati casualmente per terra in 25 diversi paesi, che si dipana come l’autopsia di immagini vittime di una “morte” violenta. L’Archivio Peter Piller, infine, è il titolo sotto cui si raccoglie l’intero lavoro di questo artista che meticolosamente ordina, in un’ottantina di categorie, immagini giornalistiche di carattere locale, andando a tratteggiare una sorta di antropologia della visione basata sulla ripetizione di cliché. La serialità diventa, in questo caso, la cartina di tornasole della limitatezza del nostro modo di leggere i “fatti” che può destare un certo senso di angoscia.
Lumpenfotografie. Per una fotografia senza vanagloria
a cura di Simone Menegoi
Artisti: Hans-Peter Feldmann, Peter Piller, Alessandra Spranzi, Joachim Schmid e Franco Vaccari
4 maggio – 13 luglio 2014
P420 Arte Contemporanea
Piazza dei Martiri 5/2, Bologna
Orari: mercoledì-venerdì 15.00-19.30; sabato 9.00-13.30 e 15-19.30; altri giorni solo su appuntamento
Ingresso libero
Info: +39 051 4847957
info@p420.it
www.p420.it