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VARESE | PUNTO SULL’ARTE | Fino al 7 marzo 2020

Intervista a SABRINA MILAZZO di Viviana Siviero

Colori zuccherosi, colori bambini, personaggi che ci riportano indietro – quelli dei cartoni animati e dei giochi della nostra infanzia – che amiamo e riconosciamo immediatamente, capaci di risvegliare in noi ricordi sopiti, forti del potere di essere lasciati nella sfera inconscia senza che la logica si faccia troppe domande. I neuroni si attivano, le sensazioni si sprigionano e la logica viene lasciata fuori dal gioco… Perché rovinerebbe tutto come una saggia nonna venuta a redarguire i nipotini che saltellano innocenti e spavaldi sull’orlo di un burrone di 30 metri. Non sempre si cade. La storia è già compiuta, nessuno viene a salvare i sette nani e nemmeno Biancaneve dal loro irreparabile memento mori. Ma lo sconcerto si rende manifesto solo nel momento in cui ci rendiamo conto, ma senza ammetterlo, che tutto prima o poi si liquefà e scompare. Polvere sei e polvere tornerai. Chiunque tu sia. “La capacità di dire cose terribili usando un linguaggio che faccia provare piacere allo spettatore è un talento della grande arte”. Così Alessandra Redaelli, curatrice della mostra MELTING POP in corso fino al 7 marzo alla galleria Punto Sull’Arte di Varese, definisce l’arte di Sabrina Milazzo. Un melting pot ferocemente pop, una mostra capace di ammaliare lo spettatore per poi portarlo con sé verso l’Apocalisse. E oltre. Col sorriso, nonostante l’irreparabile sia manifesto. Una vera e propria lezioni di vita, di come si dovrebbe vivere. L’Apocalisse ci sarà, se non altro personale; inutile vivere spaventati e a volte è bene saltellare sull’orlo di un burrone senza logica perché appunto, non è detto si debba cadere.

Sabrina Milazzo, Biancaneve, 2020, cm 200×125

Questa mostra ti somiglia. Cosa stiamo guardando?
Sì questa mostra mi somiglia perché è molto solare e colorata. All’ingresso ci accoglie il dipinto di una Biancaneve molto grande, attorniata dai sette nani; ci rendiamo subito conto che qualcosa non va: riconosciamo i personaggi ma ci accorgiamo di guardare qualcosa di diverso. Soggetti con una nuova pelle fatta di una sorta di copertura che li riveste. Ogni quadro ha la sua atmosfera, è composto da due colori dominanti ispirati ai colori originali dei pupazzi di gomma Ledra Walt Disney degli Anni ‘60, quelli con cui abbiamo giocato da piccoli, con cui giocavano già i nostri fratelli più grandi o addirittura i nostri genitori. Questi pupazzi però si stanno sciogliendo, raccontandoci la fine di un sogno, quei sogni che solo pochi di noi hanno potuto realizzare. Proseguendo vediamo anche il simpatico coniglietto Tippete di Bamby, il cane Pongo della Carica dei 101 e tutta la famiglia e gli amici di Topolino, mostrati nel loro aspetto noir, ancora più enigmatici, quasi totalmente neri. Infine passiamo alla sezione dei “paesaggi di natura”, visioni fantastiche di verdura e frutta, ricoperte da una glassa, morbida e lucente, che le trasforma in una sorta di boschi incantati, alternati a paesaggi marini in cui a mostrarsi sono strani crostacei.

Veduta di allestimento di MELTING POP di Sabrina Milazzo, Punto Sull’Arte, Varese

La tua arte si inserisce in un moderno filone neo pop. Ci puoi dire al di là della definizione, che cosa significa per te?
Le mie opere hanno l’intento di riportare lo spettatore a quei valori universali già trasmessi da Disney, come il coraggio, la condivisione, la tolleranza, l’equità, l’amicizia e l’amore. Questa nuova pelle contemporanea che li ricopre in realtà mette in risalto la forza delle forme, che rimane intatta e continua a trasmettere un messaggio di positività come a rappresentare la capacità dei “valori” forti di non soccombere, riuscendo ad emergere. La ricerca della felicità è spesso tortuosa e lunga in ogni epoca e per ogni individuo. Una costante è quella di trovare sollievo nel mondo delle fiabe e del sogno che divengono una sorta di camera di compensazione che cambia pelle ma non perde mai la sua forza ed intensità.

Sabrina Milazzo, Cucciolo, 2019, cm 120×85

L’evoluzione e la maturazione sono evidenti dal lavoro precedente a quello attuale, che sembra aderire esattamente ad una crescita di vita e ad esperienze che l’hanno cambiata… Come si innesta la tua ultima produzione sul tuo passato estetico e poetico?
Dopo aver dipinto per anni persone, ho voluto staccarmi dalla realtà retinica in maniera netta; ho sofferto per le critiche ripetute che mi venivano mosse. I miei dipinti erano così veri da sembrare delle fotografie, secondo alcuni non mostravano nulla più. Era come se la mia arte non riuscisse a comunicare che mai una fotografia potrà essere equiparata ad un dipinto e che ogni mio ciclo affrontava una poetica ben precisa. Dopo che mi fu commissionata una natura morta classica (un recipiente d’argento pieno di gustosa frutta) volevo trovare qualcosa che fosse solo mia, un tratto distintivo. Ricoprii allora la natura morta con una lucente glassa e vidi che questa si trasformava in un paesaggio. Elaborai il tutto con atmosfere e luci particolari così da trovare una cosa che mi soddisfacesse pienamente: dipingere in modo reale ciò che reale non è, ciò che non esiste.

Sabrina Milazzo, Paesaggio di natura, 2012, olio su lino, cm 85×120

Solo la bellezza ci salverà quindi: la tua tecnica è sempre sopraffina. Le tue opere aderiscono al reale con una tale intensità da superarlo. Perché per te la matrice realistica è così importante?
Non riuscirei a fare in modo diverso, sono legatissima al reale, mi costa fatica, è un processo lungo ma mi soddisfa molto. Non ho mai scelto la strada più facile, quando correvo alle scuole medie, facevo la corsa campestre, quella più faticosa, quella che tutti i miei compagni non volevano fare.

Guardando i tuoi lavori, irreparabilmente non si può non pensare alla tecnica: come nasce un tuo lavoro e per quanto tempo ti accompagna prima di essere pronto ad affrontare il mondo?
Il mio lavoro attuale nasce prima di tutto ricercando i soggetti che più mi sembrano rappresentativi e più evocativi di un’epoca, quella in cui il genio di Disney ha saputo creare con l’animazione delle vere e proprie storie, coinvolgenti al punto da cambiare diverse generazioni. La seconda fase è la preparazione della copertura e il colaggio della stessa sul pupazzo: creo un set fotografico con fari e luci colorate e cerco di scattare più fotografie possibili cercando di immortalare ciò che presto si scioglierà disgregandosi. Poi procedo creando il progetto al computer scegliendo le gocce, coperture e forme migliori dai vari scatti. Così creo qualcosa di impossibile nella realtà, ma comunque reale. Quando il progetto mi soddisfa parte la fase più lunga, quella della realizzazione del dipinto sulla tela con i colori ad olio, ciò che fa sembrare il dipinto quasi una scultura. Questa fase per un quadro medio dura circa un mese.

Veduta di allestimento di MELTING POP di Sabrina Milazzo, Punto Sull’Arte, Varese

Progetti per il presente, per il futuro, prima dell’irreparabile scioglimento? In quale direzione pensi proseguirà la tua ricerca artistica?
Ciò che vorrei fare ancora è continuare a dipingere creando cose che ti sembra di poter toccare, provocando nello spettatore il desiderio irrealizzabile di toccare una scultura che non esiste.

Sabrina Milazzo. MELTING POP
A cura di Alessandra Redaelli

2 febbraio – 7 marzo 2020

PUNTO SULL’ARTE
Viale Sant’Antonio 59/61, Varese

Info: +39 0332 320990
info@puntosullarte.it
www.puntosullarte.com

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