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La prestigiosa cornice del milanese Palazzo Reale è teatro di una mostra particolarmente interessante che si compone di 15 tele – una serie completamente inedita – di Roberto Coda Zabetta, poste a fare da contrappunto ad un video straordinario del 1960, mai mostrato prima – Navel and A-Bomb – del celebre artista giapponese Eikoh Hosoe, che ha come protagonista Tatsumi Hijikata, fondatore del Butoh Dance Troupe. Nuvole Sacre, a cura di Claudio Composti, mostra immagini prive di fisionomia apparente, fumi dalla forma tristemente famigliare, dipinti con quella tecnica che ha reso l’artista solidamente riconoscibile: forme eccentriche che la pittura trasforma in eterni attimi di memoria, lasciando però che conservino quella consistente leggerezza che le pone sempre ad un passo dal cambiamento. Così come fu per quella generazione che sopravvisse alla bomba; la stessa che ha fatto da padre e da madre ai nostri pregi e ai nostri difetti…

Viviana Siviero: Che cosa rappresenta per te il progetto Nuvole Sacre, che viene ospitato nella prestigiosa sede di Palazzo Reale?
Roberto Coda Zabetta: Rappresenta un cambiamento personale e, allo stesso tempo, un grande stravolgimento dell’estetica. Dalla tragedia alla poetica immaginazione di una visione apparentemente immobile. Un onore, non essendo un giapponese, un debito, essendo figlio di quelle immagini così eternamente indelebili. Forse anche attuali.

Questa è una serie differente rispetto alla tua solita produzione, a cosa dobbiamo il cambio tematico? Quali forti collegamenti hai mantenuto con la tua usuale pratica estetica e tecnica?
In realtà ho sempre dipinto temi diversi: genocidi, incidenti stradali, malati di cancro, aborti ed albini. Certo l’estetica del lavoro era apparentemente sempre la stessa. Ho sempre lavorato sui volti, che erano per me anche un lavoro estremamente introspettivo, quasi autobiografico. Oggi ho bisogno di immagini e pensieri esterni che, con una lettura diversa, mi permettano di sentirmi migliore e ancora una volta padrone di qualcosa da esprimere.

A cosa si riferisce esattamente il titolo e da quale suggestione è nata l’idea di trattare il tema della bomba atomica? Vorremmo sentire del progetto, nello specifico, dalle tue parole…
Sono molte le parole, oggi ancora molto confuse. Volevo lavorare a questo progetto da tempo. Volevo chiedere a me stesso di trovare la giusta collocazione visiva per esprimere ciò che volevo ma che in un certo senso non meritavo. Volevo una visione e volevo andare oltre. Ancora oggi la bomba atomica rimane uno dei disastri umani più sconcertanti mai eseguiti da un uomo. Volevo questo, ma non volevo appropriarmi di una tale responsabilità. Ho cercato di andare oltre, sin da subito, sin da quel momento in cui tornando dal Giappone ho immaginato un mio lavoro sul tema delle esplosioni. È proprio in quella mattina del 7 maggio del 2008 che scendendo dall’aereo vidi su La Repubblica quattro pagine interamente dedicate ad Hiroshima e ad un ritrovato rullino fotografico mai visto prima. All’interno, fotografie che avevano oltre 60 anni, scattate da uno dei pochi giapponesi che non morirono all’istante e che sino a quel momento erano state custodite nell’archivio Hoover. Ho capito che c’era la possibilità remota di poter ancora raccontare un’altra visione. L’incontro con Claudio Composti pochi mesi dopo è stato per me fondamentale. Gli parlai del mio progetto e della mia avversione per la ricerca, lui mi parlò di un video inedito di un grande fotografo giapponese, Eikoh Hosoe. Vidi quel video, gelosamente protetto da Claudio. Dopo averlo visto e rivisto nel tempo, trovai la chiave per trasformare una tale tragedia in una visione estetica apparentemente romantica. Capii immediatamente che l’andare oltre significava per me non solo non ripetermi con una ricerca fotografica banale, ma poter raccontare con immagini una visione personale delle bombe. Ispirandomi nel quotidiano e negli oggetti comuni. Iniziano i viaggi mai interrotti Milano-Marche, Marche-Milano. Da tempo, mi piace vivere a Milano e lavorare nelle Marche, che non è la cosa più comoda da fare ma è la più giusta per me.


Da sinistra: serie “Nuvole Sacre”, 2010, cm 90×120. Una veduta dello studio di Roberto Coda Zabetta


Quindi questi tuoi sacri fumi proseguono alla perfezione un percorso…

Usando uno spazio-tempo utile e chiuso nella mia scatola di lamiera riconosco di avere davanti lo schermo ideale, il racconto perfetto. Ecco come nascono le “mie” nuvole. Nuvole apparentemente innocue che riportate sulla tela ricoprono un compito fondamentale. Ecco la mia chiave per poter esprimere, come altri racconti fecero con ombelichi, galline senza testa e graffi sul petto. Oggi racconto il mio ultimo progetto prendendo spunto da pensieri forse banali come cieli, nuvole e tramonti, ognuno dentro di sé può ottenere la giusta collocazione dei propri sogni, io ho avuto un sogno in Giappone e questo sogno l’ho realizzato solo due anni dopo, quando istintivamente ho trovato la mia nuova nuvola. Per poter ancora una volta raccontare con forme diverse, lo stesso contenuto.

Da quali stimoli nascono le tematiche che tratti e i temi che decidi di affrontare ed esprimere?
Dalla necessità di voler esprimere sempre temi per me attuali e dalla consapevolezza estetica che oltre al comune racconto ci sia anche una lettura capace di approfondire qualsiasi argomento descritto.

A cosa stai lavorando in questo momento e quali sono i tuoi progetti per il futuro?

In realtà in questo momento non sto lavorando a nessun progetto. Sono rimasto chiuso per lungo tempo nel mio studio, per pensare e per perfezionare mentalmente il lavoro sulle bombe. Oggi vorrei un semplice e meritato riposo. Riposo che comunque non diventerà una vacanza, non mi piacciono le vacanze, anzi credo che il miglior modo per essere in vacanza sia non andare in vacanza. Usando semplicemente meglio il proprio tempo. Detto ciò, sto pensando ad un nuovo progetto con Claudio Composti, direttore artistico della mc2gallery di Milano e mi concentro sugli impegni certi per la prossima stagione, cioè le due personali nella galleria Guidi&Schoen, a Genova e da Poggiali e Forconi, a Firenze… dopodiché partirò con la mia famiglia per Singapore dove mi fermerò per due mesi per preparare la mostra che ho a dicembre alla Langgang Foundation di Jakarta. Come vedi il mio futuro lo vedo in salita per poter sperimentare come sempre, una nuova ragione di vita.

La mostra in breve:
NUVOLE SACRE 雲神聖な
opere di Roberto Coda Zabetta
Con un contributo speciale di Eikoh Hosoe
a cura di Claudio Composti
Palazzo Reale di Milano
Piazza del Duomo 12, Milano
Inaugurazione martedì 27 Luglio 2010 ore 18.30
Fino al 29 agosto 2010

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