MATELICA (MC) | Palazzo Ottoni | 6 giugno – 6 ottobre 2020
RECANATI (MC) | Palazzo Comunale | 7–19 ottobre 2020
Intervista ad ADINDA-PUTRI PALMA di Matteo Galbiati
Un arco, i cui colori rimandano all’Annunciazione di Lorenzo Lotto (nella Collezione del Museo Villa Colloredo Mels di Recanati) e le cui forme essenziali guardano al Bauhaus e alle Avanguardie storiche, si compone in un’opera ambientale, monumentale, percorribile e vivibile, capace di esorcizzare la tragicità dei terremoti che hanno flagellato le Marche. Un grande lavoro la cui dimensione abitativa è enfatizzata dal titolo stesso: In Domum. Con questo progetto Adinda-Putri Palma (1986), che, dopo aver lavorato nello studio di Damien Hirst, ha sentito l’esigenza di tornare nella sua terra e ha fissato nell’Appenino umbro-marchigiano la sua base operativa, si è aggiudicata il bando nazionale “Per chi crea”, promosso dal Mibact e gestito da Siae. Adinda con l’arte cerca di promuovere soluzioni alternative e pratiche, nel rispetto delle più moderne tecniche costruttive di bio-edilizia (una combinazione di materiali come legno, paglia, rivestimenti pittorici industriali come smalti e resine innovative), che pongano criticamente un nuovo modo di pensare l’abitare in zone a forte rischio sismico.
Dopo l’installazione dell’opera a Matelica (MC) e in attesa di ammirare l’opera a Recanati (MC) l’abbiamo raggiunta per questa breve intervista:
Come hai strutturato il progetto di In Domum per il quale hai vinto il bando nazionale Per chi crea?
In Domum è una congettura fantastica nata da un grappolo di idee che mi si sono andate formando durante questi anni sul significato intrinseco dell’abitare, verbo non inteso come semplice occupazione di un luogo giustificato da motivi storici o naturali, ma come esplorazione trasversale sul tema più ampio dell’abitare attivo.
Come si inserisce nel tuo percorso artistico e di ricerca? Dove e come si origina?
Nell’ultimo periodo ho lavorato prevalentemente con la pittura su supporti bidimensionali dove per costruire le immagini utilizzo liberamente gli espedienti della geometria descrittiva e le rappresentazioni prospettiche. Con In Domum ho fatto il procedimento inverso e questo lo ha fatto entrare a gamba tesa nel mio percorso pittorico, poiché mi sono cimentata con la costruzione di un volume pittorico tridimensionale quindi a più facciate che si estende in scala architettonica nello spazio dell’osservatore. Il progetto è stato fecondato da un dipinto, l’Annunciazione di Lorenzo Lotto che si trova nella città di Recanati e da cui ho estratto l’elemento ad arco. Proprio questo elemento architettonico, nell’opera del pittore veneziano, assume un ruolo centrale, poiché separa l’ambiente domestico da quello naturale ma è anche il portale che unisce due mondi, quello terrestre profano, con quello ultraterreno spirituale. Penso che questo interstizio percorribile possa evocare una più ampia riflessione sul come occupiamo i luoghi, su come viviamo gli spazi.
Il colore è una componente essenziale? Quali intenzioni asseconda e come richiama Lorenzo Lotto, che hai voluto come riferimento?
Sono il risultato di studi cromatici che ho elaborato da una raccolta di toni con una mazzetta Pantone. Anche se è molto difficile avere questo approccio con opere rinascimentali, ho cercato di esplorare la palette “lottesca” delle opere presenti nel territorio marchigiano, reinterpretandola su di una composizione a griglia di scale cromatiche d’ispirazione bauhausiana. Qui il riferimento è soprattutto al contributo metodologico di Johannes Itten sulla teoria del colore e questo in qualche modo per fare un omaggio ammiccante al linguaggio cromatico del pittore e non alla sua maniera.
Nell’Appennino hai fissato la tua base operativa: in questi luoghi si è vissuta la tragedia del terremoto, qui hai scelto di costruire la tua casa scegliendo modalità che potrebbero essere modello per altri. Ci racconti questa tua scelta di fermarti qui e di come la costruzione della casa diventi per te modo ed espressione artistica?
Innanzitutto, è un progetto che nasce per dare risposta alla crisi ambientale globale e alla necessità di creare uno spazio abitativo e di lavoro salubre, costituito da materiali naturali, progettato per abbattere le immissioni ed il consumo energetico. Questa necessità costruttiva è stata poi amplificata dall’emergenza del sisma, e le strutture di edifici in bioedilizia come le case in legno e paglia si sono dimostrate un’ottima soluzione alle azioni sismiche viste le caratteristiche di leggerezza e flessibilità delle strutture. I materiali strutturali che costituiscono il volume grezzo di In Domum fanno riferimento proprio a questi stessi materiali dunque ritroviamo il legno e la paglia a vista. Inoltre, anche costruire edifici localmente evoluti che utilizzino materiali e tecnologie disponibili in loco in maniera innovativa introduce un ulteriore livello di indagine sul concetto di abitare, mettendo in luce la possibilità di ridurre il nostro impatto sul pianeta.
In Domum si sposterà tra poco al Palazzo Comunale di Recanati. Come cambierà la lettura dell’installazione? Pensi a una soluzione diversa che dia altri spunti di riflessione?
L’opera è stata pensata per essere attraversata da parte a parte dallo spettatore, cosa che non si è potuta implementare a Matelica a causa delle restrizioni anti-contagio causate dal Covid-19, l’emergenza non è del tutto superata, quindi vedremo…
Una parte importante l’ha anche il catalogo (edito da Quodlibet), in realtà un vero e proprio libro. Come avete lavorato a questo volume e che contenuto presenta? Cosa lo differenzia dalle solite pubblicazioni che accompagnano una mostra?
Il libro, a cura di Paola Ballesi, raccoglie i testi critici in italiano e inglese di Paola Ballesi e Stefano Verri oltre all’intervista di Nikla Cingolani, i tre curatori della mostra In Domum.
Il format del volume è quello della collana che la Casa Editrice Quodlibet dedica all’arte contemporanea dove la prevalenza del libro sul catalogo è data dal grado di approfondimento delle ragioni, sia evidenti che subliminali, che hanno contribuito all’esito finale dell’opera In Domum.
Quali saranno i tuoi prossimi progetti? Ci anticipi qualcosa del tuo prossimo futuro?
Sto lavorando a una nuova serie di dipinti sul tema del Genius Loci. Dipinti su tavola di dimensioni più ridotte che avranno innesti materico-organici e una buona dose di figurazione. Il prossimo futuro è incerto anche a causa del Covid19 che ci ha costretto e ci costringerà a cambiare significativamente il nostro modo di fruire l’arte, ma soprattutto di vivere la socialità.
Adinda-Putri Palma. In Domum
a cura di Paola Ballesi, Stefano Verri e Nikla Cingolani
promossa da Associazione Amici di Palazzo Buonaccorsi
In Domum è uno dei sette progetti vincitori del bando nazionale “Per chi crea” di Mibact e Siae
con il patrocinio di Comune di Macerata, Comune di Recanati, Comune di Matelica, città appartenenti alla rete del MaMa – Marca Maceratese (creata dopo il sisma del 2016 per valorizzare e promuovere il territorio e il patrimonio artistico)
6 giugno – 5 ottobre 2020
Palazzo Ottoni
piazza Enrico Mattei, Matelica (MC)
7–19 ottobre 2020
Atrio Comunale
piazza Giacomo Leopardi 26, Recanati (MC)
Info: Instagram @indomum19
Facebook @amicidipalazzobuonaccorsi