SAN GIMIGNANO (SI) | Galleria Gagliardi | 10 settembre – 2 ottobre 2016
Intervista a RICCARDO MANNELLI di Viviana Siviero
Per festeggiare le nozze d’argento di Galleria Gagliardi, a San Gimignano, con il sistema dell’arte il suo direttivo ha scelto una figura d’eccezione: fino al 2 ottobre gli spazi della galleria ospiteranno Bellezza vera – una mostra a cura di Alessandra Frosini – incarnandola in una quindicina di tecniche miste su carta-cotone intelaiata e una decine di disegni di Riccardo Mannelli (Pistoia, 1955), uno dei più interessanti artisti del panorama nazionale, noto soprattutto come autore satirico. In questo campo la sua carriera l’ha portato agli onori delle cronache: ha vissuto per tre mesi in Nicaragua tra l”82 e l’83, poi è stato sotto le bombe nella guerra jugoslava pubblicando diversi libri divenuti vere e proprie pietre miliari. A livello editoriale ha collaborato con Il Male, della cui cooperativa è stato tra i fondatori, ma anche con Cuore, Boxer fino a riviste a fumetti e non, come Linus, Playmen, L’Europeo, La Stampa, Il Messaggero, Lotta continua, Il Manifesto, e per l’estero L’Heco des Savanes (Francia), Humor, pagina 12 (Argentina). Attualmente collabora con La Repubblica e Il Fatto Quotidiano (recentissime le polemiche riguardanti una vignetta sul ministro Boschi)…
Ti interessa tutto quello che è umano; questa è la tua splendida ossessione. Sei curioso di vite, di vissuti. Chi sei? Potresti definirti per noi?
Sono curioso di vissuto perché, in una scala etica, lo considero il primo diritto-dovere di ogni essere umano: la curiosità, allargando il proprio orizzonte empatico, annulla i conflitti. Se sei curioso della vita altrui non gli bombardi casa, non gli annienti la famiglia, non lo riduci in povertà, non l’ammazzi. La curiosità è la medicina contro la guerra. Chi sono me lo sono chiesto i primi tre giorni di vita, poi fortunatamente ho avuto un sacco di cose da fare e non me lo sono chiesto più.
In un mondo che si sta ingessando sempre più in questa vacua pomposità mi piace non prendermi sul serio e una delle ultime definizioni che mi sono dato recitava più o meno così: “artisticamente sono il maggiordomo di Bacon, abitiamo gli stessi spazi anatomici, lui fa un gran casino e io rimetto tutto a posto”.
Hai affermato che la tua arte è ciò che ti interessa davvero: dipingere e disegnare; la satira è solo quella cosa (vocazione) che hai trovato sulla tua strada e che hai utilizzato. Su cosa si basa la tua pratica artistica e cosa vuole affermare? Cosa è cambiato nella tua volontà espressiva con il passare del tempo e il modificarsi degli avvenimenti intorno a te (e non mi riferisco alla carriera satirica)?
A me interessa davvero vivere: prima vivere. Di conseguenza avendo metabolizzato una capacità di sintesi mi interessa anche raccontare la vita. Ma essendo la mia una sintesi “animale”, perché scaturisce dal disegno, non ha un supporto razionale. Per intendersi, io non ho cercato la satira, è stata lei a trovare me e anche piuttosto accidentalmente. Io sono sempre partito dalla necessità di disegnare quello che incontravo sulla mia strada e negli anni settanta (quelli della mia formazione) la tensione, il dibattito-sbattito e il confronto-scontro politici te li ritrovavi in ogni cosa; aggiungi a questo la mia necessità primaria di guadagnarmi da vivere e, oltre alla capacità di ritrarre naturalisticamente, una spiccata e divertita vena sarcastica e grottesca… e il gioco è cominciato. In maniera molto naturale ho sempre continuato a dipingere in anni in cui se usavi pennelli e matite per fare arte venivi arrostito sul rogo. In più critica e stampa mi segnalavano continuamente che la figurazione era morta e sepolta ed ero l’unico coglione che non se n’era accorto… Ma andavo avanti: la mia pratica artistica si basa sulla mia pratica artistica. Non ho niente da affermare se non la capacità di farti comparire davanti agli occhi qualcosa che prima non esisteva. Se questa cosa ti provoca una qualsiasi emozione, un moto dell’anima in positivo o in negativo, io sono a posto. Sennò ci riprovo.
(… ma questa domanda quante domande sono..?!?)
Oggi dedico molto più tempo alla mia ricerca pittorica, mantengo una certa presenza nell’illustrazione mediatica perché è un mestiere che ancora mi affascina, ma ho definitivamente abbandonato l’espressione satirica: la satira non si fa per mestiere, è una cosa che ti annoda le budella, che ti coinvolge esistenzialmente e che ha un suo tempo e un suo ritmo definiti. Non si può allungare il brodo della radicalità. Le vignette sulla prima pagina del Fatto le considero sberleffi irridenti al potere, a volte pernacchie sonore, ma sempre all’interno di un gioco giornalistico. Ho sempre sostenuto che definire satira la vignetta di prima pagina di un quotidiano è una specie di ossimoro, una contraddizione in termini. La satira è una forma d’arte e come qualsiasi forma d’arte antitetica al giornalismo. Non vedo perché adesso che faccio le vignette dovrei cambiare idea a riguardo.
Hai lavorato a lungo su La Ricostruzione della Bellezza; ora la tua ultima mostra ha come titolo Bellezza vera; hai parlato spesso della tua idea di bello in relazione al gusto, ridefinendo la concezione di “brutto”, dichiarando un concetto di assenza di erotismo molto interessante in relazione all’apparenza delle tue opere e di equilibrio precario delle anatomie, paragonate all’umano. Vorresti brevemente parlarci dei significati che nascondono (nemmeno troppo) i tuoi corpi così iper-reali?
Credo che il concetto di “brutto” sia nato con le religioni e le ideologie, cioè con la volontà presuntuosa degli uomini di definire e rimodellare la naturalezza dell’esistente e di conseguenza farne scaturire giudizi per accettare o rifiutare quello che la natura ci proponeva: per me quindi il brutto in natura non esiste e considero bello tutto quello che vive e che poi muore, perché la bellezza è anche una combinazione spazio temporale. Anche l’erotismo è un termine che per me significa poco o nulla; cioè quantomeno è pleonastico. Noi SIAMO eros, come tutti i mammiferi e le altre specie viventi siamo mossi da una unica funzione primaria che è quella sessuale per la riproduzione. Il mondo è erotico, sennò non esisterebbe…definire un comportamento o una immagine “erotismo” e un’altra no è , prima che da ipocriti, da imbecilli. Quindi se tutto è erotico, niente è erotico.: è semplicemente normale. Il significato dei corpi che rappresento è che cercano di non nascondere nulla. (Per anni ho adottato come “sigla” lo strepitoso pezzo dei Beatles “Everybody’s got something to hide except me and my monkey”, tutti hanno qualcosa da nascondere eccetto me e la mia scimmia…).
Hai affermato che la libertà assoluta che ti sei preso l’hai dovuta pagare, quindi l’avevi messa in conto. Lo rifaresti? E adesso quale libertà ti prendi?
Dicendo questo ho semplicemente voluto ribadire quello che dovrebbe essere scontato per ogni essere umano: la libertà o la conquisti in prima persona o non ce l’hai. Punto. La libertà non è un valore acquisito e dovuto alla nascita, concerne invece il libero arbitrio, cioè la volontà, il talento e il rispetto per ottenerla. Il prezzo che ho pagato, quindi, non lo considero affatto un eroismo personale ma una banalità. Certo che lo rifarei, è giocoforza, soprattutto perché la libertà non è che te la prendi, la libertà te la guadagni chiedendola, argomentando e partecipando.
«Il graphic giournalism che adesso va di moda me lo sono inventato io, ma qui nessuno mi prendeva sul serio e mi facevo i libri da solo» Dato che ciò che ti interessa è l’aspetto ludico dell’arte più di quello formale, cosa trovi interessante nel panorama artistico contemporaneo? E in quello grafico? E satirico? Da poco alcune pagine di satira straniera sono balzate ancor più all’onore delle cronache in maniera piuttosto prepotente…
L’arte è ludica per definizione, sennò non è. Mi piace tutto quello che sta in bilico, che sta in piedi per magia. Mi piace quando sento l’odore dello sciamano dietro, perché una proposta artistica è anche una cura, mi piacciono le contaminazioni dell’apprendista stregone che combina un gran casino. Qualche tempo fa insieme all’amico Luca Arnaudo, curatore e grande passionale, fondammo L’Accademia Degli Sbilenchi.
Non mi piace la certezza che è appannaggio dei poveracci, che sono tanti, tantissimi. Mi piace soprattutto che ci sia tutto quello che non mi piace, che è tanto, tantissimo.
Ho letto decine di interviste, ti hanno chiesto di tutto non sei stufo?
No, solo quando dico una cosa e ne vedo riportata un’altra. Ma in fondo va bene anche così, tanto le cose che dico non le ritengo così importanti.
Riccardo Mannelli. Bellezza vera
a cura di Alessandra Frosini
10 settembre – 2 ottobre 2016
Galleria Gagliardi
Via San Giovanni 57, San Gimignano (SI)
Info:+39 0577 94219621
www.galleriagagliardi.com