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LA SPEZIA | CAMEC | CENTRO ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA | 9 OTTOBRE 2021 – 20 MARZO 2022

Intervista a SABRINA D’ALESSANDRO di Mattia Lapperier

Il 9 ottobre scorso il CAMeC Centro Arte Moderna e Contemporanea della Spezia ha inaugurato un inedito progetto espositivo dedicato a Sabrina D’Alessandro e al suo URPS – Ufficio Resurrezione Parole Smarrite. L’attività di questo ufficio, fondato dall’artista nel 2009, consiste essenzialmente nella ricerca di parole rare o desuete e nella loro conseguente reintroduzione nella contemporaneità attraverso opere d’arte visiva o performativa ma anche volumi e rubriche illustrate. La mostra Resurrezioni, Insurrezioni, Azioni 2009-2021, a cura di Eleonora Acerbi e Cinzia Compalati, intende omaggiare la pluriennale operazione di ricerca e divulgazione condotta dall’artista, a metà strada tra arte e lessicografia, dall’anno di fondazione dell’URPS, sino agli ultimi sviluppi. Tale lavoro, peraltro segnalato dall’Enciclopedia Treccani, ponendosi al di là delle rigide e vetuste partizioni disciplinari, contribuisce in modo sostanziale a ispirare l’interesse per il tema delle parole rare o in via d’estinzione, oggi sempre più diffuso in ambito accademico, editoriale e mediatico. Ci parla della mostra Sabrina D’Alessandro:

Veduta della mostra Sabrina D'Alessandro, Resurrezioni, Insurrezioni, Azioni 2009-2021, CAMeC, La Spezia, ph. Enrico Amici

Veduta della mostra Sabrina D’Alessandro, Resurrezioni, Insurrezioni, Azioni 2009-2021, CAMeC, La Spezia, ph. Enrico Amici

Nel 2009 è nato l’URPS – Ufficio Resurrezione Parole Smarrite, suddiviso in dipartimenti e dotato di apposito timbro. Come nasce e come si è strutturato nel tempo questo progetto che si pone come – cito testualmente – “ente preposto al recupero di parole smarrite, benché utilissime alla vita sulla terra”?
Da sempre ricerco e colleziono parole inconsuete, che mi divertono per la loro sonorità e mi appassionano per le idee che contengono. Si tratta di parole spesso antiche, ma ancora attuali, “utilissime” perché sanno raccontare la contemporaneità in modo lucido e disarmante, permettendoci di cogliere sfumature inaspettate. E anche oltre: cambiano il nome delle cose per cambiare la realtà delle cose (almeno la loro percezione). Nel 2009 ho trasformato la mia raccolta in un’installazione Il cimitero delle parole altrimenti defunte (in Museo Labirinto, Box Up Self Storage, Sesto San Giovani) una sorta di monumento ai caduti, luogo della memoria che in quanto tale portasse alla rinascita automatica di queste parole. Così è nato l’Ufficio Resurrezione, un modo per ridare vita alle parole in sé (alle idee e all’immaginario che contengono), ma anche per indagare, attraverso le parole, il nostro modo di essere e percepire. Con il tempo la ricerca si è estesa anche ad altre lingue e dialetti, a tecnicismi e neologismi. Ho continuato approfondendo i vocaboli uno ad uno, trasformandoli in sculture, video, azioni, esposizioni tematiche. L’Ufficio Resurrezione si è dunque strutturato secondo un organigramma in continua evoluzione, con dipartimenti dedicati alle diverse forme espressive e ai progetti realizzati di volta in volta.

Veduta della mostra Sabrina D'Alessandro, Resurrezioni, Insurrezioni, Azioni 2009-2021, CAMeC, La Spezia, ph. Sabrina D'Alessandro

Veduta della mostra Sabrina D’Alessandro, Resurrezioni, Insurrezioni, Azioni 2009-2021, CAMeC, La Spezia, ph. Sabrina D’Alessandro

La prima sala della mostra ospita le tue Parole parlanti. Parole come seperoso, raplaplà, redamare sono incise in oro a caldo su tela rossa. Inoltre, avvicinandosi a ciascun termine emerge la tua voce che, per mezzo di un motto, un aforisma o una breve poesia, ne interpreta il senso. Attraverso il tuo intervento, attribuisci ai vocaboli ritrovati lo status di opera d’arte. Tra questi, ce n’è uno a cui sei particolarmente affezionata?
Come sempre, direi redamare, amare ed essere amati. Una sua voce cita Dante e ripete all’infinito “Io mi intuo, tu ti immii”, un’altra voce sussurra “If you are lovable, you are loved”. Come in tutte le serie di vocaboli su cui lavoro, anche nell’esposizione delle parole parlanti si crea un percorso narrativo, per cui la parola successiva commenta e spesso contraddice la precedente. Ad esempio busillis (punto di difficile soluzione) pare rispondere a redamare bisbigliando con voce suadente: “I would still love you even if you were someone else” (ti amo così tanto che ti amerei anche se fossi un altro).

Sabrina D’Alessandro, Dal ciclo delle Parole parlanti (Speaking Words), 2001-2020, Redamare (to love and be loved), io mi intuo tu ti immii, oro a caldo su tela e voce, particolare

Sabrina D’Alessandro, Dal ciclo delle Parole parlanti (Speaking Words), 2001-2020, Redamare (to love and be loved), io mi intuo tu ti immii, oro a caldo su tela e voce, particolare

In mostra presenti anche una serie di ritratti molto particolari. Non ti preoccupi infatti di restituire l’immagine della persona che ritrai, cerchi piuttosto di far emergere, attraverso l’opera, qualcosa di più profondo come la personalità. Ci spieghi come avviene questo processo?
Il processo è empirico ed è parte fondamentale dell’opera. Tengo molto a questo aspetto, che ritualizzo piantando una tenda (senza picchetti) nel salotto della persona e pernottando lì. La tenda serve a differenziare il mio ruolo di esploratore da quello di un ospite tradizionale. Vivo con il committente per due giorni, seguo il suo quotidiano e poi mi ritiro nell’Ufficio per tradurre l’esperienza in un ritratto della personalità. Non c’è uno stile o un formato predefinito, io per prima non ho idea di quello che verrà fuori; il lavoro si concretizza ogni volta in modo diverso e si affianca alla ricerca di una o più parole che, omen nomen, raccontino la persona. Per questo è molto importante che si instauri un contatto. Spesso si tratta di macchine inutili, o di poesie utili… Un esempio è il ritratto del signor L.C., Pensatoio Facitoio, una sorta di meccanismo magico per aiutare a realizzare le intenzioni. Nell’opera ci sono dei rotolini di carta dove il signor L.C. può scrivere i suoi desideri. Ogni volta che ne realizza uno, sposta il rotolino dal luogo del pensiero (pensatoio) a quello dell’azione, instaurando così un meccanismo che porta a rendere i suoi sogni sempre più facitoi (fattibili).

Sabrina D’Alessandro, Il treppevole gioco del Conico Lazzi (ritratto di N.C.), 2012, buglione su legno

Sabrina D’Alessandro, Il treppevole gioco del Conico Lazzi (ritratto di N.C.), 2012, buglione su legno

Il tuo lavoro presuppone da sempre un’interazione con le persone, che in molti casi sono chiamate a partecipare attivamente all’intervento artistico. Il Terriculoso Censimento Peculiare, arrivato alla sua XVI tappa, invita a scegliere “la parola del passato che esprime il difetto umano più diffuso nel presente”. Oltre ai visitatori del CAMeC, hai proposto tale installazione in varie città europee ma anche ai detenuti di un carcere e ai frati di un monastero. Spiegaci come avviene la votazione. Ti è capitato di notare che alcune parole ottengano sistematicamente più voti rispetto ad altre?
Il Censimento Peculiare è costituito da otto quadri che mostrano una parola ciascuno e da otto contenitori per le votazioni. L’installazione è accompagnata da una performance lirica del Dipartimento Rinascita Psicovocale (rito di resurrezione 4 bis). Seguendo l’antico uso degli scrutinii, i visitatori votano con un fagiolo la parola in cui riconoscono il difetto più comune. Attraverso le Computazioni traduco poi in opere cromatiche i risultati delle votazioni, evidenziando coincidenze e differenze, dal difetto più comune a quello meno diffuso. Uno dei difetti più votati è sicuramente il leccaprìncipi (rampicatore sociale) che ha vinto ad esempio a Milano. Secondo gli artisti indipendenti e il mercato dell’arte, che hanno votato in modo sorprendentemente simile, il difetto più comune è invece l’ottrettatóre (chi sminuisce gli altri per innalzare sé stesso). I frati del monastero hanno decretato che è più diffuso il maramaldo (individuo che sfrutta la propria posizione di potere per infierire su chi non ce l’ha), mentre secondo i detenuti del carcere di Bollate e gli abitanti dell’isola di Gozo, entrambi in un certo senso “isolati”, il difetto più comune è il fannònnolo (che non fa e non vuole fare niente).

Veduta della mostra Sabrina D'Alessandro, Resurrezioni, Insurrezioni, Azioni 2009-2021, CAMeC, La Spezia, ph. Enrico Amici

Veduta della mostra Sabrina D’Alessandro, Resurrezioni, Insurrezioni, Azioni 2009-2021, CAMeC, La Spezia, ph. Enrico Amici

Nell’ultima sala della mostra, al visitatore è offerta una panoramica delle tue opere video. Tra queste c’è anche la visionaria Guizzìpeda, gara podistico-linguistica di 6 km. Ci spieghi come funziona?
Guizzìpeda è una gara podistica rigorosamente vera e con veri atleti in cui ogni corridore invece di un numero indossa una parola. Le regole sono quelle tradizionali di una corsa, ma le parole cambiano la percezione di tutto. È un’idea che desideravo realizzare da tempo, per mettere le gambe alle parole resuscitate dall’Urps ed esprimere così la loro vitalità, tutt’altro che sopita. Finalmente ho avuto l’occasione di concretizzarla a giugno di quest’anno nell’ambito delle Giornate del Respiro, a cura di Sardegna Teatro, operando anche una ricerca lessicografica su lingua e dialetti sardi. In questo numero zero di Guizzìpeda ho fatto dunque indossare a ciascun corridore una pettorina con una parola legata all’idea di respiro, dal punto di vista etimologico ed emotivo; dallo starnuto ai nomi del vento, dallo spirito (il soffio vitale) al soffietto per ravvivare il camino. Oltre alle parole sarde ho scelto anche termini italiani rari, come ad esempio austromante (indovino che legge il futuro nel vento) che si è classificato primo. Secondo è arrivato invece il gallurese papanzòlu, voce allegra e irresistibile per tarassaco, fiore su cui si soffia dopo aver espresso un desiderio.

Sabrina D’Alessandro, Guizzìpeda. Gara podistico-linguistica di 6 km, 2021, Le Giornate del Respiro, Fluminimaggiore, foto Fatima Concedda

Sabrina D’Alessandro, Guizzìpeda. Gara podistico-linguistica di 6 km, 2021, Le Giornate del Respiro, Fluminimaggiore, foto Fatima Concedda

Dalle arti visive passi con disinvoltura al video, ad azioni performative, ad interventi site-specific, a iniziative editoriali. Ci puoi parlare in anteprima di qualche progetto a cui stai lavorando in questo momento?
Ho una serie di progetti su cui lavoro da tempo. Due fra tutti, la pubblicazione di una raccolta di Verspiuvoli (poesie brevi e aforismi intitolati con parole smarrite, che ho sempre realizzato in forma di piccoli quadri e che sono anche la voce delle Parole Parlanti) e il monumento a Redamare, scultura che mi piacerebbe installare in un porto, davanti al mare, per accogliere i naviganti con un messaggio di bellezza.

Ritratto di Sabrina D’Alessandro, ph. Enrico Amici

Sabrina D’Alessandro. Resurrezioni, Insurrezioni, Azioni 2009-2021
a cura di Eleonora Acerbi e Cinzia Compalati

9 ottobre 2021 – 20 marzo 2022

CAMeC | Centro Arte Moderna e Contemporanea
Piazza Cesare Battisti 1, La Spezia

Info: Tel.+39 0187 72753 | camec@comune.sp.it | http://camec.museilaspezia.it/

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