Renata Boero. La ragione della ragione
SARZANA | Cardelli & Fontana | novembre – dicembre 2011
Chi vive il nostro tempo e assiste al passaggio sempre più rapido e travolgente dei “valori” in “cose” delle opere sia intellettuali che manuali in “merce”, non può restare inerte, magari ironico o addirittura scettico. Una presa di posizione si impone, un agire per testimoniare la propria presenza – senza idoleggiamenti di se stessi – per rovesciare – o almeno per tentare di farlo – per sé e per gli altri il corso, che può non essere tale, se lo si vuole, della degradazione dell’uomo, dei suoi rapporti con gli altri, del suo stesso operare.
Per queste ragioni che sento politiche oltre che morali, anche se appartengono ad una sfera più degli affetti e della sensibilità che della razionalità (o meglio della organizzazione ideologica del mio lavoro), mi sono avvicinata senza la retorica dei sentimenti o la nostalgia del tempo perduto o la decadente aspirazione a un mondo lontano e primitivo, proprio alle “cose” della natura, alle erbe, alle terre, agli odori, ai colori di esse, ed ho vissuto insieme ad esse, ora dopo ora, la sorprendente vicenda delle trasformazioni. L’interesse in me è rivolto alla comprensione dei processi, e, ove e come è possibile, alla logica e quasi scientifica previsione di essi, dei risultati, degli effetti. Non si tratta dunque di un patologico “ritorno alla natura”, ma di un ritorno, sì, e nella misura dei sentimenti e della ragione agli oggetti naturali più semplici – magici, rituali, salutari – per giungere attraverso ad una più profonda conoscenza di essi ad un rapporto più giusto e più vitale non soltanto con le cose della terra, ma anche con gli uomini che abitano questa terra, con le loro più erotiche e radicate abitudini, con i riti delle loro società, con la sacralità del loro vivere insieme.
È chiaro che per me nel mio operare sulle cose e con le cose è una tensione concreta e non spiritualistica verso la “realtà”, quale possiamo meglio conoscere attraverso l’antropologia o la politica, ma quale possiamo avvicinare “ex radicibus” proprio al fine di operare una nostra (e forse non velleitaria) risoluzione: il passaggio dalle cose ai valori, dalla soggettività del lavoro ad una più larga compartecipazione, dalla sensibilità o dalla sensualità alla “ragione della ragione”. R. Boero, La ragione della ragione, in “Segno”, n. 5, 1977
Renata Boero. La ragione della ragione
Cardelli & Fontana Arte Contemporanea
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novembre – dicembre 2011
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