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TORINO | MAO Museo d’Arte Orientale di Torino | Fino al 23 marzo 2025

di NICOLETTA BIGLIETTI

È da un’armonica fusione tra esperienza estetica e rigore euritmico che si caratterizza la mostra Rabbit Inhabits the Moon. L’arte di Nam June Paik allo specchio del tempo, organizzata dal MAO Museo d’Arte Orientale di Torino e a cura di Davide Quadrio, Joanne Kim, Anna Musini e Francesca Filisetti: un’esposizione che si pone come obiettivo non solo “mostrare” la ricerca del padre della videoarte, Nam June Paik (1932-2006), ma anche confrontare la sua poetica con quella di una nuova generazione di artisti contemporanei che ne rievocano l’irriverente spirito innovativo.

Rabbit Inhabits the Moon. L’arte di Nam June Paik allo specchio del tempo, veduta della mostra, MAO Museo d’Arte Orientale, Torino Photo Credits Perottino

Partendo dunque dal presupposto che la storia “contenuta” nel Museo sia organizzata da mondi culturali “complessi” come Cina, Giappone, ecc…, questa mostra prende avvio da un’altra geografica orientale, quella della Corea, con il desiderio di espandersi in uno spazio-tempo che proietti la stessa Storia della società coreana in una contemporaneità potente e irriverente, proprio come accadde allora a Paik ed oggi ai giovani che lo rievocano.
Paik infatti, non è stato “solo” una figura chiave e pionieristica della videoarte, ma è stato – ed è – un artista fondamentale per una lettura dinamica della storia della sua terra d’origine, in quanto “depositario” di tensioni tra una struttura socio-politica di resistenza alle culture vicine e una capacità raffinatissima di mantenere una visione del mondo originale e magica.
Il titolo dell’esposizione, infatti, trae ispirazione dal topos letterario iconografico del coniglio sulla luna, un antico mito orientale  in cui il protagonista – un coniglio, appunto – è premiato dalle divinità per la sua bontà e capacità di sacrificio con il dono dell’immortalità e della vita eterna sulla luna.

Nam June Paik, Rabbit Inhabits the Moon, 1996, sculpture-installation: 1 wooden rabbit statue, 1 CRT TV, 1-channel video, color, silent, DVD, dimensions variable, Nam June Paik Art Center, © Nam June Paik Estate

Una storia che, attraverso le diverse opere presenti in mostra, permette di analizzare aspetti alchemici, religiosi e sciamanici, di quella dimensione che la stessa curatrice Joanne Kim descrive come trans coreana. Una dimensione, cioè, volta a sottolineare i tratti “ibridi” di un territorio che è sì posto tra il Giappone e Cina ma, al contempo, è anche anche all’estremità del continente euro-asiatico, assurgendosi la definizione di luogo di passaggio tra religioni e filosofie, tra strutture culturali e linguistiche.
Un aspetto, quello di ibridazione, che si desidera sia non solo motivo di confronto tra le opere esposte, ma soprattutto “base fondante” per stimolare un dialogo dinamico e vivo; un dialogo che rifletta proprio sulla rivoluzione del paesaggio culturale e artistico di Italia e Corea, in particolare rileggendo l’identità di Nam June Paik e la sua influenza sulle generazioni contemporanee.
Disposte come note in una partitura visiva d’avanguardia, infatti, le opere in mostra instaurano una relazione non solo “ tra di loro”, ma anche con i manufatti dell’antica Corea – provenienti da celebri collezioni nazionali e internazionali, delineando una commistione tra avanguardia e tradizione che conferisce al percorso espositivo una dimensione “stratificata”. Una dimensione in cui il linguaggio artistico si espande e si arricchisce attraverso un confronto tra epoche, culture e società.

Rabbit Inhabits the Moon. L’arte di Nam June Paik allo specchio del tempo, veduta della mostra, MAO Museo d’Arte Orientale, Torino Photo Credits Perottino

Anche l’allestimento evidenzia la convivenza di simboli, tecniche, materiali e manifatture appartenenti a epoche e ambiti geografici differenti che creano così un itinerario privo di coordinate cronologiche fisse e in cui i temi si muovono paralleli, si intersecano e riemergono ciclicamente.
Una mostra che si configura, dunque, come un organismo vivo, presentando il museo non solo come luogo di puro consumo esperienziale e intrattenimento, ma come ambiente attivo e generativo, in cui la rigorosità scientifica – che contraddistingue il MAO – si armonizza in un’sperienza estetica in grado di andare al di là dello spazio e del tempo. O meglio, come recita il titolo della mostra, al di là dello specchio del tempo.

Rabbit Inhabits the Moon. L’arte di Nam June Paik allo specchio del tempo
a cura di Davide Quadrio, Joanne Kim, Anna Musini e Francesca Filisetti
in occasione del 140° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Corea e Italia
in partnership con Nam June Paik Art Center (Yongin, Corea); Fondazione Bonotto (Colceresa, Italia)
con il supporto della Korea Foundation
catalogo bilingue italiano-inglese con i saggi inediti a cura di Davide Quadrio, Joanne Kim, Manuela Moscatiello, Kyoo Lee, Patrizio Peterlini, Anna Musini

19 ottobre 2024 – 23 marzo 2025

MAO Museo d’Arte Orientale
Via San Domenico 11, Torino

Orari: da martedì a domenica 10.00- 18.00; ultimo ingresso ore 17.00
Ingresso intero €12.00; ridotto €10.00

Info: www.maotorino.it

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