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PECCIOLI (PI) | Fino al 15 settembre 2024

Intervista a  GIANGAVINO PAZZOLA di Nicoletta Biglietti

Una comunità e un territorio raccontati attraverso l’obbiettivo di quattro macchine fotografiche. Un “Risultato”, quello ottenuto nella mostra Peccioli: racconti di una stagione, che non si limita alla mera descrizione di un contesto socio-culturale e ambientale, ma ne narra le dinamiche profondante intrinseche che dal suo passato giungono fino al presente, lambendo anche il futuro.
Di quelle dinamiche, di quei dialoghi e di quei meravigliosi scatti abbiamo dialogato con Giangavino Pazzola, curatore associato presso CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino e curatore di tutto il programma Peccioli: racconti di una stagione.

Riccardo Svelto, Sara Scanderebech, Giangavino Pazzola, Camilla Ferrari, Karim El Maktafi © Archivio Fondazione Peccioliper – Foto di Andrea Testi

Peccioli: racconti di una stagione è una mostra che racconta le dinamiche sociali, strutturali e culturali che fanno di Peccioli un luogo attento alla cura e alla rigenerazione del suo territorio. In che modo l’esposizione si rapporta intrinsecamente al luogo e ai suoi abitanti?
Pensata appositamente per Peccioli – comune che quest’anno ha vinto l’undicesima edizione del concorso “Il Borgo dei Borghi 2024” – la mostra comprende i progetti realizzati durante quattro residenze d’artista da altrettanti fotografi invitati a trascorrere un periodo di osservazione, studio del territorio e della comunità locale. In una visione trasversale e caratterizzata da differenti registri narrativi – questi lavori restituiscono l’immagine di un luogo in continuo divenire, in cui la coesistenza tra comunità e gli elementi territoriali ha dato la possibilità agli artisti di incontrare, anche in questo contesto, diversi dei grandi temi della contemporaneità: ecologia, lavoro, cura del patrimonio culturale immateriale.

Peccioli: racconti di una stagione, veduta della mostra, Ex automercato, Peccioli (PI) © Archivio Fondazione Peccioliper – Foto di Andrea Testi

Una mostra che vede protagonisti quattro giovani fotografi tra i più influenti nel panorama italiano della fotografia contemporanea. Come si relazionano tra di loro le poetiche di Karim El Maktafi, Camilla Ferrari, Sara Scanderebech, Riccardo Svelto al territorio di Peccioli?
Nel progetto Building Mountains, Karim El Maktafi immortala persone, macchinari e scorci che, da una parte, restituiscono il racconto della realtà quotidiano-lavorativa della Belvedere s.p.a., la società di servizi che gestisce l’impianto per lo smaltimento dei rifiuti di Peccioli. Dall’altra, le fotografie restituiscono l’essenza di un paesaggio in trasformazione, in continuo divenire. Karim sottolinea soprattutto l’importanza del lavoro e la relazione con l’ambiente circostante, delineando una prospettiva in cui le trasmutazioni morfologiche del paesaggio incontrano quelle del lavoro svolto nell’impianto.

Karim El Maktafi (1992), dalla serie fotografica Building Mountains, (2023 – in corso) © l’artista

Una narrazione che si articola su un registro estetico atemporale grazie all’uso del bianco e nero, rifacendosi sì alla grande fotografia degli anni 30, ma compiendo anche un ulteriore avanzamento: se quest’ultima infatti presentava sovente un rapporto di subalternità tra il fotografo e il soggetto, nelle opere di Karim il rapporto si fa ugualitario, si fa “puro”, perché non sarebbe stato possibile leggere, interpretare e raccontare una comunità se non mettendosi entrambi – fotografo e soggetti ritratti – sullo stesso piano, provando a comprendere a fondo le dinamiche intrinseche.

Sara Scanderebech (1990), dalla serie fotografica Landfill, (2023 – in corso) © l’artista

In collegamento con la ricerca di stampo documentaristico di Karim, si pone l’indagine di Sara Scanderebech, dal titolo Landfill, un racconto che – attraverso vedute macro dello stesso impianto gestito dalla Belvedere s.p.a., che ha rappresentato un’importante quanto dibattuta innovazione nel panorama politico e amministrativo – ribalta il punto di vista usuale dell’idea di rifiuto e di fine ciclo di vita che viene generalmente associata a un impianto di smaltimento di queste proporzioni, tramutandolo da luogo di “fine” di un ciclo produttivo, a spazio in cui la vita nasce e si ri-origina. Una mappatura di tutte le specie viventi che stanno colonizzando l’impianto, una ricerca in cui la natura è messa in dialogo con gli elementi che caratterizzano il luogo, delineano uno spazio in cui tubi neri, cingoli, dettagli di macchinari e stabilimenti in lontananza si mescolano con la fauna che riprende lentamente possesso dell’ambiente.

Riccardo Svelto (1989), dalla serie fotografica Presenze, (2023 – in corso) © l’artista

Ed è proprio su quell’ambiente – in cui le presenze umane sono essenziali tasselli per la costruzione di un racconto che indaghi la comunità – che si è basata la ricerca di Riccardo Svelto. Un lavoro, dal titolo Presenze, che intende astrarre poeticamente la simbologia della comunità di Peccioli, analizzando il suo fiume quale palcoscenico soggettivo e collettivo di migliaia di storie mai raccontate; di quelle vicende – dai primi amori all’emozione per l’indipendenza – che hanno contribuito a forgiare l’identità più pura e profonda di un borgo che ha nel suo corso d’acqua il centro della propria essenza.
Così dalla prospettiva documentaristica di Karim, passando per le visioni macro di Sara e l’astrazione poetica di Riccardo, l’esposizione giunge – con l’opera di Camilla Ferrari – alla labile soglia tra rappresentazione e finzione, partendo dalla poco nota considerazione dell’esistenza di una Peccioli non solo sulla Terra, ma anche nel cielo: è infatti prendendo ispirazione da un asteroide rinominato “331011 Peccioli”, scoperto dai ricercatori dell’Osservatorio Astronomico di Libbiano, che Camilla Ferrari con l’installazione A Constellation on Earth intende analizzare il paesaggio che circonda il borgo e le sue frazioni, in un flusso narrativo di fantasia dove richiami, simboli e metafore uniscono la realtà terreste all’infinità del cosmo.

Camilla Ferrari (1992), dalla serie fotografica A Costellation On Earth, (2023 – in corso) © l’artista

Qual è l’aspetto che delinea il carattere specificamente “proprio” della mostra?
L’esposizione ideata per Peccioli è sì un racconto del territorio tradotto mediante il medium fotografico, ma è al contempo una mostra che non desidera narrare una realtà esterna agli artisti disgiungendosi dalla loro poetica: ad esempio Karim, nella sua ricerca, indaga la questione delle seconde generazioni, della subalternità e del lavoro, tematiche che ha affrontato anche in questa mostra declinandole in una riflessione relativa alla comunità e al territorio pecciolese. Allo stesso modo, Sara ha proseguito la sua indagine sull’interazione tra biologia e tecnologia, Riccardo ha continuato il suo lavoro sul ricordo e sulla memoria da un punto di vista introspettivo e Camilla ha approfondito la sua indagine sulla percezione dello spazio e sulle meta narrazioni.
Dunque, un aspetto che credo sia da evidenziare della mostra è che artisti siano riusciti a raccontare sé stessi e al contempo un territorio ed una comunità che hanno conosciuto, compreso e anche trasmesso in modo tanto personale quanto collettivo.

Peccioli: racconti di una stagione
a cura di Giangavino Pazzola, curatore associato presso CAMERA – Centro Italiano per la
Fotografia di Torino
in collaborazione con Giulia Adami, curatorial project manager di EARTH
residenze e mostra organizzate da EARTH Foundation

in collaborazione con Comune di Peccioli (Pisa)
con il sostegno di Fondazione Peccioliper e Belvedere s.p.a.
Comune di Peccioli, comune vincitore XI concorso “Il Borgo dei Borghi 2024”

Artisti: Karim El Maktafi, Camilla Ferrari, Sara Scanderebech, Riccardo Svelto

21 giugno – 15 settembre 2024

Ex automercato
Via Borgherucci 49, Peccioli (PI)

Info: www.eatalyarthouse.it
www.peccioli.net

EARTH Foundation è il progetto dedicato alle arti del nostro tempo fortemente voluto da Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, Chiara Ventura, manager culturale, e Francesco Farinetti, presidente di Green Pea, che ha sede presso Eataly Verona. EARTH Foundation si caratterizza per una doppia anima, quella culturale che prevede progetti espositivi inediti appositamente concepiti per i propri spazi e momenti di approfondimento e divulgazione dedicati, e quella commerciale costruita secondo modalità innovative e il più possibile inclusive.
Il primo piano dell’edificio è dedicato all’Art House e alla sua programmazione di mostre temporanee. Il piano terreno della Rotonda ospita invece, oltre a Eataly, anche i percorsi del progetto Art Market, con allestimenti temporanei realizzati in collaborazione con artisti e alcune tra le più importanti gallerie e istituzioni operanti sul territorio italiano e internazionale.

Karim El Maktafi (Desenzano del Garda, 1992). Nel 2013 si laurea all’Istituto Italiano di Fotografia di Milano. Nel 2016 ottiene una borsa di studio presso Fabrica, il centro di ricerca sulla comunicazione di Benetton a Treviso. Durante la sua residenza Karim realizza il progetto “Hayati”, vincitore del PHMuseum 2017 Grant – New Generation Prize ed è finalista del CAP Prize 2017 (Premio di Fotografia Africana Contemporanea) e secondo premio al Kassel Dummy Award 2018. Nel 2018 ottiene la borsa di studio Magnum Photos con Alex Majoli. Karim lavora su progetti a lungo termine tra l’Italia e il Marocco e la sua ricerca fotografica esplora il concetto di identità e appartenenza attraverso la fotografia documentaria e il ritratto. Il suo lavoro è stato esposto in varie sedi istituzionali come Triennale Milano, Museum in Der Kulturbrauerei a Berlino, Pavillon Populaire a Montpellier, Museo Macro Testaccio a Roma e in altri festival di fotografia in Europa. Collabora anche con giornali e riviste internazionali come The Washington Post Magazine, National Geographic USA, Internazionale, Vice, GEO.

Camilla Ferrari (Milano, 1992) è un’artista visiva con base a Milano. Il suo lavoro, che mescola fotogrammi e immagini verticali in movimento, si concentra sulla relazione emotiva e fisica tra gli esseri umani e l’ambiente circostante, riflettendo sulla percezione e sul potere del silenzio. Dopo la laurea in Media Studies, ha studiato fotografia presso l’Istituto Italiano di Fotografia di Milano. I suoi lavori sono stati pubblicati, tra gli altri, su National Geographic, NPR, US News, The Culture Trip, CNN, 6Mois, InsideOver e Elle Decor Italia. È membro di Women Photograph. Nel 2020 è stata nominata per la Joop Swart Masterclass tenuta dal World Press Photo, mentre nel 2019 è stata selezionata da PDN come uno dei 30 talenti emergenti a livello mondiale e da Artsy  come una delle “20 Rising Female Photojournalists”. Nel 2018 ha partecipato al Canon Student Development Programme presso Visa Pour l’Image, alla Nikon NOOR Masterclass a Torino ed è stata selezionata per la WMA Hong Kong Commission Grant.

Sara Scanderebech (Nardò, 1985) si laurea in Arti Visive all’Accademia di Belle Arti di Brera (2008) e inizia la sua carriera lavorando come fotografa per la Galleria Carla Sozzani (2008-2016). La sua ricerca si muove tra arte, moda e design, portandola spesso a collaborare con artisti, brand e riviste. A partire da una radice partecipativa e multidisciplinare, nel suo lavoro utilizza la fotografia per indagare la realtà e creare nuovi immaginari. Nei suoi progetti – che sono stati esposti in diverse gallerie e festival – dettagli di piante, animali, oggetti e corpi diventano nuove metafore e simboli contemporanei. Dal 2017, Scanderebech gestisce il bookshop di Paradise: un concept store Marsèll con sede a Milano.

Riccardo Svelto (Bagno a Ripoli, 1989) si è laureato in Fotografia alla LABA – Libera Accademia di Belle Arti di
Firenze, dove ora è docente nel corso “Developing a Photographic Project”. Il suo lavoro si concentra principalmente sul rapporto tra empatia e dinamiche sociali, cercando di comprendere l’interazione emotiva e le forme mentali che affrontiamo in diverse età e circostanze della vita. “La Cattedrale”, edito da Witty Books (2021) è il suo primo libro fotografico. Il suo lavoro è presente in pubblicazioni cartacee e online come Ignant, i-D, Booooooom, VOSTOK magazine e altri. Il suo lavoro è stato selezionato tra i finalisti del Premio Ghirri – Giovane Fotografia Italiana di Reggio Emilia.

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