EDITORIA | Meltemi editore
Intervista ad ANTONIO BISACCIA di Davide Mariani
Punctum fluens. Comunicazione estetica e movimento tra cinema e arte d’avanguardia è il titolo del saggio di Antonio Bisaccia uscito per la prima volta nel 2002 e ripubblicato oggi, all’interno della collana “I pescatori di perle”, da Meltemi editore. Di questa nuova edizione ne parliamo con l’autore, direttore dell’Accademia di Belle Arti “Mario Sironi” di Sassari e della storica rivista “Parol-Quaderni d’arte e di epistemologia” fondata dal dipartimento di Filosofia del DAMS di Bologna nel 1985.
Com’è nata l’idea di una nuova edizione di Punctum fluens? E quali sono le novità rispetto alla prima versione?
Il volumetto ha avuto un discreto successo tra addetti ai lavori e studiosi. L’idea di ripubblicarlo è dato dal fatto che in alcune Università e Accademie viene usato anche oggi come testo per alcuni corsi. La struttura è rimasta immutata, ma sono intervenuto su alcune parti che non avevo avuto tempo di sviluppare meglio e ho lavorato molto sul linguaggio, inteso come correlativo oggettivo delle poetiche che mi hanno affascinato. Il libro è, inoltre, arricchito da una preziosa prefazione di Patrick Rumble e da una postfazione – che è in realtà un capitolo aggiunto – del canadese R. Bruce Elder: forse il più grande teorico del cinema sperimentale.
Il saggio affronta il dibattito critico relativo al cinema sperimentale e alle arti visive delle avanguardie europee secondo un originale punto di vista “trasversale”. Potresti spiegarci meglio la natura con la quale ti sei accostato al cinema d’avanguardia?
In realtà ho utilizzato una sorta di sguardo “ad interim”, pronto per essere sostituito da un altro sguardo che – come materia di una stratificazione – scopre altre visioni, altri mondi da attraversare, altri racconti da indicare. E questo nel segno di un regime intercodice, in cui le diverse discipline diventano cellule di uno stesso corpo. I linguaggi artistici, dopo la riconosciuta e storicizzata deflagrazione sottolineata dalle avanguardie, possono essere visti in una prospettiva che non li rappresenti in modo sedentario. La struttura adiposa, che spesso costituisce l’ossatura non declinata dei testi sulle avanguardie, mi ha fatto scattare una voglia di approccio non codificato, non mediato, non cristallizzato. Non so se ci sono riuscito, ma di certo mi ha fatto capire meglio come frequentare – con giovamento – il “senso ottuso” barthesiano.
Guardando invece al contesto contemporaneo, pensi che gli artisti di oggi abbiano metabolizzato la grande stagione di sperimentazione cinematografica delle avanguardie europee?
Credo che tutti abbiano avuto il sentore che la deflagrazione di cui parlavo sia atterrata, con forza, tra gli interstizi del nostro quotidiano: a tutti i livelli. In tal senso, la metabolizzazione di cui parli costituisce ormai il dna di ogni nostro atto artistico. La risposta alla tua domanda è allora sì, ma la metabolizzazione, purtroppo e spesso, è accompagnata dal saccheggio degli epigoni. Ci sono comunque delle eccezioni alte che mi fanno sperare. Il territorio affollato dell’immaginazione dovrebbe trattenere solo visualità irrituali, linguaggi senza gerarchie e potenzialità risolte. E la parola non dovrebbe, su questo principio, piegarsi alla pura descrizione o alla terapia formulaica del racconto: essa ha il compito di fuggire dal teatro dell’auto-referenzialità, per approdare alle sabbie mobili delle sue auspicabili metamorfosi.
Punctum fluens. Comunicazione estetica e movimento tra cinema e arte nelle avanguardie storiche
Antonio Bisaccia
Editore: Meltemi
Collana: I pescatori di perle
Anno edizione: 2017
Pagine: 240 p., ill. , Brossura
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