ITALIANI ALL’ESTERO: ALESSANDRO SCARABELLO
“18 ore al tramonto”
a cura di Silvia Conta
Alessandro Scarabello è nato a Roma nel 1979. Vive e lavora a Bruxelles.
Con le enigmatiche parole “18 ore al tramonto” Alessandro Scarabello, apre il nostro sguardo sulla sua esperienza di artista che da Roma ha avvertito l’esigenza di confrontarsi con un sistema dell’arte diverso, alla ricerca di stimoli e approcci al lavoro differenti, di una nuova concentrazione rivolta più alla pittura che al farraginoso e lento sistema dell’arte. «Qui a Bruxelles – spiega l’artista – in estate il sole tramonta più tardi che in Italia, ci sono più ore di luce. Questo per me rispecchia uno spazio fisico e temporale che si estende alla mente. Un’estensione mentale che questo paese mi ha dato la possibilità di riscoprire».
Trasferitosi in Belgio nel 2015, Scarabello ha frequentato un master in arti visive al KASK & CONSERVATORIUM – School of Arts di Gent, per poi stabilirsi nella frizzante scena artistica di Bruxelles. «Uscire da Roma e venire in Belgio – racconta l’artista – non è stata una scelta facile, ma avevo la necessità di togliere i rumori di fondo, di rimettermi in gioco da zero, tornare a percepire una genuina urgenza espressiva, diversa dalla saturazione che può portare il sistema dell’arte italiano, distogliendoti dalla ricerca pittorica. Frequentare un master molto ricco di studio visit, incontri con artisti affermati e avere la possibilità di discutere di arte in modo continuo e specifico con altri artisti mi ha dato molti input e stimoli al lavoro, ho trovato una nuova concentrazione, un’ispirazione libera di tornare a fluire. Ho avuto tempo e modo di concentrarmi sul linguaggio pittorico, sul percorso, su quali modifiche volevo apportare al mio lavoro come volevo avvenissero: il mio linguaggio pittorico è cambiato, ho potuto lavorare su elementi tecnici, li ho analizzati, approfonditi, tutto con estrema spontaneità e naturalezza».
In questo rinnovato approccio al suo lavoro – i cui esisti possono essere apprezzati nella mostra The Garden of Phersu da The Gallery Apart di Roma, fino al 31 luglio – l’artista ha mantenuto saldo il perno tematico, che caratterizza da anni la sua ricerca: l’identità. Nell’ultimo anno Scarabello ne ha affrontato l’indagine in termini di quella spersonalizzazione che deriva dal rapporto tra il soggetto e il bombardamento di immagini a cui è sottoposto, che ne influenza auto-percezione, percezione del mondo e modo di vivere, rendendo – di fatto – impossibile un’identità libera da tali influssi. Con queste premesse l’artista lavora sulla figura dello spaventapasseri, novello simulacro del vuoto interiore e intellettuale, in un drammatico oscillare tra sé e stereotipi, fino ad assumere la consistenza di una maschera che, sopraffatta dalla messinscena, si appropria d’identità non sue. A questi spaventapasseri appartiene The gentleman (parte di una serie iniziata nel 2015 e terminata nel 2016) l’opera che Scarabello ci ha inviato per Postcards. Nel lavoro una figura dalle fattezze umane si nasconde tra piante rigogliose e rivela la propria natura solo ad un’attenta osservazione: «Il personaggio – osserva l’artista – è rappresentato in una posizione goffa, limitata, è quasi incapace di parlare. Infatti, dove la parola non può, prova a compensare il corpo, ma con scarsi risultati, provocando un atteggiamento inadeguato, al contempo buffo. In questo dipinto il soggetto abita il contesto come una crisalide in una fitta vegetazione “esotica”, che ricorda i paesaggi visti dai conquistadores e rimanda al modo in cui percepiamo l’idea del divertimento, della vacanza, dello svago, legata a immagini di paesaggi stereotipati, connessi ad una triste eredità storico coloniale propria dell’occidente».
Le opere di Scarabello sono raggruppate in serie che nel tempo hanno assunto confini via via più labili, in un’osmosi tra pittura e fluire del pensiero che in Belgio ha trovato nuova linfa e inattesi orizzonti.