Italiani all’estero: Luca De Angelis
a cura di Silvia Conta
“Angoli bui resistono nella città bianca”
Luca De Angelis (San Benedetto del Tronto, 1980). Vive e lavora a San Benedetto del Tronto (AP)
Luca De Angelis ha trascorso i mesi di novembre e dicembre a Belgrado, in residenza presso Remont – Artistic Independent Association, fondata nel 1999, grazie alla vincita del premio speciale under 35 del Combat Prize 2014. Per l’artista si è trattato di un’immersione in una realtà completamente nuova, che è stata occasione per una modificazione delle proprie categorie interpretative dello specifico contesto storico e artistico e ha aperto la via alla sperimentazione di un nuovo mezzo espressivo: il disegno.
L’artista, dopo l’esperienza di pittura in plein air di Landina durante la scorsa estate, da tempo attendeva un’occasione per affidare al disegno la totalità della sua espressione. Esso, con l’arrivo a Belgrado si è posto con naturalezza come pratica conoscitiva, parallela al progressivo approfondimento della conoscenza della città e all’interazione con le persone incontrate in questi mesi.
Realizzata interamente a grafite e carboncino, la serie di lavori nata in residenza, trova nel disegno il mezzo espressivo più naturale per condensare in sé la dimensione estremamente fluida dell’elaborazione dell’esperienza personale in un territorio sconosciuto, in cui l’artista “prende le misure” di una realtà nuova, costretto a modificare le proprie categorie di lettura della realtà quotidiana, storica e artistica, attraverso l’incontro con la società serba, ancora profondamente segnata dalla storia recente.
Nella capitale De Angelis ha ricercato con fervore le tracce della storia, ha visitato e frequentato i luoghi deputati all’arte, musei, gallerie, alla scoperta di un mondo dell’arte quasi interamente sostenuto dallo sforzo di associazioni culturali – per lo più di giovani artisti – e da alcune gallerie private. I maggiori musei d’arte della città sono chiusi da decenni per mancanza di fondi, mentre le accademie sono molto attive, ma il funzionamento del sistema dell’arte è afflitto da lacune che rendono difficoltoso l’emergere degli artisti.
Per Postcards to Italy l’artista ci ha inviato uno dei circa cinquanta disegni a grafite o carboncino su carta che fanno parte della serie Portrait of a Man, realizzati in residenza e tutti con il medesimo titolo. Nel lavoro qui presentato il tratto e la rapidità d’esecuzione danno vita ad una scena, evocativa, ma non narrativa, in cui alcune figure umane dalla consistenza quasi fantasmatica, avvolte in ampi mantelli bianchi o neri, si muovono in direzioni diverse nella radura erbosa di una fitta area boscosa che invade l’intera carta. Nonostante De Angelis, durante la residenza, abbia frequentato prevalentemente contesti urbani, la natura è spesso protagonista di molti lavori di questa serie, che rimane, a livello iconografico, uno dei maggiori punti di contatto con la sua pittura e che qui si rivela particolarmente metaforico: «i soggetti che prediligo – spiega De Angelis – sono da sempre personaggi inseriti all’interno di contesti naturali; mentre nella pittura c’è una vera e propria narrazione, per via della riconoscibilità della figura, in questo caso avviene una sorta di mimesi, si crea una confusione visiva in cui il soggetto non è completamente riconoscibile, ma è percepibile una presenza o si ha l’impressione di percepirla. Il mio intento era creare delle immagini aperte ad ambiguità interpretative, in questo il contesto naturale si rivela particolarmente adatto a rappresentare un luogo in cui è permesso perdersi, smarrire i propri punti di riferimento e in cui ci si può spogliare delle proprie certezze».
Non si tratta quindi di disegni dal vero, ma la rapidità dei tratti e la tensione di cui sono pregni condensano sensazioni, emozioni, interrogativi che l’artista ha vissuto durante la progressiva familiarizzazione con persone, luoghi, fatti e memoria storica. Il disegno assume così il valore di strumento per comprendere e metabolizzare una realtà diversa da quella consona dell’artista, quasi poter portare fuori da sé il proprio percorso emotivo e conoscitivo e guardarlo da fuori.
Il titolo della serie deriva da una notizia di cronaca di qualche anno fa – trovata casualmente dall’artista – secondo cui il latitante Goran Hadizc, incriminato dal Tribunale de L’Aja per crimini contro l’umanità per fatti avvenuti durante la guerra di Serbia, è stato catturato nel momento in cui, per finanziare la propria latitanza ha tentato di vendere un’opera di Amedeo Modigliani di sua proprietà intitolata, appunto, Portrait of a Man. Il fatto ha suscitato l’interesse dell’artista per l’intrecciarsi tra storia e arte, in cui – dice – «l’arte entra a gamba tesa nella storia e la modifica». Tuttavia, in questa scelta non c’è, per De Angelis, la volontà di riferirsi all’opera d’arte specifica o di ricollegarsi al fatto di cronaca in prospettiva storica, ma suggerisce invece una riflessione sull’inafferrabilità di ciò che costituisce l’essere umano e la sua incessante evoluzione attraverso l’esperienza e l’esplorazione di realtà per lui nuove.
https://lucadeangelisblog.wordpress.com
Appuntamento con Postarcards to Italy #14 a marzo con Andreco