MILANO | Glenda Cinquegrana Art Consulting | Fino al 22 giugno 2024
di MATTEO GALBIATI
Con un calibrato senso della misura – cui ci ha abituato, del resto, per ogni suo progetto espositivo – la galleria Glenda Cinquegrana Art Consulting di Milano ci offre l’occasione per “respirare” la sensibilità di una Pittura astratta in cui il colore diventa il primo presupposto fondante della “comprensione visiva”. Non l’immagine, non il segno, ma proprio la dimensione cromatica specifica e caratterizzante il linguaggio di ciascuno dei quattro artisti presenti concede la possibilità di concentrare lo sguardo su un orizzonte di un’emotività peculiare la cui essenzialità, compostezza riflette la profondità dell’analisi, raffinata e concentrata, di ciascuna loro ricerca.
Curata da Andrea Daffra, questa mostra fa dialogare tra loro i lavori di Antonio Calderara, Marco Casentini, Paolo Iacchetti, Luca Lombardi che si misurano sul valore della pittura aniconica, in cui il culmine estremo raggiunto dalla loro astrazione mette il colore nella condizione di sfidare il limite della percezione e, per questo, obbliga lo sguardo a decifrarne con maggior consapevolezza tutte le tensioni più intime che il loro dipingere cerca di mettere in campo. Viene naturale dire “cerca” proprio perché ogni dipinto pare non delimitare il flusso continuo di eventualità che loro paiono incastonare sulla tela con una sicurezza poetica e lirica che, però, non vuole essere mai ultimativa o conclusiva, ma che, anzi, cerca una continua sua messa in discussione.
Il titolo Pittura-Percezione, in questo senso, aiuta a comprendere questo principio costante di affinamento che lo sguardo deve compiere per arrivare ad una comprensione in primo luogo, non subito mentale o intellettuale, ma istintiva, dettata dall’evidenza della percezione con tutto il peso di ogni sua risultanza valoriale di tipo fenomenologico.
Riscontriamo poi un perfetto equilibrio tra le opere esposte che, in una misurata alternanza, generano un percorso di esplorazione in cui la vivacità silenziosa e la composizione, asciutta e rastremata, delle loro identità estetiche ci fa leggere la ricerca di ciascuno degli autori come connessa per affinità e opposizioni, per incastri e magnetismi, così come per divergenze e incompatibilità che altro non fanno che confermare il principio di fondo che ha guidato questo allestimento. La Pittura è il loro mezzo, è il fattore che mette in campo l’idea di una determinata composizione capace di smuovere modalità percettive date per ovvie, ma che oltrepassano abitudini e consuetudini fino a tendere ai territori di complessità di una riflessione impegnata che diventa necessaria, indispensabile. La loro Pittura è atto di percezione che si ultima in un momento di pensiero.
Potremmo seguire un percorso quasi circolare – segno della coerenza delle scelte qui attuate – nell’alternanza della lettura di queste testimonianze pittoriche che vogliamo far iniziare con Antonio Calderara (1903-1978), non tanto per questioni anagrafiche o alfabetiche, quanto per l’autonomia della sua posizione pittorica: il suo lavoro, non arginabile in contesti esclusivi, perché complesso nei contenuti, è dichiarazione di una luminosità tangenziale, incoglibile, ed è solo il colore che può testimoniare questo evento impalpabile. La levità di Calderara è così forte e risoluta da sottrarre fisicità al colore stesso e a spingerlo, come lui stesso asseriva, verso una purificazione formale.
Per contro chi cerca una ritmicità caleidoscopica nella sua pittura è Marco Casentini (1961) le cui geometrie incastonano frammenti cromatici in un’astrazione che si orienta ad una concretezza maggiore con il tentativo di razionalizzare quanto la Pittura possa non essere solo superficie, ma anche spazio, luogo, ambiente. Le tensioni che “scrive” si dilatano, si proiettano, sovrappongono, estendono ben oltre la dimensione del reale stesso. Casentini si fa portatore di una verità che dal reale diventa testimonianza perdurante e mutevole della memoria attraverso un continuo geometrizzare “illogico” del colore che si prodiga in un attivo processo continuamente trasformativo.
Tra vibrazione monocroma e impulsività segnica si collocano anche le trame pittoriche della pittura recente di Paolo Iacchetti (1953) la cui visione si origina sempre dagli elementi primari che, in queste opere, risultano più evidenti e marcate, così come sono libere di intrecciare rapporti e risultanze estremamente varie. Il colore e la linea duettano in variazioni continue che conducono a reticoli relazionali che il quadro raccoglie per poterli testimoniare alla mente attraverso la concentrazione dello sguardo che lo osserva. Non essendo mai nulla di definitivo, queste ipotesi intuitive, nella vivacità del suo impegno, non sono mai conclusive né ultimative, ma possono aprirsi ad una infinita gamma di possibilità e di considerazioni.
Chiudiamo il cerchio con le opere del giovane Luca Lombardi (1995) la cui Pittura non stona né si inserisce a forza con quella dei maestri con cui conversa, ma trova un suo equilibrio formale e una sua giusta corrispondenza attiva. La levità dei passaggi, in cui le geometrie delle forme sembrano fluidificarsi, raccontano di un gesto che, mutuato da quello quotidiano dello swipe con cui “sfogliamo” gli schermi di tablet e cellulari, agisce sul colore rendendolo sinuoso e mobile. Le tonalità si schiariscono fino a lambire trasparenze di irresistibile fascinazione. La quotidianità gestuale si traduce con lui in un ritorno ad un’estetica che, grazie alla Pittura e alla modulazione cromatica che è in grado di produrre, riporta tutto alla concretezza sempre immaginifica del quadro.
Pittura-Percezione. Calderara, Casentini, Iacchetti, Lombardi
a cura di Andrea Daffra
10 maggio – 22 giugno 2024
Glenda Cinquegrana Art Consulting
Via Luigi Settembrini 17, Milano
Orari: dal martedì a sabato 15.00-19.00
Ingresso libero
Info: +39 02 49429104
info@glendacinquegrana.com
www.glendacinquegrana.com