TREVIGLIO (BG) | Centro Civico Culturale | 24 maggio – 9 giugno 2013
Intervista a PINO COLLA di Alessandro Trabucco
Pino Colla è un “immigrato digitale”. La definizione nasce per distinguere le generazioni nate ed operanti prima dell’avvento delle nuove tecnologie di elaborazione elettronica delle immagini dai “nativi digitali”, la parola stessa indica tutti i nati circa negli ultimi 20 anni e quindi abituati naturalmente a concepire le proprie azioni artistiche con questi nuovi strumenti.
È interessante indagare questo passaggio epocale studiando proprio l’evoluzione della ricerca fotografica di quei personaggi che tra tutti hanno accettato il cambiamento inesorabile rimettendo in gioco le proprie potenzialità creative.
Il lavoro di Pino Colla è un esempio rappresentativo di questa lenta trasformazione avvenuta nella produzione delle immagini tecniche, se non altro per la costante ricerca da parte sua di un possibile equilibrio visivo che non tradisca delle cesure nette tra passato e presente, tra visione analogica e pensiero digitale.
In occasione della mostra monografica, al Museo Civico di Treviglio, presenterà una serie di lavori dal 1967 ad oggi, abbiamo incontrato l’artista chiedendogli di raccontarci lo sviluppo che ha avuto nel tempo la sua concezione e la sua azione sull’immagine fotografica.
Il tuo percorso di ricerca copre un lasso di tempo abbastanza lungo. Quando inizi ad interessarti di fotografia? Ci puoi illustrare brevemente le tappe di questo cammino?
Faccio fotografia da prima del 1957. In quell’anno sono stato poi assunto alla Fototecnica Publifoto di Vincenzo Carrese come assistente di fotografi che utilizzavano abitualmente il grande formato. Nel 1967 inizio a sperimentare fotograficamente un mio modo di “SENTIRE”. Nel 1970 espongo alla Galleria il Diaframma di Milano, a cura di Lanfranco Colombo, la personale fotografica “RITSOS: IMMAGINI E POESIA”. Nel ‘73 realizzo l’ultima immagine in Bianco e Nero che dono a Lanfranco Colombo che a sua volta la dona al Museo d’Arte Moderna Carrara di Bergamo. Lascio le mie ricerche, smonto la “CAMERA OSCURA DELL’INTERIORITA’” mi dedico al lavoro su commissione. Nel 1999, con il mio autoritratto, inizia il “…RITORNO VERSO ME STESSO…”, come Riccardo Riganti scrive in occasione della mostra personale antologica 1967-2012 dal titolo, “DEL SOGNO E DELLA NOTTE” che si terrà al Museo Civico di Treviglio dal 24 maggio al 9 giugno prossimi.
Quali sono le tematiche principali sulle quali si sono sviluppati nel tempo i tuoi interessi fotografici?
Le mie tematiche privilegiate, che partiranno dal 1999 in poi, sono molteplici, ma con un comune denominatore, “II SENTIRE”. Dapprima fui attratto dalla dimensione spaziale – temporale, tentando di fondere due immagini in una. Concettualmente ho fuso il passato e il presente, il giorno e la notte, l’esterno e l’interno, il sopra e il sotto. E, com’era prevedibile, approfondendo quell’esperienza fui attratto dall’azione disgregatrice del tempo, dai frammenti di un muro, dalle pavimentazioni consunte, dagli intonaci scrostati e quindi dai colori che traspaiono sotto altri colori perdendosi a ritroso negli anni. Nel frattempo la mia ricerca si è concentrata sul “Mito della caverna” di Platone, che si concluderà con la mostra alla libreria Cardano di Pavia nel 2010 dal titolo: “IMMAGINI D’OMBRE”. Seguirà poi MIA Fair del 2011 l’esposizione dal titolo: “SEGRETI SILENZI”, completata poi nel 2012 e presentata alle Serre Ratti di Como nel novembre/dicembre scorsi.
Fai parte di una generazione che ha vissuto direttamente e toccato con mano il passaggio epocale dalla fotografia su pellicola e nella camera oscura al sensore CCD delle fotocamere digitali con la conseguente elaborazione dell’immagine con software elettronici sino alle stampe a getto d’inchiostro. Quali sono (e se ci sono) secondo te, le differenze sostanziali e cosa invece rimane costante tra le due modalità di produzione delle immagini?
Personalmente non trovo differenze sostanziali. Sono grato al digitale, ha reso meno macchinoso il lavoro del fotografo, e Photoshop ha sostituito la camera oscura. Ma, come sempre, la foto la fa la macchina fotografica, “L’IMMAGINE” la fa il fotografo. Da Tempo una bella fotografia la fa la macchina fotografica, progettata per non fare errori. Per quanto mi riguarda la macchina fotografica è lo strumento per realizzare immagini, “L’IMMAGINE”, a differenza della foto comune, richiede una ricerca individuale, e la scelta dell’argomento ne determinerà il percorso. Oggi, grazie alle esperienze acquisite in passato con lastre e pellicole in camera-oscura, uso Photoshop e il digitale con consapevolezza e sono i mezzi che mi consentono, come un tempo, di rendere il mio “sentire” visibile.
Questa tua mostra personale che si terrà a Treviglio è una sorta di grande monografica che fa un po’ il punto sulla tua produzione. Quali sviluppi prevedi avrà ora la tua ricerca?
Unitamente alla personale antologica presento parte dell’ultima mia ricerca “LE METAMORFOSI VEGETALI” che non mi è dato di sapere dove mi porterà in seguito.
Pino Colla. Del sogno e della notte…
a cura di Riccardo Riganti
24 maggio – 9 giugno 2013
Inaugurazione venerdì 24 maggio ore 18.00
Treviglio – Centro Civico Culturale
Sala Crociera Museo Civico
Via Bicetti De Buttinoni, 11
Info: +39 0363 317502