Non sei registrato? Registrati.
a cura di Alessandra Redaelli

La sua è una pittura calda, carnale, potente, racconto di un’umanità che non si è messa in posa e che lui ha colto nel momento perfetto e distratto della verità. Massimo Lagrotteria, protagonista della nostra dodicesima Pillola d’arte, lavora in equilibrio tra la pittura di figura e l’espressionismo. Le sue donne, i suoi visi, i suoi atleti fermati nell’attimo prima della gara o subito dopo, scomposti e stanchi; e poi le coppie allacciate in quel gesto distratto e intimo che denuncia la consuetudine, i nudi abbandonati e sonnolenti sono scolpiti dall’artista in pennellate decise e immediate che in pochi colpi ne sostanziano la forma; le colature, il non finito, gli squarci di tela nuda, i fondi bui di bitume costruiti in prospettive pericolanti fanno emergere queste figure come apparizioni il cui incarnato livido sembra essere esso stesso fonte di luce.
Il cortocircuito percettivo tra la compattezza solida della figura e l’evidente leggerezza del gesto è frutto di un procedimento particolare, al tempo stesso istintivo e molto pensato, che comporta una fase di immediatezza seguita da una rifinitura meticolosissima, quasi maniacale: una stratificazione che scompagina le certezze, che va a offuscare dettagli su cui pensavamo di poter fissare lo sguardo, e che tuttavia non si traduce mai in una perdita di freschezza. Indefinibile, appena suggerito da qualche pennellata di blu o da una piccola striscia che va a inventare una prospettiva nell’indeterminatezza del nero, l’ambiente è per Lagrotteria evidentemente un pretesto, che gli serve per fare da scenario a sua maestà il corpo. Eppure, anche se senz’altro si possono individuare i suoi precedenti nei sontuosi nudi di Lucian Freud e negli opulenti autoritratti di Jenny Saville, si può paradossalmente dire che anche la figura stessa, alla fine, sia per l’artista un pretesto. Non gli interessa indagare l’anima se non nell’attimo in cui abbiamo la sensazione di incrociare uno sguardo o di cogliere un gesto compiuto soprappensiero. Quello che sembra premergli maggiormente è l’impatto visivo e volumetrico della carne. La carne piena e morbida del corpo non più giovane, la carne abbandonata e autentica del sonno, la carne compatta sul muscolo dell’atleta, definita in pennellate decise e istintive. Quelle pennellate che per certi versi lo caratterizzano anche come scultore. Ancora corpi e teste per cui Lagrotteria sceglie materiali porosi, capaci di giocare con la luce, come l’argilla il cemento o il tufo. Ma soprattutto materiali che mantengano ben impresso sulla superficie il gesto della sua mano.

Massimo Lagrotteria con l’opera in tufo Messapo. Foto Marco Lugli

1 – Definisciti con tre aggettivi.
Pigro, fatalista, curioso.

2 – Qual è stato il momento in cui hai capito di essere artista?
Quando da bambino, a 7 o 8 anni, mio papà mi regalò un cavalletto che conservo ancora. In quel momento mi sentivo il più grande artista del mondo.

3 – Hai scelto la pittura e la scultura perché…
Pittura, scultura, scrittura, musica sono linguaggi. Non sapendo né suonare, né scrivere, ho scelto le altre due.

4 – L’opera d’arte che avresti voluto realizzare tu.
Le pitture rupestri di Altamira, e simili. Dentro quelle grotte era già stato inventato tutto 20, 30 mila anni fa: pittura, teatro, fotografia e cinema. Gli altri, dopo, hanno solo copiato.

5 – Qual è il momento più emozionante della tua giornata?
Quando apro la porta del mio studio.

6 – L’arte è ispirazione o applicazione?
Servono entrambe: un aereo per volare ha bisogno di aria e di tecnica.

7 – Chi eri nella tua vita precedente?
Un discepolo di Piero Della Francesca.

8 – Tre qualità che non possono mancare all’artista del Terzo Millennio.
Forse talento, coraggio e un po’ di faccia tosta, ma credo siano le stesse qualità che doveva avere un artista rinascimentale.

9 – Il sogno che non hai ancora realizzato.
Quello che faccio è già un bel sogno, sinceramente non chiedo altro.

10 – La bellezza salverà il mondo?
Temo di no, però può essere un buon analgesico.

www.massimolagrotteria.com

Leggi anche: Archivio Pillole d’Arte da #1 a #11

Massimo Lagrotteria, Untitled, 2019, olio su pannello nido board, cm 110×145. Foto Marco Lugli

Condividi su...
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •