a cura di Alessandra Redaelli
Giuseppe Veneziano, il protagonista della nostra nuova Pillola d’arte, possiede l’innegabile abilità di riuscire a fare sembrare facili le cose difficili. Forse perché il suo pregio è quello di non prendersi mai troppo sul serio, camuffando la sua realtà di artista intellettuale, colto, finissimo conoscitore dell’arte del presente e del passato, dietro al ghigno dell’ironia e all’immancabile cappello. I colori accesi, flat, figli di una suggestione che va dai maestri del passato (Van Gogh, Tiziano, Pontormo) al fumetto, fino alla tradizione folkloristica della sua Sicilia, sono stesi sulla tela senza sfumature, e definiscono le volumetrie grazie a un meccanismo di accostamenti cromatici che è diventato in breve la sua firma. Sono loro il richiamo, lo squillo, quello che acchiappa lo sguardo, crea sinapsi di riconoscimento e attira inesorabilmente lo spettatore. Poi, da lì, si innesca la narrazione, la storia che ognuno di noi ricostruisce grazie alla serie di trappole visive che l’artista ha sapientemente calibrato. Niente sfugge al tritacarne della sua immaginazione: dai protagonisti dell’arte ai leader politici, dalle icone dell’attualità alle star della musica, dai personaggi dei cartoon fino al cinema e alla pubblicità, mixati in situazioni impreviste capaci di far scattare cortocircuiti mentali inattesi. Per questo Veneziano è un artista godibile a moltissimi livelli, e dunque capace di colpire un target quanto mai vasto. E per questo, anche, Veneziano è un artista figurativo dall’anima profondamente concettuale. È indiscutibilmente concettuale un’opera come Il silenzio dell’Innocenzo, del 2011, dove in un’immagine fulminante l’artista mescola Velázquez (citato fino alle sfumature del panneggio), Francis Bacon e il capolavoro del regista Jonathan Demme. Così com’è concettuale Novecento, del 2009, un’orgia tra politici e fanciulle dei cartoons disseminata di citazioni che vanno da Jeff Koons al cinema d’autore (Pasolini), fino all’arte antica, con il gatto nell’esatto centro della composizione preso di peso dall’Annunciazione di Recanati di Lorenzo Lotto.
1 – Definisciti con tre aggettivi.
Determinato, sfaticato, il terzo non mi viene.
2 – Qual è stato il momento in cui hai capito di essere artista?
Di essere un artista l’ho sempre saputo. Però una conferma importante l’ho avuta nel 2004, quando feci una mostra in un locale a Milano e mi ritrovai catapultato sulla copertina di Flash Art. Solo allora cominciai a riflettere seriamente su quello che dipingevo e sul suo valore artistico.
3 – Hai scelto la pittura perché…
Perché mi viene naturale farlo e poi da sempre ho avuto una passione per questo linguaggio artistico. Ricordo che nell’adolescenza andavo spesso in biblioteca e stavo ore e ore a studiare sui libri i quadri dei grandi pittori. In particolare mi ero appassionato a Renato Guttuso: il suo segno incisivo e la forza dei suoi colori mi davano una carica incredibile e tanta voglia di emularlo.
4 – L’opera d’arte che avresti voluto realizzare tu.
Sono tante, ne cito tre: l’Annunciata di Antonello da Messina; l’Estasi di Santa Cecilia di Raffaello Sanzio; Las Meninas di Diego Velázquez.
5 – Qual è il momento più emozionante della tua giornata?
Il momento in cui tutto comincia a funzionare sulla tela. Solitamente succede proprio quando devo uscire, e allora tento di prolungare il più possibile quel momento: motivo per cui arrivo sempre in ritardo agli appuntamenti.
6 – L’arte è ispirazione o applicazione?
Credo che l’arte necessiti di entrambi i fattori. Do molta importanza allo studio e al fatto che ogni giorno l’artista produca qualcosa, solo così prima o poi verrà fuori un’opera d’arte veramente importante, andando oltre le intenzionalità dell’artista.
7 – Chi eri nella tua vita precedente?
Forse un poeta o un cantastorie.
8 – Tre qualità che non possono mancare all’artista del Terzo Millennio.
Le stesse qualità che non sono mancate agli artisti del passato: passione, conoscenza e determinazione.
9 – Il sogno che non hai ancora realizzato.
Avevo un sogno che non avevo realizzato: fare una mostra a New York. Però tra pochi mesi lo realizzerò, infatti il 4 giugno presso la Space Gallery Soho di New York sarà inaugurata una mia personale.
10 – La bellezza salverà il mondo?
Credo di sì. Sono convinto che più le persone diventeranno “artistiche” e più l’umanità alzerà la qualità della propria esistenza. L’arte è il luogo dove tutte le culture dialogano e condividono le bellezze che producono.
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