Non sei registrato? Registrati.

Intervista a Pier Domenico Gallo di Matteo Galbiati*

Pier Domenico Gallo – Ph. Stefano Sciuto

Adagiato sul crinale di una delle colline di Santo Stefano Belbo (CN), favorito da un panorama che spazia a 360 gradi sul meraviglioso paesaggio delle Langhe, abbiamo visitato San Maurizio 1619, un luogo magico e speciale, dove antico e contemporaneo trovano una sintesi perfetta. Molto di più di un relais cinque stelle, è incastonato in una natura di rara bellezza, avvolto dal silenzio di vigneti e giardini; in questo luogo lo stile dell’accoglienza e della ristorazione di alto livello incontra e sposa la storia e la tradizione secolare di un vecchio monastero divenuto poi residenza nobiliare ed ora luogo di ospitalità. Qui natura, arte, cultura, eno-gastronomia, life style, benessere e imprenditoria illuminata dimostrano come una progettualità determinata riesca ad unire e rilanciare diverse eccellenze all’insegna del rispetto e dell’amore per il proprio territorio. Abbiamo intervistato, raccogliendone la storia e l’esperienza, Pier Domenico Gallo, l’imprenditore che ha saputo cogliere la sfida di un recupero (quasi) impossibile per amore della sua terra d’origine.

Come è nato il progetto di San Maurizio 1619?
Tengo a precisare che provengo dal mondo della finanza e mi sono sempre occupato di altro, mi sono trovato coinvolto in questo progetto su sollecitazione dello stesso territorio che mi ha dato le origini: nel 1997, l’allora sindaco Ciriotti mi chiese espressamente di intervenire per salvaguardare questo complesso, un vero e proprio gioiello per Santo Stefano Belbo. Il complesso di edifici versava in condizioni precarie da tempo, mi sono sentito responsabile per un suo recupero e, dopo aver preso gli accordi necessari con la precedente proprietà, l’ho acquistato. Il mio sogno è stato quello di non limitarmi al classico intervento per aprire un agriturismo, ma ho pensato che alle Langhe mancasse un vero e proprio relais cinque stelle. Il territorio mi aveva chiamato, per questo ho voluto che al territorio ritornasse una nuova eccellenza.

Veduta del Relais San Maurizio 1619

Da imprenditore ha dovuto immediatamente fare i conti con un luogo carico di storia e di arte: un monastero prima e una villa nobiliare poi, come ha pensato di intervenire facendo impresa e salvaguardando l’identità culturale ed artistica del luogo, rispetto anche al territorio al quale appartiene?
Con l’acquisto e l’idea della sua ri-destinazione d’uso è iniziata la sfida per i restauri per affrontare i quali ho avuto accanto la competenza degli architetti Berner e Sala che, con professionalità e passione, hanno eseguito interventi di salvaguardia e di costruzione delle nuove strutture necessarie, seguendo le mie idee e suggestioni. Abbiamo deciso che il “fuori terra” fosse lasciato il più possibile nella sua conformazione originaria, mentre la SPA e i ristoranti avessero una collocazione ipogea per limitare al minimo l’impatto sulla natura e sulla conformazione di questo luogo. Gli architetti hanno scelto di lavorare con grande precisione: per mattoni, piastrelle e laterizi hanno datato le pietre e si sono limitati a inserire solo materiali originari del 1600-1650, ogni manufatto di altra data è stato scartato. Abbiamo trovato quello che ci necessitava da interventi di demolizione di vecchi edifici in tutto il Piemonte. Gli architetti hanno verificato tutto con grande scrupolosità non lasciando nulla al caso, per rispettare – l’ho mantenuto anche nell’attuale nome – l’origine del luogo, un monastero cistercense fondato da monaci provenzali nel 1619. Abbiamo prestato grande attenzione e rispetto per il recupero del giardino con le sue essenze originarie e monitorato il patrimonio arboreo che vanta ulivi e cedri del Libano di 500 anni. Un muro danneggiato lo avremmo potuto sempre ricostruire, ma compromettere la salute  di alberi con quella storia sarebbe stato un danno irreparabile (ancor oggi, annualmente, ne facciamo controllare lo stato di salute da esperti professionisti!). Abbiamo quindi mantenuto tutto secondo la sua vocazione iniziale, rispettato la storia e il rapporto con il suo territorio. Abbiamo, poco distante, iniziato anche l’impianto di un grande orto biologico che fornirà i nostri ristoranti con prodotti a Km zero garantendoci una totale autonomia produttiva.

Veduta del Relais San Maurizio 1619 – Cappella Relais San Maurizio, veduta esterna con l’opera di Roberto Barni

Come nasce la collezione di arte contemporanea legata alla sua impresa? Per quali specifici orientamenti si identifica?
Ho sempre avuto una grande passione per il collezionismo in ogni sua forma che, con la gestione del relais che è suddivisa tra la Fondazione Gallo e la mia famiglia, ha avuto modo di trovare una sua collocazione particolare. Mobili, stampe, pietre e minerali, un torchio, oggetti singolari, libri, opere d’arte sono sempre stati acquisiti seguendo l’intuito e l’eccezionalità del pezzo in questione. Mi piace pensare a San Maurizio 1619 come ad una grande Wunderkammer che custodisce numerosi pezzi che vanno dall’antiquariato al contemporaneo. Abbiamo voluto, poi, far intervenire artisti che lavorassero in stretta relazione con questo ambiente e le sue suggestioni, con le sue presenze e la sua storia. Hanno collaborato – lasciando poi alcune sculture in permanenza – gli artisti Roberto Barni e Nicola Bolla, cui si aggiunge da ultimo in ordine di tempo, David Tremlett.

Cappella Relais San Maurizio, Wall Drawing di David Tremlett. Ph. Luisa Porta

Quali scelte attua? Come “chiama” gli artisti e come lavorano nel relais?
In molti casi ci vengono suggeriti e indicati da importanti gallerie che conosciamo. Loro ci indicano, ci fanno proposte, poi noi scegliamo, ma essenzialmente vogliamo che sia l’artista ad avvicinarsi a questo luogo tanto affascinante. Tremlett (il cui incontro è avvenuto grazie alla Noire Gallery di Torino) è rimasto qui alcuni giorni – conosceva bene le nostre zone avendo già operato sul nostro territorio quando ha dipinto la Cappella del Barolo a La Morra (1999) e la piccola Chiesa tra le vigne di Coazzolo (2017) – ed ha osservato con molta attenzione l’interno della nostra cappella, le sue forme, i suoi decori, i colori e le luci. Ha poi sviluppato alcuni progetti con cui tracciare poi il wall painting definitivo. Il risultato è qualcosa di veramente straordinario che fonde passato e presente e restituisce il respiro di un nuovo futuro. Vogliamo che queste opere siano disponibili e fruibili non solo per i nostri clienti, lasciamo la visione aperta anche per il pubblico. Tutti possono e devono godere di questa bellezza. Nonostante questo lavoro sia stato ultimato da poco e fossimo prossimi alla fine dell’anno scolastico, abbiamo già avuto molte scuole in visita e questo appaga il nostro lavoro, i nostri impegni e sforzi, confermando poi per il territorio altre eccellenze.

David Tremlett. Ph. Luisa Porta

Cosa significa, da imprenditore, dare spazio all’arte e lasciarla usufruire e godere ai suoi ospiti? Che impegno sente di avere in questo senso?
L’impegno, come dicevo, è molto forte: viviamo della bellezza di un territorio – come quello delle Langhe – davvero straordinario e che nulla ha da invidiare rispetto ad altre realtà e contesti. Stiamo assistendo ad un rilancio di queste zone e, di conseguenza, il nostro lavoro deve sempre esprimersi al massimo e con una costanza mai interrotta. Penso sia necessario fare rete. Tremlett ci ha dato uno spunto importante, in questo senso, con le sue opere: con le amministrazioni comunali di Coazzolo e Santo Stefano Belbo stiamo lavorando – è un’anticipazione questa – di ripristinare l’antico sentiero percorso un tempo dai monaci per andare dal monastero alla chiesetta. Sarà un breve itinerario pedonale attraverso la nostra natura e che lascia immersi nel nostro incantevole paesaggio. I colori delle Langhe si riflettono in quelli di Tremlett e viceversa, questo saprà dare spunto e suggestioni alla persone che lo vorranno praticare. Un sentiero antico che torna a vivere grazie all’arte contemporanea, un pezzo di storia recuperato grazie alla cultura del presente.

*Intervista tratta da Espoarte #106.

Info:
www.relaissanmaurizio.it
www.sanmaurizio1619.com
www.fondazionegallo.org

Condividi su...
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •