La lunga strada di sabbia | CONTRASTO Editore
di ROBERTO LACARBONARA
Il verbo “costeggiare”, leit motiv dello straordinario viaggio compiuto da Pier Paolo Pasolini (1922-1975) nel 1959 lungo le rive del Bel Paese, rappresenta indubbiamente la pura essenza del vivere, della scrittura e del pensiero pasoliniani; una parola che agisce sui confini, forzandone la stretta emotiva e culturale, che opera insistentemente sul limite della deriva.
La lunga strada di Sabbia, diario di viaggio pubblicato in tre numeri della rivista Successo – nella riedizione che Contrasto propone consegnando il reportage alla ricerca fotografica svolta da Philippe Séclier a distanza di quarant’anni dallo scrittore romano – diventa oggi una ricostruzione di impareggiabile forza antropologica di quelle ragioni, condizioni e costumi di un’Italia che, dal dopoguerra ad oggi, ancora fatica a riconoscersi in una reale identità nazionale. Ipotesi corroborata, ad esempio, dalla proposta della prossima Biennale di Venezia 2015 che ospita un Padiglione Italia dal titolo CodiceItalia: lunga strada insabbiata su rotte già affannosamente percorse!
Quello di Pasolini e Séclier è un viaggio paradossale, dove la continuità dei nessi fa a pugni con l’isolamento dei territori. “Confine”, la prima parola, coincide con Ventimiglia, luogo di avvio di una narrazione priva di direzioni, puramente occasionata dall’esigenza di andare, di un oltre. Ed è anche la prima immagine consegnataci dal fotografo francese: unica foto dai confini netti, dalla solida costruzione geometrica, un interno anonimo che lascia intravedere il Mar Ligure da tre finestroni verticali. Tutto il resto sarà un percorso fatto di scatti rubati, mossi, emotivi, abbagliati spesso dalla complicità luministica dei mari e dei cieli mediterranei.
Seguono San Remo, la riviera di Ponente, Genova e poi la Toscana, i suoi porti, Viareggio e Livorno “città di gente dura, poco sentimentale, di acutezza ebraica, di buone maniere toscane, di spensieratezza americanizzante”. Città di confine – ancora una volta – che contiene altri confini, che protegge e celebra i suoi molteplici orizzonti.
Ci sono tuttavia rotte che Pasolini e Séclier tracciano con consapevolezze biograficamente e storicamente differenti eppure con elettiva emotività. Ostia, su tutte, è la città burrascosa che accoglie lo scrittore con “un temporale blu come la morte”. Al fotografo, invece, basta l’unico scatto – una impressionante coincidenza – rivolto ad una corona di fiori, ormai secca, tra le palizzate che corrono lungo i campi in riva al mare.
Ma il viaggio non finisce, anzi! Pasolini ama il sud, la spensieratezza sconfinata del Mezzogiorno: “Il cuore mi batte di gioia, di impazienza, di orgasmo. Solo, con la mia millecento e tutto il Sud davanti a me. L’avventura comincia”. E non è un caso che, tra le pagine migliori, ma anche tra quelle più discusse all’epoca della pubblicazione, Pasolini menzioni duramente Cutro (KR) – “È il luogo che più mi impressiona di tutto il lungo viaggio. È veramente il paese dei banditi” – e poi Taranto: “gigantesco diamante in frantumi”, “città perfetta: viverci è come vivere all’interno di una conchiglia, di un’ostrica aperta. […]”. E bene, nulla, nulla dello stupore di Pasolini resta nelle immagini di Séclier che, a quarant’anni di distanza, si ritrova davanti il volto spettrale di una città in letargo se non in agonia.
Il viaggio seguita, svolta, risale. Corre nello spazio lungo la stessa linearità della stagione. Dall’estate furiosa dei primi giorni si giunge al confine orientale. “Qui finisce l’Italia, finisce l’estate”. Una pioggia al tramonto lava con malinconia tutto quello che è stato e che in parte non tornerà. È la somma di un libro straordinario, così come lo sono i ricordi negli occhi incantati di chi sa guardare e andare.
Titolo: La lunga strada di sabbia
Autore: Pier Paolo Pasolini
Fotografie: Philippe Séclier
Anno: 2014
Pagine: 200
ISBN: 9788869655418
Prezzo: Euro 24.00
Editore: Contrasto