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FIRENZE ǀ FRITTELLI ARTE CONTEMPORANEA ǀ FINO AL 14 SETTEMBRE 2024

di MATTIA LAPPERIER

La mostra che ha inaugurato lo scorso 22 marzo presso la galleria Frittelli arte contemporanea, prorogata sino al 14 settembre 2024, propone un inedito spaccato della carriera di Pino Pascali, interamente focalizzato sull’intimo rapporto che l’indimenticato artista pugliese ebbe con la fotografia, durante tutto l’arco della sua, seppur breve, intensa attività artistica.

Pino Pascali. Disegnare una fotografia, a cura di Roberto Lacarbonara, è stata realizzata in collaborazione con l’Archivio dell’Opera Grafica di Pino Pascali (Firenze), la Fondazione Pino Pascali (Polignano a Mare) e gli archivi fotografici di alcuni dei più celebri fotografi attivi nella seconda metà del Novecento come furono Claudio Abate, Elisabetta Catalano, Marcello Colitti e Ugo Mulas.

Pino Pascali. Disegnare una fotografia, veduta della mostra, ph. Agostino Osio – Alto Piano Studio

Il recente ritrovamento dell’intera sequenza delle tavole di Intermezzo 23 – un corto animato disegnato da Pascali per la casa di produzione Lodolo Film nel 1966 e destinato al neonato contenitore pubblicitario del Secondo Canale RAI dal titolo Intermezzo – è all’origine di questa mostra che, per la prima volta, riunisce l’intero ciclo di ideazione, progettazione e sviluppo grafico del film, presentando 51 scene, integralmente ricostruite, composte da pitture acriliche su acetato e grafite su carta. La selezione delle 51 scene esposte su di un’unica parete è il fulcro tematico della mostra. L’operazione, oltre a omaggiare quella straordinaria fucina sperimentale del disegno animato che caratterizza l’esordio del linguaggio pubblicitario nella televisione italiana degli anni Cinquanta e Sessanta, propone ai visitatori un Pascali vivace, dinamico, persino ironico.

Pino Pascali, Intermezzo 23 [scene 1 – 2 B], 1966, pittura acrilica su acetato, 2 elementi sovrapposti, 25×30 cm

I protagonisti del divertente “siparietto” ideato da Pascali sono i noti Postero’s, personaggi da lui stesso creati, provenienti da un improbabile “futuro arcaico”, alle prese con la scoperta di oggetti archeologici datati “diecimila anni fra”. Tali omini stilizzati, scaturiti dall’immaginazione dell’artista, compaiono in molti lavori su carta, a partire dal 1964. Alcuni di essi, esposti in mostra, testimoniano non solo l’interesse per la fotografia, che ha da sempre connotato la ricerca di Pascali, ma al contempo rivelano quanto il medium fotografico sia stato indagato analiticamente dallo stesso, anche come supporto o strumento, a corollario di altri linguaggi artistici da lui praticati.

Pino Pascali, I Postero’s (diecimila anni fra), 1965-66, pittura e collage su cartone, 41×47 cm

La mostra innesca una specie di cortocircuito, tra disegno e fotografia, presentando opere realizzate da Pascali verso la metà degli anni Sessanta, quando, anche suggestionato dalla continua sperimentazione condotta presso la camera oscura della Lodolo Film, prende a manipolare tecniche di stampa a contatto e fotogrammi (o rayografie), impressionando qualche oggetto sulla carta emulsionata. Il ricorso a collage o ritagli di pellicole fotografiche, liberamente frammisti a interventi pittorici, restituisce la dimensione di un approccio alla fotografia e, in generale, al fare arte, estremamente libero e soprattutto aperto a qualsivoglia contaminazione.

Pino Pascali. Disegnare una fotografia, veduta della mostra, ph. Agostino Osio – Alto Piano Studio

Reso merito al consolidato legame che collega Pascali alla fotografia, il percorso espositivo continua con un Pino Pascali visto attraverso l’obiettivo di grandi fotografi come Claudio Abate, Elisabetta Catalano, Marcello Colitti e Ugo Mulas. Ognuno di loro, attraverso uno sguardo originale, rivolto all’uomo, all’artista o allo studio d’artista, è capace di cogliere qualche preziosa testimonianza di quello che indubbiamente è uno degli indiscussi protagonisti del secondo Novecento nel panorama artistico italiano e non solo. Abate in particolare, suo grande amico e collaboratore, dà risalto a quella peculiare consuetudine che Pascali ha di “performare la scultura”, ovvero agire nei suoi pressi per inscenare una relazione fisica e drammatica, come nel caso dell’immagine in cui l’artista è in posa su di un Missile (1965).

Claudio Abate, Pino Pascali e l’opera Missile o Colomba della pace nel suo studio di Roma, 1965, stampa ai sali d’argento su carta baritata, 40×40 cm. Ph. Claudio Abate © Courtesy Archivio Claudio Abate, Roma

Se Colitti ci permette di entrare nello studio romano di Pascali, uno spazio percorso dall’artista con estrema disinvoltura e spontaneità, Mulas lo ritrae in posa accanto a Cavalletto (scultura realizzata per la Biennale di Venezia del 1968) mentre inscena una performance o in alcuni momenti privati, sul lungotevere, con la compagna di allora, Michelle Coudray.

Ugo Mulas, Pino Pascali, Roma, 1968, stampa ai sali d’argento su carta baritata stabilizzata al selenio, 50×40 cm. Ph. Ugo Mulas © Courtesy Eredi Ugo Mulas

Catalano, infine, lo immortala al centro di una folla tra i Giardini della Biennale di Venezia, nel giugno del 1968. In quei giorni, l’artista espone in una sala personale mentre, nella città, è in corso un’animata contestazione studentesca. Gli scatti di Catalano mostrano la veemenza dei discorsi, i gesti risoluti e coraggiosi, caratterizzanti una personalità matura e assai indipendente, capace di dialogare con i contestatori, dimostrando peraltro autonomia, forza d’animo e dignità.

Elisabetta Catalano, Pino Pascali ai Giardini della Biennale di Venezia, 1968, stampa su carta baritata, 32×48 cm. Ph. Elisabetta Catalano © Courtesy Archivio Elisabetta Catalano

La rassegna si chiude con una serie di scatti realizzati nel 1965, quando Pascali, impegnato nell’attività grafico-pubblicitaria per la Lodolo Film, intraprende un viaggio tra Roma, Napoli, Capri e Ischia per realizzare il suo primo reportage fotografico destinato alla produzione di un breve spot-carosello per la grande industria alimentare di conserve italiane, Cirio. In quel contesto, Pascali fotografa con sguardo curioso e piglio antropologico bambini che si rincorrono tra i vicoli e alcune delle maschere popolari che incontra per le vie di Napoli. Come illustra un ulteriore nucleo fotografico, una volta rientrato a Roma, decide di impersonare tali maschere e, tornando ancora una volta davanti all’obiettivo, inizia a danzare sulle musiche tradizionali.

Pino Pascali interpreta Pazzariello nello spot carosello per la Cirio, 1965-66, stampa ai sali d’argento su carta, 24×30 cm. Courtesy Fondazione Pino Pascali, Polignano a Mare

In mostra, è presente anche l’inseparabile Linhof dell’artista pugliese, proveniente dall’archivio della Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare. La stessa macchina fotografica, così come la nutrita selezione di opere, documenti e fotografie, sono tutti elementi che, insieme a un allestimento curato nei minimi dettagli e un catalogo di prossima uscita, concorrono efficacemente a gettare nuova luce su di un aspetto tanto significativo della ricerca artistica di Pascali, com’è la sua sperimentazione in ambito fotografico.

Claudio Abate, Pino Pascali nel suo studio di Roma, 1965, stampa ai sali d’argento su carta baritata, 40×40 cm. Ph. Claudio Abate © Courtesy Archivio Claudio Abate, Roma

Pino Pascali. Disegnare una fotografia
a cura di Roberto Lacarbonara

22 marzo – 14 settembre 2024

Frittelli arte contemporanea
via Val di Marina 15, Firenze

3131Orari: dal lunedì al venerdì 10 – 13 | 15 – 18
Sabato, domenica e festivi su appuntamento

Info: info@frittelliarte.it
www.frittelliarte.it

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