BOLOGNA | Fondazione del Monte | 26 gennaio – 13 aprile 2019
Intervista a CLAUDIO MUSSO di Irene Biolchini
Lo scorso 26 gennaio ha inaugurato alla Fondazione del Monte di Bologna la mostra Panorama. Approdi e derive del paesaggio a cura di Claudio Musso. La selezione delle opere include maestri storici ed una nuova generazione di artisti, selezionati sulla base di continuità e discordanze. La coerenza del risultato espositivo mette in luce l’attenta costruzione e la ricerca alla base del progetto: un percorso documentato dal libro omonimo, edito da Danilo Montanari, che unisce la grafica attenta dello Studio Filippo Nostri ad un corpus di testi critici ed una preziosa bibliografia. In questa intervista il curatore ci racconta la costruzione della mostra e le considerazioni che l’hanno generata.
Nel tuo testo di presentazione della mostra scrivi che «Il paesaggio […] può essere inteso come un discorso», posso chiederti quale è il discorso che volevi avviare con questa mostra?
Per prima cosa con “discorso” alludevo a una sorta di relazione, di scambio. Nel momento in cui si osserva un paesaggio il più delle volte ci si dimentica di esserne parte, non si fa caso cioè ad un rapporto (biunivoco) che è già in essere, esisteva prima e perdura oltre il momento dello sguardo. In secondo luogo con “discorso” intendevo evocare il dialogo intrapreso con le opere e con gli artisti, con molti di loro infatti a partire da una mia scelta precisa – che si è concretizzata nei lavori esposti in mostra – si è aperta una conversazione sfociata in un confronto profondo sull’idea di paesaggio e sulla sua percezione, che è andato al di là della proposta di un progetto. Infine, una delle intenzioni della ricerca che ha preceduto la mostra e che spero proseguirà era di (ri)aprire un “discorso” sul paesaggio in cui le arti visive avessero un ruolo centrale, di recuperare da un lato le svolte radicali impostesi nel secolo scorso per provare dall’altro a scorgere i nuovi orizzonti di pensiero.
La mostra Paesaggio: immagine e realtà, tenutasi a Bologna tra il 1981 e 1982, sembra essere il punto naturale di partenza di questa tua indagine, come denunciato anche dalla interessante bibliografia inserita a fine catalogo, che proprio dal 1981 riparte. Posso chiederti quali sono a tuo avviso gli elementi di maggiore continuità con quel progetto e quel modo di intendere il paesaggio?
Quel progetto, che ho conosciuto diversi anni fa attraverso il prezioso libro/catalogo, è un unicum per tanti motivi. Sarebbe difficile elencarli tutti, provo a selezionarne tre che sono stati alla base dell’ideazione della mostra alla Fondazione del Monte. Per prima cosa Paesaggio: immagine e realtà si offre come il frutto di una ricerca approfondita e collettiva, basti pensare che il volume di 380 pagine raccoglie saggi e contributi di oltre 40 esperti su discipline come l’arte, l’architettura, la letteratura, la geografia e l’urbanistica solo per citarne alcune. In seconda istanza, come accade anche per Panorama, si prende atto che il concetto di paesaggio in epoca contemporanea viene declinato in ambito urbano e che da questo slittamento non si torna indietro, tanto che anche le aree cosiddette verdi o naturali vengono percepite e concepite come extra-urbane. Da ultimo lo spirito interdisciplinare e intergenerazionale, tipico nella Bologna di allora e pienamente riscontrabile nei lavori del gruppo condotto da Tomàs Maldonado, è stato certamente un elemento guida nella costruzione anche del nostro umile tentativo di aggiornamento.
In mostra hai coraggiosamente affiancato lavori di indiscussi maestri (Sant’Elia, Schifano, Ghirri) con opere di generazioni molto giovani. Posso chiederti se sono stati i lavori a suggerirti la necessità del tema o se il percorso si è invece sviluppato in senso inverso?
È una domanda a cui non è facile rispondere, la verità forse è che in momenti diversi ho seguito entrambi i percorsi. Di certo posso dire che il lavoro di ricerca è partito dalla rilevazione dell’esistente, da una “osservazione del panorama”. In mostra ci sono opere degli artisti contemporanei che datano fino ai primi anni 2000, questo accade sia perché sono state selezionate per la loro singola rispondenza all’argomento sia perché molti degli invitati riflettono sul paesaggio (come genere, soggetto o tema) da molti anni. In questi anni è stato come scorgere singoli bagliori che si sono (ri)composti in una costellazione nel percorso della mostra. Non potrei definirlo come un “movimento” né con un’etichetta, per me si è trattato di riconoscere l’emergere di una tendenza che era già lì sotto i nostri occhi o come verificare una tesi attraverso un esperimento pratico. In questo le opere storiche e le ricerche che evocano hanno funto da limiti della cornice attraverso la quale si è voluto inscrivere il paesaggio.
Il catalogo di mostra è un libro denso di interventi critici, oltre ad includere una sezione bibliografica ricca e complessa. In altri termini uno strumento di studio e comprensione che rivela una costruzione attenta dei confini critici all’interno dei quali la mostra si inserisce. Posso chiederti come e quando è nato il progetto del volume?
Ad essere sinceri forse l’idea del libro è nata prima della mostra o, meglio, potremmo parlare di una doppia nascita. Nel volume, come avrai notato, gli artisti non compaiono solo con l’immagine dell’opera presente in mostra, ma hanno delle pagine dedicate nelle quali vengono accostati anche lavori precedenti e successivi. Il motivo di questa scelta conferma la necessità di creare un prodotto che esistesse parallelamente all’esposizione, ma soprattutto che le sopravvivesse con una sua identità specifica. Il progetto, realizzato a stretto contatto con Filippo Nostri dell’omonimo studio, nasce su queste basi, si articola in tre sezioni distinte e collegate allo stesso tempo (testi, opere, apparati), e si dota di una copertina panoramica che lo abbraccia e lo circonda.
Panorama. Approdi e derive del paesaggio in Italia
a cura di Claudio Musso
Artisti: Andreco, Riccardo Benassi, David Casini, Mauro Ceolin, Andrea Chiesi, Luca Coclite, Valentina D’Amaro, Andrea De Stefani, Martino Genchi, Daniel Gonzàlez, Filippo Minelli, Margherita Moscardini, Giovanni Oberti, Francesco Pedrini, Laura Pugno, Marco Strappato, Davide Tranchina
Opere storiche: Antonio Sant’Elia, Mario Schifano, Superstudio, Luigi Ghirri
26 gennaio – 13 aprile 2019
Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna
via delle Donzelle 2, Bologna
Orari: dal lunedì al sabato dalle ore 10.00 alle 19.00
Info: +39 0512962511
segreteria@fondazionedelmonte.it
www.fondazionedelmonte.it