VENEZIA | Padiglione Nazionale del Cile | Fino al 24 novembre 2024
di ALESSIA PIETROPINTO
Una riflessione profonda e coinvolgente sui concetti di territorio, migrazione e appartenenza, un progetto che invita il pubblico a riflettere sulla condizione di esilio e diaspora attraverso l’adozione di un concetto antropologico, rivelatosi cruciale al fine di comprendere le molteplici dinamiche identitarie dell’epoca contemporanea.
Il Padiglione del Cile presenta — per la 60. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia — Cosmonación: progetto dell’artista Valeria Montti Colque a cura di Andrea Pacheco González, strutturato per condurre all’elaborazione di una personale riflessione su tematiche complesse derivanti da tesi socio-antropologiche legate al concetto di territorio, nazionalità, migrazione e appartenenza.
Cosmonación, letteralmente “cosmo” e “nazione”, è un termine coniato dall’antropologo Michel S. Laguerre, utilizzato per evidenziare come, nonostante la distanza e l’allontanamento dalla propria “casa”, nelle comunità diasporiche ciò che permane è quel senso di attaccamento propiziato mediante azioni rituali e pratiche spirituali, attraverso dunque una serie di comportamenti ripetuti che consolidano, nonostante la distanza fisica e geografica dalla propria “casa”, quella connessione emotiva e culturale destinata a non svanire mai del tutto. Montti Colque, analizzando specifici comportamenti, ripetuti, simbolici e talvolta sacri con i quali i soggetti tendono a mantenere viva la propria identità collettiva nonostante la lontananza fisica dal territorio originario, mette in evidenza i processi migratori e diasporici come esperienze non solo di allontanamento, bensì come percorsi di sopravvivenza e resistenza.
Cosmonación non la si percepisce come mera indagine estetica, ma come atto di resilienza socio-culturale, uno spazio di rielaborazione del sé, di riappropriazione e di rinnovamento dell’identità, lì dove l’esperienza della migrazione assume la funzione di “ri-esistenza” nel contesto contemporaneo. Il “cosmo” diviene metafora di una dimensione astrale e universale, di un luogo che, pur non accessibile fisicamente, continua a colmare uno spazio mentale e spirituale.
L’artista propone una visione che riafferma la continuità di una tradizione al di fuori dei confini fisici e politici del proprio paese e lo fa mediante l’installazione principale Mamita Montaña (Madre Montagna): opera che sfida i confini tra il fisico e il simbolico, tra l’individuo e la collettività, tra il presente e la memoria; un potente rifugio per una “comunità immaginata”, che costruisce un nuovo sé lontano dalla propria terra, senza mai smettere di esistere in uno spazio parallelo immateriale.
Cinque metri di tappeti, simbolo dell’intimità domestica, decorati da Colque con collage, acquerelli, disegni, tessuti stampati e fotografie, un’accumulazione di forme come pratica di ricostruzione identitaria in cui ogni elemento rappresenta un frammento di storia successivamente ricomposto in un dialogo costante tra passato e presente. Tecnica mediante la quale l’artista si riserva la possibilità di ritrovare e riassemblare frammenti di un’identità perduta, di tessere un nuovo “io” partendo dalle ceneri di esperienze multiple e condivise. La testa in ceramica — materiale duttile ma resistente, emblema di permanenza e di mutamento — corona l’installazione e sembra sorvegliare l’intera composizione: è il volto dell’altro che non smette mai di essere parte di sé, del passato e del presente. La ceramica diventa così la figura materna che accoglie e, nel contempo, che separa e distingue, creando un indissolubile rapporto tra l’intimità della memoria personale e la condivisione di quella collettiva.
L’installazione, luogo di confine in cui le culture si trasformano reciprocamente, viene posta in dialogo con proiezioni video e pezzi tessili che la completano e permettono al visitatore di valicare quella zona di confine, quello spazio simbolico in cui le identità, non più fissate in rigide categorie, si mescolano, si dissolvono e ritornano assumendo inedite forme.
Montti Colque, mediante il suo sguardo empatico, attua una riflessione mettendo in discussione le nuove forme di mobilità umana — sia volontaria sia forzata — e analizzando le dinamiche di un processo attivo di creazione di spazi di appartenenza, spazi che sussistono all’interno di un universo che appare tutt’oggi sempre più frammentato e privo di certezze.
Cosmonación. Valeria Montti Colque
commissario Florencia Loewenthal
curatore Andrea Pacheco González
nell’ambito di Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere 60. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia
17 aprile – 24 novembre 2024
Padiglione Nazionale del Cile
Magazzino n. 42, Marina Militare, Arsenale di Venezia, Fondamenta Case Nuove 2738/C, Venezia
Orari: estivo 11.00- 19.00 (dal 20 aprile al 30 settembre – ultimo ingresso 18.45); fino al 30 settembre, solo sede Arsenale: venerdì e sabato apertura prolungata fino alle ore 20.00 (ultimo ingresso ore 19.45); autunnale: 10.00-1.008 (dall’1 ottobre al 24 novembre – ultimo ingresso 17.45); chiuso il lunedì (tranne i lunedì 17 giugno, 22 luglio, 2 e 30 settembre, 18 novembre)
Info: www.labiennale.org