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VENEZIA | Padiglione Nazionale Australia – Giardini | Fino al 24 novembre 2024

di ALESSIA PIETROPINTO

Un profondo e toccante atto di rivendicazione culturale e di denuncia verso le ingiustizie subite dai popoli indigeni australiani, un murale che traccia legami di parentela per oltre 65.000 anni, una mappa visiva che simboleggia la continuità e la resistenza di una cultura.

Archie Moore in kith and kin 2024 / Australia Pavilion at Venice Biennale 2024 / Photographer Andrea Rossetti / © the artist / Image courtesy of the artist and The Commercial

L’opera di Archie Moore, artista aborigeno conosciuto per le sue installazioni su larga scala che rivelano le tensioni tra le storie personali e ufficiali del passato coloniale australiano, rappresenta l’Australia nell’edizione 2024 de La Biennale di Venezia, aggiudicandosi il Leone d’Oro dedicato alle partecipazioni nazionali, e lo fa lasciando emergere una riflessione toccante, cruenta e veritiera sulle intersezioni di identità e storia, esplorando le complesse relazioni tra il passato coloniale dellAustralia e leredità culturale aborigena, in particolare quella Kamilaroi e Bigambul, così facendo non solo viene rivendicata una lingua e una cultura ancora viva, ma viene messo in atto un meccanismo di affermazione identitaria in un contesto di marginalizzazione.

Archie Moore / kith and kin 2024 / Australia Pavilion at Venice Biennale 2024 / Photographer: Andrea Rossetti / © the artist / Image courtesy of the artist and The Commercial

Kith and Kin, titolo della mostra personale curata da Ellie Buttrose – tradotto letteralmente “amici e famiglia” – sono due parole il cui reale significato è da ricercare nella lingua inglese del 1300, due termini che racchiudono il senso ultimo di un toccante lavoro, visivamente impattante e sensorialmente immersivo, che sfida le narrazioni ufficiali e offre un’inedita chiave di lettura della storia australiana.
Entrando all’interno del Padiglione, i muri perimetrali di un intenso grigio antracite isolano lo spettatore, lo avvolgono e lo conducono verso l’unico punto di luce presente, circondato a sua volta da una squadrata vasca nera colma di acqua, al di sopra della quale si ergono, come resti di tante piccole colonne appartenenti ad un tempio o come mura di un labirinto in scala in cui perdersi solamente con lo sguardo, pile di fogli bianchi contenenti documenti sensibili raccolti dall’artista e resi ora visibili come atto rivendicativo verso il popolo aborigeno.

Archie Moore / kith and kin 2024 / Australia Pavilion at Venice Biennale 2024 / Photographer: Andrea Rossetti / © the artist / Image courtesy of the artist and The Commercial

Alcuni appaiono incompleti o evidenziati per renderli illeggibili e, come nell’infinito albero genealogico realizzato sulle pareti, ogni singolo vuoto è sinonimo di tutte le atrocità subite, dei massacri, e delle torture inflitte.
I “vuoti” presenti nell’opera monumentale fungono così da potente metafora delle conseguenze devastanti delle invasioni coloniali, dei massacri, delle malattie e degli esodi forzati; spazi che non sono solo assenze fisiche, ma simboli di traumi storici e collettivi che continuano a influenzare le comunità aborigene.
L’ampio murale, che ha necessitato di un mese di lavoro, circonda l’installazione centrale sospesa nel vuoto e invita a riflettere sui concetti di appartenenza e di comunità; Moore in quest’opera connette circa 2400 generazioni, e crea legami lì dove altri hanno solamente portato distruzione.
Ad emergere è la percezione di essere parte di un’unica entità congiunta da esperienze condivise, da un legame profondo con la propria terra; una simbiotica unione che evoca un viscerale senso di appartenenza che trascende le divisioni e le fratture e rende interconnesse le esperienze della comunità.

Archie Moore / kith and kin 2024 / Australia Pavilion at Venice Biennale 2024 / Photographer: Andrea Rossetti / © the artist / Image courtesy of the artist and The Commercial

Archie Moore crea, per il Padiglione Australia, uno spazio che accoglie, abbraccia e rende lo spettatore partecipe di un dolore attestato nei documenti d’archivio impilati l’uno sull’altro e disposti al centro della grande sala.
La vasca disposta alla base non funge solamente da memoriale contemplativo, bensì in una sorta di protesta tangibile su di un passato dimenticato, un passato che riecheggia riflesso nell’acqua e rappresenta l’interconnessione esistente con il nostro presente, sottolineando altresì come la nostra storia individuale sia intrinsecamente legata a quella collettiva.
Kith and Kin è un’opera necessaria, toccante, è un invito a riconoscere e rispettare le origini che ci accomunano, è un’esperienza emozionale che si distingue per la sua capacità di narrare storie di resilienza e di lotta contro il razzismo e l’emarginazione, ponendo in risalto la forza della comunità indigena, di una “famiglia” che necessita di una rivendicazione culturale.
Si viene così a creare un reale spazio di dialogo in cui il pubblico, spinto dalla curiosità di entrare all’interno della storia di centinaia di famiglie tra loro collegate, è invitato a riflettere sulle ingiustizie storiche e contemporanee, su dinamiche che necessitano, per essere comprese, di un potente strumento di educazione e consapevolezza che invita lo spettatore alla riconciliazione e alla valorizzazione delle storie di vita dei popoli aborigeni.

Archie Moore / kith and kin 2024 / Australia Pavilion at Venice Biennale 2024 / Photographer: Andrea Rossetti / © the artist / Image courtesy of the artist and The Commercial

L’opera di Moore, così come la vita di migliaia di persone dimenticate, emerge dal buio dell’oblio e, come un faro di speranza e resistenza, rivela le complessità e le ricchezze di una cultura che ha sopportato e superato, nel corso dei millenni, sfide, soprusi e ingiustizie e le relative conseguenze riscontrabili sul piano linguistico e culturale.
Kith and Kin ridà luce a ciò che voleva essere annullato, restituisce la parola e insieme a quest’ultima, la vita.

Kith and Kin. Archie Moore
Commissario Creative Australia
Curatore Ellie Buttrose
nell’ambito di Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere 60. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia

Padiglione Nazionale Australia
Giardini della Biennale
Calle Giazzo, Venezia

17 aprile – 24 novembre 2024

Orari: estivo 11.00- 19.00 (dal 20 aprile al 30 settembre – ultimo ingresso 18.45); fino al 30 settembre, solo sede Arsenale: venerdì e sabato apertura prolungata fino alle ore 20.00 (ultimo ingresso ore 19.45); autunnale: 10.00-1.008 (dall’1 ottobre al 24 novembre – ultimo ingresso 17.45); chiuso il lunedì (tranne i lunedì 17 giugno, 22 luglio, 2 e 30 settembre, 18 novembre)

Info: www.labiennale.org

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