VERONA | Spazio Cordis | Fino al 31 dicembre 2020
di FRANCESCO FABRIS
Nello Spazio Cordis di Verona, suggestivo ambiente contemporaneo indipendente già ambulatorio medico del dott.Alberto Geremia, del quale ha mantenuto struttura e richiami anche negli arredi, si compie una riuscitissima puntata del connubio tra arte ed impresa, tra colte istanze interpretative e realtà produttive di eccellenza.
L’incontro, qui concertato dalla curatrice Jessica Bianchera, ha per protagonisti il duo milanese Ornaghi & Prestinari, giovani scultori di estrazione tecnica con matrici culturali tra il design e l’architettura e l’azienda Formigari, da cinquant’anni attiva nell’estrazione e lavorazione del marmo per la realizzazione di interventi e progetti anche internazionali.
Dal loro dialogo nasce Tre Vani, che riassume nel titolo non soltanto l’estensione fisica dello spazio che raccoglie l’esposizione, ma altresì il concetto di spazio interno, di rifugio e di stanza così come di elemento nudo, vuoto, superfluo che ben si adatta alle tensioni concettuali che vi trovano collocazione.
L’incontro tra il duo artistico e l’azienda, fisicamente avvenuto nel corso di un sopralluogo nei locali di quest’ultima, ha suscitato nuove e riuscite considerazioni nell’attitudine dei due giovani artisti (nati nella metà degli Anni ’80) a compiere riflessioni circa l’imperfezione e la caducità dell’oggi e del quotidiano.
Il marmo, signore degli elementi per eleganza, resistenza e forza evocativa, ha generato un riuscitissimo lavoro attorno ai concetti di “difetto” e di “scarto”, termini centrali nell’estrazione di un materiale sempre diverso e mai omogeneo che genera residui meravigliosamente suggestivi per forme e consistenze, riflessi e levigatura.
Entrambe le categorie, da sempre, sono al centro di elaborazioni artistiche che Ornaghi e Prestinari declinano in una resa colta ed originale, consistente e leggera, in bilico tra le filosofie del recupero (l’economia dei mezzi teorizzata da Leonard Koren) e dell’imperfezione.
A questo sommano la conoscenza, tramite l’esperienza diretta in azienda, dei processi tecnici estrattivi e di lavorazione.
La perfezione, non solo nella cultura taoista, non è una realtà ma un concetto astratto, semplice metafora capovolta tratta dall’esperienza del mondo fisico che, di contro, racconta di imperfezioni, difetti e scarti dal modello ideale.
L’intreccio tra bellezza e imperfezione rilancia un’estetica minimalista, dove la caducità ed il difetto liberano e danno vigore alla ricerca di atmosfere personali ed intimistiche.
Nella storia dell’uomo (e non solo nella semantica) lo “scarto” è invece qualcosa di espulso o escluso che, comunque, chi produce cerca di recuperare e riattivare, dai materiali agli alimenti, dai residui organici all’energia.
Il concetto, già declinato nell’arte del secolo scorso ed al centro delle speculazioni dadaiste, del Nouveau Realisme e della Pop Art, prende vita attorno a sculture minimaliste, strette tra il richiamo di un design anche di uso quotidiano ed una vocazione alla contemplazione delle forme e dei materiali, all’enfasi sull’oggettualità e fisicità raggiunta anche grazie al ricorso a strutture geometriche elementari.
Accanto all’elemento principale, il marmo lavorato con resa superfettata e minimale, Ornaghi e Prestinari aggiungono piccoli detriti di basalto dell’Etna o altri materiali meno nobili e più caduchi, quasi a bilanciare la forza immutabile ed immanente della pietra protagonista. La rigidità della composizione, comunque richiamante edicole dal gusto passato o contenitori rarefatti e preziosi, è animata dalla collocazione, pressoché in ogni opera, di una stampa computerizzata su carta, a richiamare ritratti, visi e immagini nell’ombra ricavati da opere precedenti o da texture altre rispetto al marmo.
La resa è decisamente felice, le opere richiamano un design attualizzato e quasi domestico, ma si inginocchiano dinnanzi alla materia per eccellenza, che scatena un’estetica atavica attraverso il richiamo ad immagini iconiche e classiche.
Si perfeziona così uno straniamento tra i mondi che i due giovani artisti fanno sapientemente confluire. Accanto al sapere tecnico ed all’afflato concettuale, l’idea si muove verso una realtà imprenditoriale che custodisce una tradizione millenaria tutta da riscoprire e riattualizzare.
Simbolica e suggestiva Uscire dal guscio, opera sontuosa esposta presso Formigari in cui il “contenitore” di una colonna di marmo, nella sua forma “ondeggiante” che richiama il movimento marino, diventa flutto da solcare con un guscio di noce di stagno, sospinto da una minuscola vela in pvc.
Il lavoro, perfettamente riuscito, è simbolo di moto nell’immutabile, di viaggio nelle pieghe dello scarto, di occasione fornita dal recuperato e dall’abbandonato, poi riattivato con sapienza e forza concettuale.
Tre Vani, dunque, consente alla perfezione il dialogo tra categorie anche filosofiche.
Il fare accoglie il pensare, lo scarto si rigenera, il difetto diventa rilancio ed idea, in una cornice di colto minimalismo lirico, in bilico tra sapienza pratica ultramoderna e caducità del passato.
Il progetto, poi, realizza il dialogo voluto e cercato attraverso visite in azienda, sopralluoghi e studio. L’artigianale segue l’industriale, la leggerezza fa lievitare forme e pesi, la collaborazione tra geni pratici e pensieri rarefatti dà vita ad una dimensione altra, frutto di quella compenetrazione di stili e occhi sul mondo e sulla materia che diviene comune denominatore del fare di qualità, industriale ed artistico.
Ornaghi & Prestinari. Tre Vani
a cura di Jessica Bianchera
in collaborazione con Formigari
Fino al 31 dicembre 2020
_mostra temporaneamente aperta solo su appuntamento
Spazio Cordis
via Andrea Doria 21A, Verona
Info: +39 340 2612167
info@spaziocordis.com
https://spaziocordis.com/