MILANO | A arte Invernizzi | 24 settembre – 18 novembre 2015
Intervista a FRANCESCO CANDELORO di Matteo Galbiati
A arte Invernizzi presenta a Milano la personale di Francesco Candeloro (1974) in cui si raccolgono opere di una ricerca che l’artista ha condotto nel corso degli ultimi cinque anni. Le sue opere, spesso installative e site-specific, cercano un dialogo stretto e scambievole con l’ambiente che, attraverso la mutevole presenza della luce, che ne altera e muta sempre le consistenze e le percezioni. Le stratificazioni cromatiche e trasparenti dei suoi lavori inducono sempre lo sguardo a sposare un riverbero caleidoscopico che sottolinea e accentua l’esserci irripetibile dell’opera nel momento stesso di ciascuna sua visione, che si fa, quindi, unica e assoluta.
Sul carattere peculiare del suo lavoro abbiamo conversato con lo stesso artista:
Su quali elementi si struttura questa tua nuova mostra?
Il corpo centrale è sicuramente lo sviluppo di un lavoro iniziato 5 anni fa. Opere a parete che io chiamo Doppi specchianti, skyline di frammenti di città per la maggior parte come fossero orizzonti frastagliati, una grande installazione a terra che, attraverso uno specchio posato sul pavimento, potenzia luce e segni ed una nuova installazione posta sulla finestra che materializza la luce solare nello scorrere del tempo, facendo fluttuare orizzonti instabili. Infine un’installazione al neon che diviene uno spazio ambientale.
Si parla di “segni di luce”, cosa sono, come li intendi?
I Segni di Luce sono frammenti di diverse città, piccole parti di linee di differenti luoghi che restano nella materia; il plexiglas, e la luce, attraversandole, si espande.
La luce ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella tua opera: dapprima attraversando le trasparenze cromatiche del plexiglas ed ora anche come sorgente reale data dalle installazioni con i neon. Come evolve, cosa ci racconta, come vivi la luce?
Sì, ma ancor da prima dell’utilizzo del plexiglas e parlo delle grandi installazioni in poliuretano, pigmento e grafite che chiamo Occhi. Occhi, ciò che rende possibile il nostro vedere la luce. La luce di ciò che emerge dal buio, riflette e proietta. La Luce è lo scandire del Tempo, il sole è elemento determinate nelle installazioni sulle finestre. Il cambiamento della luce modifica la visione dell’opera, sia che si tratti di luce naturale o di luce artificiale.
Quali sono le opere che compongono questo progetto espositivo? Come le avete scelte? Che dialogo generano tra loro?
Le opere sono state pensate per quest’esposizione e, come dicevo prima, è uno sviluppo di più tipologie di lavori. I Doppi specchianti di cui volevo sviluppare le varie possibilità, una riflessione è la grande piramide a parete composta da sei differenti luoghi o, ancora, ne cito un paio, Visioni di Luci (Petra), Altre Luci (Stoccolma), per passare alle installazioni ambientali alle finestre Visioni del Tempo, alle installazioni a terra Passaggi Alterni, all’ambiente neon Linee Attese e ad una piccola installazione di carta a libro che può esser allestita aperta o chiusa dal titolo Io Tu Luce. Tra loro è un dialogo di segni, linee e luci.
Quali aspetti coglie lo spettatore? In cosa e come lo solleciti?
Sicuramente le infinite variabili di luce e colore. Un caleidoscopio di segni di luce.
Gli skyline urbani conservano e rimandano il ricordo di città, monumenti… Quanto conta questo senso di “memoria” nel tuo lavoro?
L’idea di memoria è sempre presente: a volte in maniera più riconoscibile e collettiva, altre più intima, racconta sempre di un vissuto. Le città e i luoghi ritratti hanno una loro storia a volte più o meno forte, ma hanno una storia vissuta da me, una storia dei viaggi che ho fatto.
Un altro aspetto fondamentale resta anche il legame che cerchi con lo spazio, con l’ambiente che accoglie i tuoi lavori. Cosa ti interessa di questo connubio?
L’ambiente è elemento fondamentale per lo sviluppo del lavoro in quanto a volte è l’opera che cambia lo spazio, ad esempio nelle installazioni sulle finestre lo spazio muta attraverso la luce; altre volte l’opera s’inserisce nell’ambiente cambiando il naturale percorso in cui muoversi all’interno dell’architettura.
Come sta mutando la tua ricerca nel corso del tempo?
Una sintesi del volume per poter incidere di più con il colore e la luce nello spazio e nel suo aspetto percettivo.
Quali progetti ti aspettano dopo questa personale da A arte Invernizzi?
Un intervento in un’architettura storica e un paio di esposizioni all’estero.
Francesco Candeloro. Segni di luce
In catalogo saggi di Tommaso Trini, Ara Merjian; un testo di Luca Scarlini; una poesia di Carlo Invernizzi
24 settembre – 18 novembre 2015
A arte Invernizzi
Via Domenico Scarlatti 12, Milano
Orari: da lunedì a martedì ore 10.00-13.00 e 15.00-19.00, sabato su appuntamento
Info: +39 02 29402855
info@aarteinvernizzi.it
www.aarteinvernizzi.it