RIMINI | Museo della Città, Ala Nuova | 2 luglio – 30 settembre 2021
Dodici autori, nove italiani e tre stranieri, per un unico racconto intorno al tema del rapporto tra uomo, natura e cosmo.
Più di quaranta opere fotografiche, ma anche disegni, video e installazioni che svelano differenti modi di riflettere sugli aspetti magici, poetici, ma anche scientifici attraverso cui l’essere umano si rapporta e si rivolge al cielo e alla volta stellata, miracolo di bellezza e mistero, ma anche spazio da cui dipende la nostra stessa vita sulla Terra.
L’Assessorato alla Cultura del Comune di Rimini ospita, fino al 30 settembre 2021, all’interno del primo piano dell’Ala Nuova del Museo della Città, il progetto espositivo Orientarsi con le stelle, curato da Gigliola Foschi e Lucia Pezzulla.
“La mostra intende indagare quali corrispondenze esistano tra la geografia celeste e la geografia delle passioni, del nostro essere sulla Terra. Ma vuole anche offrire uno spunto di riflessione affinché la pandemia che ci ha coinvolto possa farsi occasione per ripensare il nostro rapporto con la natura. Una natura sempre più manipolata, tradita e di conseguenza costretta per certi versi a rivoltarsi contro l’essere umano, incapace di proporre uno sviluppo sostenibile e rispettoso dei suoi ritmi” – scrive Gigliola Foschi nel testo del catalogo.
Osservare le stelle, fonte di energia dinamica e catartica, significa contemplare, immergersi nell’infinito, guardare al cielo per avere una guida ma anche per imparare ad avere un maggior rispetto della Natura che determina la vita sulla Terra e la nostra stessa vita.
La mostra Orientarsi con le stelle mette in luce quanto sia sempre più necessario ricostruire una relazione responsabile e intima con il Cosmo e con la Terra, porci nei confronti della Natura con un nuovo approccio, non più prevaricatore o solo contemplativo, ma anche empatico, basato sull’ascolto, e la salvaguardia per evitare nuovi disastri ambientali. Lo stesso termine «dis-astro» sta d’altra parte a indicare la nostra «distanza dall’astro», lo scarto incolmabile che, separando l’uomo dal cielo, lo porta alla rovina. Così come «desiderio» derivante dal latino «de-siderare» (vale a dire, “cessare di contemplare le stelle a scopo augurale”) allude al nostro anelito verso qualcosa che ci manca, da cui ci sentiamo separati.
Le opere “desideranti” dei dodici artisti presenti in mostra contribuiscono all’emersione di un’estetica inclusiva, capace di riallacciare i fili che legano emotivamente e concretamente l’umanità al cielo, a un universo molteplice dove coesistono foglie, foreste, animali, insetti, pulviscoli stellari… Un universo vivente che le opere, volutamente eterogenee, di questa mostra s’impegnano ad avvicinare intimamente, a rianimare, a riportare alla nostra attenzione per mettere in discussione la divisione, operata dal pensiero occidentale, tra natura e cultura, tra umani e non umani, tra cielo e terra.
Nel pieno del disastro climatico, l’arte ha infatti il compito di aiutarci a comprendere, magari con un tocco poetico o giocoso, che noi coesistiamo con la terra e con il cielo e che condividiamo lo stesso spazio anche con gli esseri non umani.
Alessandra Baldoni propone dittici e trittici della serie Atlas. Cartografie del silenzio (2019), immagini essenziali ed evocative, che s’impongono allo sguardo per la loro forza magica e perturbante. Pervase da una sottile inquietudine si offrono come enigmi da interrogare, come inviti a ritrovare percorsi interiori, corrispondenze tra Uomo, Arte e Natura.
La norvegese Marianne Bjørnmyr con First Indicative Object (2019) presenta due mappamondi privi di informazioni geografiche, illuminati da raggi luminosi orientati in modo diverso: immagini dal fascino ambiguo, senza tempo, quasi metafisiche, che in realtà fanno riferimento a un fallimento scientifico, attuato nell’ex Unione Sovietica, per catturare i raggi del sole e rifletterli sulla terra.
Francesco Del Conte, con Skyglow (2018-2021) propone una ricerca che, a partire dall’osservazione del cielo, documenta i diversi livelli di inquinamento luminoso presenti nei centri urbani, nelle aree rurali, fino in montagna. La sua, oltre a essere una precisa documentazione, è anche una riflessione sul linguaggio fotografico e sulle sue possibilità di produrre immagini cariche di informazioni oggettive e non solo interpretazioni soggettive.
Moira Ricci presenta un’installazione tratta dal progetto Dove il cielo è più vicino (2014-2017): grandi ritratti di contadini che, fotografati nel centro dell’immagine, rievocano simbolicamente l’axis mundi che collega il cielo con la terra. Il loro sguardo è inoltre rivolto al cielo per ricordarci come un tempo, per coltivare bene la terra, fosse importante scrutare la volta celeste, così da intuire le variazioni climatiche e conoscere le fasi della luna dalle quali dipendeva la semina e il raccolto.
Il catalano Joan Fontcuberta con il video Milagros & Co. (Miracoli & Co., 2002) mette in gioco con humor la veridicità della fotografia e il nostro bisogno di miracoli che “scendono dal cielo”, sfidando la credulità dello spettatore fino a provocare in lui un dubbio critico e un sorriso.
Dacia Manto, con Humus Siderale (2020) propone un fitto corpus di disegni che connettono natura, animali, profondità emotive e volta stellata. Gli animali e le piante dei boschi entrano infatti nelle sue opere in quanto esseri con cui lei avverte un profondo contatto empatico. In una sua istallazione i disegni della natura si trasformano in mappe ramificate, illuminate da piccole luci simili a quelle pulsanti delle stelle che compongono una costellazione.
Paola Mattioli presenta la serie Eclissi (1999), incontro magico fra cosmo ed essere umano durante un’eclissi di sole a Sant’Anna di Stazzema. Il pergolato sotto il quale l’autrice sta pranzando si trasforma all’improvviso in una sorta di camera oscura che crea, moltiplica e proietta su una tovaglietta decine di piccole eclissi: alla fotografa il compito di accogliere la magia di questo evento e fissare l’immagine creata dalla natura stessa. Il risultato è una fotografia evocativa che ci ricorda ancora una volta l’imprescindibile legame tra Umanità e Natura.
Occhiomagico (Giancarlo Maiocchi) con il ciclo L’Ora Sospesa (2006-2009) presenta un lavoro dove il cielo sembra riflettersi sulla terra e la natura riacquista un’intensità quasi arcaica, religiosa e mitica. Mentre i luoghi perdono le loro connotazioni geografiche e temporali e diventano spazi di silenzio e meditazione.
Edoardo Romagnoli in La luna nel paesaggio (2006-2020) sembra trascinare magicamente sulla terra l’astro lunare, quasi fosse un dardo luminoso che squarcia la superficie terrestre e ondeggia sopra campi o montagne immerse nell’oscurità.
Beba Stoppani propone opere tratte dalla ricerca TerraMadre (2015). Nelle sue fotografie appare un cielo privo di afflati trascendentali, di oscurità metafisiche, dove la luna si presenta sempre come una dolce compagna, che non vuole lasciarci nell’oscurità. Anzi, si direbbe che la luna, nello sguardo di Beba Stoppani, si sia addirittura moltiplicata, così da accudirci come una pluralità di luminose presenze angeliche, giunte tutte assieme per indicarci una via di redenzione.
Pio Tarantini con Cosmogonie (2010-2015) continua la sua personale narrazione con raffinatezza di pensiero sul senso del nostro esistere tra le cose, e suggerisce un altro modo di guardare a noi stessi nel cosmo, con teatrini fiabeschi e un po’ ironici, creati per immergere lo spettatore in spazi e tempi sospesi e surreali.
Il giovane autore greco Yorgos Yatromanolakis con le suggestive e poetiche immagini immerse nel blu della notte della recente serie The Splitting of the Chrysalis and the Slow Unfolding of the Wings (2014-2018) indaga, a partire dal ciclo della vita di una farfalla, i misteri e le metamorfosi della natura creando un intimo legame tra fotografia e poesia, tra le proprie emozioni e il paesaggio dell’isola di Creta.
L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo d’autore di Red Lab Editore (Milano, 2020), arricchito da una copertina illustrata con un’opera inedita di Dacia Manto, da alcuni versi poetici (presentati anche in mostra) scelti in relazione alle opere (a cura di Antonio Prete, saggista, narratore e poeta, autore della recente raccolta di poesie Tutto è sempre ora, Einaudi, Torino 2019) e da interviste agli autori realizzate da Alessia Locatelli (direttrice artistica dell’Archivio Cattaneo e della Biennale di Fotografia Femminile di Mantova).
Red Lab Gallery è una galleria che si concentra sulla fotografia, ma anche un laboratorio di sperimentazione, pensato per promuovere una cultura delle immagini aperta a contaminazioni e narrazioni molteplici. È un luogo di riflessione e confronto, dove vengono individuati nuovi modi di esporre, raccontare, far vivere l’arte visiva, intesa come partecipazione interattiva e bidirezionale.
ORIENTARSI CON LE STELLE
mostra a cura di Gigliola Foschi e Lucia Pezzulla
con opere di: Alessandra Baldoni, Marianne Bjørnmyr, Francesco Del Conte, Joan Fontcuberta, Dacia Manto, Paola Mattioli, Occhiomagico, Moira Ricci, Edoardo Romagnoli, Beba Stoppani, Pio Tarantini e Yorgos Yatromanolakis
2 luglio – 30 settembre 2021
Museo della Città, Ala Nuova
Via L. Tonini, 1 Rimini
Ingresso libero
Orari di apertura: da martedì a domenica 10.00-19.00
Informazioni al pubblico: info@redlabgallery.com – musei@comune.rimini.it