VERNAZZA e CORNIGLIA (La Spezia) | SEDI VARIE | Fino al 31 dicembre 2024
Intervista a ILARIA BERNARDI di Livia Savorelli
Non è certo frequente ricevere notizie di eventi culturali che nascono e si sviluppano in mete che sono conosciute al grande pubblico principalmente per le proprie bellezze naturalistiche, tanto meno se questi luoghi sono dei veri e propri gioielli come le Cinque Terre, in provincia della Spezia, riconosciute dall’Unesco come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Qui grazie al fondo a sostegno delle piccole e medie città d’arte e dei borghi – contributo assegnato nel 2022 al Comune di Vernazza da parte del Ministero dell’Interno – Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali – Direzione Centrale per la Finanza Locale – in due delle stesse, Vernazza e Corniglia, ha preso vita sotto l’attenta regia di Ilaria Bernardi OTP – Orizzonte Terzo Paradiso, un progetto interdisciplinare che vuole ricordare il forte legame della Regione Liguria, con un particolare sguardo a quello meno noto delle Cinque Terre, con il movimento noto internazionalmente come Arte Povera. Ripercorriamo con la curatrice, tutta la genesi del progetto…
Hai portato in Liguria, in un luogo come le Cinque Terre, completamente vergine dal punto di vista della proposta artistica, una riflessione sull’Arte Povera con l’obiettivo di fare il punto su questo movimento ma soprattutto andare oltre lo stesso, considerando gli influssi avuti sulle generazioni artistiche successive. Ho trovato molto intelligente – alla luce delle caratteristiche di questo luogo magico, che ha goduto della presenza costante sul territorio di due figure di spicco del movimento quali Alighiero Boetti e Michelangelo Pistoletto – di aver fatto precedere l’attività espositiva da un accurato public program, che si è svolto tra giugno e settembre – a partire da alcune parole chiave: Origine, Natura, Partecipazione, Essere, Memoria, Spazio, Azione, Tempo – strettamente connesso al nome stesso del progetto OTP…
Ci racconti perché hai pensato di partire dalla narrazione (più che dalla visione), attraverso un approccio multidisciplinare e come nasce la scelta del nome e il suo sviluppo? Un invito alla conoscenza e alla scoperta legando insieme arte, natura, cultura e territorio? Come è stato il coinvolgimento della popolazione locale di Vernazza e Corniglia, città in cui si sviluppa OTP?
OTP è l’acronimo di Orizzonte Terzo Paradiso e desidera far proprio l’intento di rinascita intrinseco al Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto. OTP si propone infatti di guardare verso l’orizzonte (il futuro) per raggiungere il medesimo traguardo di rinascita nel territorio dove si svolge. OTP è al contempo l’acronimo di One Time Password, ossia “password valida una sola volta” in riferimento alle 8 parole-chiave alla base degli 8 eventi del suo public program, ciascuna delle quali è stata utilizzata soltanto per il singolo evento a cui è stata associata.
Essendo le Cinque Terre un luogo focalizzato sul turismo marittimo/naturalistico e non su quello culturale, a mio avviso era necessario sviluppare un percorso di avvicinamento per far comprendere agli abitanti l’importanza delle mostre che sarebbero state inaugurate il 17 settembre. Era necessario creare dei momenti di dialogo e condivisione con gli abitanti, utili a contestualizzare il progetto, illustrarne le ragioni e le modalità di realizzazione, creare partecipazione e interesse attraverso modalità più facilmente comprensibili, più dirette e coinvolgenti rispetto alla pura contemplazione di opere d’arte contemporanea. Per questa ragione durante l’estate si sono tenuti talk, reading di poesia, performance, concerti di musica sperimentale oppure classica, legati ai temi intrinseci all’Arte povera e al contesto storico in cui essa si è sviluppata. L’interdisciplinarietà di questi otto appuntamenti è inoltre stata un modo per omaggiare l’interdisciplinarietà da sempre auspicata e promossa dallo stesso Germano Celant, teorizzatore dell’Arte povera, nel corso della sua intera attività.
Al fine di incentivare la partecipazione locale, gli otto appuntamenti sono stati preceduti da un trekking, volto a far scoprire o riscoprire le bellezze naturali del territorio, e da un momento conviviale di ristoro. Unire la natura alla cultura è stato senz’altro utile a ottenere il coinvolgimento di persone non (ancora) appassionate di arte contemporanea e un conseguente maggior successo delle mostre che si sono inaugurate il 17 settembre.
La narrazione perseguita dal public program è stato un modo per far sì che l’arte contemporanea entrasse “in punta di piedi” sul territorio, preparando quest’ultimo alla visione delle opere e delle mostre.
Il programma espositivo, in corso fino a fine anno, si compone di tre mostre: Alighiero Boetti. In situ al Convento di San Francesco, Arte Povera 1967-1971 al Castello Doria, entrambe a Vernazza e Oltre L’Arte Povera: Stefano Arienti, Marinella Senatore, Vedovamazzei, mostra diffusa tra Vernazza e Corniglia…
Hai avvisato in conferenza stampa che questo progetto, pur volendo rappresentare un primo passo nel colmare una lacuna storica legata alla valorizzazione del rapporto tra l’Arte Povera e la Liguria, è un piccolo spaccato di una visione che parte proprio dal rapporto intimo e continuativo avuto da Boetti e Pistoletto con gli abitanti (Boetti a Vernazza e Pistoletto a Corniglia), evidenziata sia dai prestiti delle opere provenienti da collezioni private del territorio sia dalla pratica partecipativa che Pistoletto ha posto in essere a Corniglia (penso ad esempio ad Anno Uno, il celebre scatto di Paolo Pellion di Persano ambientato a Corniglia che riprende le attività dello Zoo di Pistoletto…). Puoi ripercorrere per noi, anche sulla base dei racconti che sicuramente hai raccolto durante i mesi di preparazione dell’evento, il legame dei due artisti con il territorio e quale traccia hanno lasciato sullo stesso nella memoria di chi li ha conosciuti e frequentati?
È utile premettere che negli anni Sessanta il territorio tra Vernazza e Corniglia era assiduamente frequentato da artisti di ogni disciplina: dagli artisti visivi Alighiero Boetti, Michelangelo Pistoletto, Gianni Piacentino, Salvo, ai cantautori Gino Paoli e Fabrizio De André, al regista Aldo Trionfo, ad attori come Paolo Villaggio.
Nel 1965 Alighiero Boetti acquistò una casa sotto a San Bernardino, tra Vernazza e Corniglia, che frequentò fino agli inizi degli anni Ottanta. Esistono bellissime fotografie di Giorgio Colombo che ritraggono l’esterno e l’interno di quella abitazione, così come l’artista con la moglie Anne Marie Sauzeau, i loro figli Agata e Matteo. Molte persone ricordano ancora oggi con affetto la presenza di Boetti sul territorio, tra cui Gianni Viacava, proprietario dagli anni Sessanta della locanda storica “Gianni Franzi” e legato all’artista da una lunga e profonda amicizia.
Michelangelo Pistoletto scoprì Vernazza nel 1965 e lì tre anni dopo mise in scena il primo spettacolo dello Zoo, L’Uomo ammaestrato. Nello stesso 1968 acquistò una casa a Corniglia dove fino al 1981 tenne ulteriori spettacoli dello Zoo in collaborazione con gli abitanti. Tra le altre, emblematica fu l’azione nel giugno 1968, in cui Pistoletto chiese a un centinaio di persone che prendevano il sole sulla spiaggia di Vernazza di fare un applauso al mare. Altrettanto importate fu Anno Uno, spettacolo presentato al Teatro Quirino di Roma il 17 marzo del 1981, interpretato da un gruppo di abitanti di Corniglia, con Cristina Pistoletto e Maria Pioppi. Ancora oggi Pistoletto frequenta la sua casa di Corniglia ed è considerato dai locali uno di loro.
Come hai concepito il dialogo tra Stefano Arienti, Marinella Senatore, Vedovamazzei e Boetti/Pistoletto? Esso origina da un effettivo dialogo avuto in tempi passati con i due Maestri o da un comune sentire insito nella loro ricerca? Puoi entrare nel merito delle diverse installazioni evidenziandone le caratteristiche comuni a quelle di Boetti/Pistoletto che ancora oggi identificano scenari attuali per la ricerca artistica contemporanea?
Stefano Arienti, Marinella Senatore e i Vedovamazzei hanno sempre dichiarato l’importanza che le opere di Pistoletto (per Senatore) e di Boetti (per Arienti e Vedovamazzei) hanno avuto nella loro ricerca.
La pratica partecipativa di Senatore, come l’artista stessa dichiara, ha fatto propria l’intenzione espressa nel Manifesto del 2 aprile 1968 in cui Pistoletto scrive “Cedere una parte di me stesso a chi desidera cedere una parte di se stesso è l’opera che mi interessa”. Le due luminarie collocate a Corniglia, Bodies in Alliance (2022) e We Rise by Lifting Others (2022), sono poste rispettivamente sulla facciata esterna dell’edificio comunale e sulla facciata della torre del fosso dove dalla fine degli anni Sessanta Pistoletto tenne alcuni spettacoli dello Zoo e dove OTP ha collocato la fotografia di Pellion che ritrae uno di essi.
Arienti, che ha conosciuto di persona Boetti, condivide con lui un similare approccio all’arte, la leggerezza, il lavorare sullo spazio e sul tempo, la concettualità e serialità. I due suoi interventi per Vernazza omaggiano l’elemento iconografico del planisfero ricorrente nel lavoro di Boetti. Il primo si compone di due grandi teli sospesi sulla facciata del Convento di San Francesco, all’interno del quale si tiene la mostra di Boetti. Il disegno ivi realizzato è un ritratto della Terra che prende le mosse dallo sviluppo della sua superficie sferica come fosse quella di un frutto da sbucciare, un globo ritratto nella sua parte più sottile ed esterna. Il secondo intervento si sviluppa nel piazzale antistante il Castello Doria a Vernazza ed è costituito da un mosaico in grès raffigurante un planisfero in cui l’elemento prevalente non è la terra ma l’acqua con i suoi flussi di merci e persone.
Infine, i Vedovamazzei condividono con Boetti l’ironia, la volontà di provocare un senso di spaesamento nell’osservatore per (ri)azionare la sua capacità di vedere realmente il mondo. Le due installazioni luminose pensate per Corniglia (Appliance (2000/2024), una sedia di cui una gamba poggia su una lampadina accesa; e Loading (2006/2024), un pendolo inquietante che termina con una lampadina, rendono implicito omaggio da un lato agli Oggetti in meno (1966) di Pistoletto, dall’altro a Boetti, l’una ai suoi oggetti domestici reinterpretati, come Sedia (1966), l’altra a Lampada annuale (1966).
Gli interventi di questi artisti sono utili a traguardare i confini generazionali dell’Arte povera, rintracciandone gli insegnamenti nelle generazioni successive di artisti italiani. Sebbene Pistoletto e Boetti costituiscano senz’altro i focus di OTP dato il loro specifico rapporto con il territorio, l’obiettivo del progetto è infatti ricordare la forte delle connessioni tra Arte povera e il territorio della Liguria fin dalla prima mostra in cui comparve il termine Arte povera: Arte povera – Im Spazio alla Galleria La Bertesca di Genova, nel 1967. Per questa ragione la mostra documentaria al Castello Doria, Arte povera: la storia 1967-1971, fa da “collante” dell’intero progetto, configurandosi come uno strumento didattico per il territorio utile a comprendere il movimento, le premesse, le poetiche e gli sviluppi attraverso una cronologia illustrata delle esposizioni collettive tenutesi tra il 1967 e il 1971 – ossia dall’anno in cui Celant conia il termine Arte povera all’anno in cui postula che quell’etichetta deve dissolversi affinché ogni artista possa assumere la sua singolarità –, e il video-documentario Arte povera (Hopefulmonster, Torino 2011) che presenta il movimento in tutta la sua complessità attraverso alcuni dei suoi principali protagonisti.
OTP – Orizzonte Terzo Paradiso
a cura di Ilaria Bernardi
25 giugno – 31 dicembre 2024
Vernazza-Corniglia (La Spezia), sedi varie
Le mostre:
Alighiero Boetti: In situ
Convento di San Francesco, Vernazza
17 settembre – 31 dicembre 2024
Arte povera: La storia 1967-1971
Castello Doria, Vernazza
17 settembre – 31 dicembre 2024
Oltre l’Arte povera: Stefano Arienti, Marinella Senatore, Vedovamazzei
Mostra diffusa in varie location tra Vernazza e Corniglia
17 settembre – 31 dicembre 2024