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VENEZIA | Marignana Arte | 23 novembre 2024 – 1 marzo 2025

di TOMMASO EVANGELISTA

La mostra personale di Opiemme, intitolata Ciò che resta, ciò che cambia, rappresenta un nuovo capitolo nell’evoluzione del collettivo torinese che ha rivoluzionato il rapporto tra poesia e arte visiva fin dagli anni Duemila. Inaugurata negli spazi di Marignana Project a Venezia, l’esposizione esplora il potere evocativo del linguaggio poetico e la sua capacità di trasformarsi in espressioni visive e materiche, creando un dialogo tra parola e immagine.
Il punto di partenza concettuale della personale è il profondo legame tra linguaggio e natura, una connessione che trova ispirazione nella poesia di Andrea Zanzotto, uno dei più grandi poeti italiani del Novecento. La parola poetica viene interpretata da Opiemme come un processo vivo e in divenire, capace di riflettere il continuo mutare del mondo e della Storia. L’approccio del collettivo si intreccia con un’etica ecologica e una riflessione su come il linguaggio possa resistere e adattarsi in un’epoca di rapidi cambiamenti, un tema caro anche alla visione ambientalista di Zanzotto.

Opiemme, Series of Riscritture, 2024, mixed media, 73,5×50,5 cm

La mostra si apre con la serie Riscritture, sei tele astratte che traducono visivamente alcuni testi tratti dagli Haiku per una stagione. Qui, il linguaggio si dissolve in colori e segni, lasciando emergere un’esperienza sensoriale e intuitiva: la parola scritta cede il posto a una poesia vissuta attraverso la materia e un gesto artistico impulsivo e libero.

Opiemme, Ciò che resta, ciò che cambia, N.2, 2024, book residues and glue on wood, 27×17 cm

La serie Ciò che resta, ciò che cambia, che dà il titolo alla mostra, include tre collage materici provenienti dall’installazione Verba Volant, accompagnati da un video che ne documenta il processo creativo. Quest’opera è un memoriale costruito con vecchi libri recuperati, che diventano simboli tangibili di un’eredità culturale e biografica. Come Zanzotto rifletteva sull’identità del paesaggio inteso come essere vivente, Opiemme esplora ciò che rimane di una persona attraverso i frammenti materiali delle sue letture.

Opiemme, Trauma in cui si ignora la natura, 2024, inks, acrylics, on 1980s-90s map collage, 50x50x3,5 cm

Nella serie Assenza di limiti, gli artisti realizzano mappe immaginarie che rappresentano territori senza confini, evocando una visione del mondo fluida e interconnessa. Attraverso un linguaggio che richiama le riflessioni del poeta sul rapporto tra uomo, natura e progresso tecnologico, le opere interrogano il senso di appartenenza a uno spazio liquido sempre più trasformato dalla tecnologia.

Opiemme, All’assenza del limite, 2024, inks, acrylics, on collage maps from the 80s/90s, 50x49x3,5 cm

A chiudere l’esposizione, la tela Prove di riscrittura documenta il processo creativo del collettivo, fatto di gesti istintivi, appunti e segni che ricordano un diario visivo. Quest’opera analizza il cambiamento come parte integrante dell’arte, in parallelo con la mutevolezza della natura. La scrittura diventa immagine, la poesia diventa spazio.

Il progetto espositivo nel suo insieme si inserisce in un dialogo più ampio tra arte, poesia e memoria. Come Zanzotto utilizzava il paesaggio per esplorare il rapporto tra identità culturale e ambiente, così Opiemme usa il linguaggio e la materia per interrogarsi sui segni che lasciamo nel mondo. Le opere si presentano come tracce mnestiche, riflessi di un passato che si intreccia con il presente, offrendo una prospettiva ecologica e poetica sulla nostra esistenza. Con Ciò che resta, ciò che cambia, il collettivo ci invita a riflettere sull’equilibrio precario tra progresso e crisi, tra ciò che siamo e ciò che lasciamo andare e la mostra, pertanto, diventa occasione per riscoprire la potenza della parola poetica, capace di aprire spazi di riflessione in un mondo in continua trasformazione perché, quando la scrittura si avvicina all’arte pittorica, essa diviene un campo visivo, un gesto che amplifica il significato e dà corpo a ciò che sfugge. L’arte, in tutte le sue forme, è una scrittura del mondo, un modo di incidere la realtà con tracce di senso, lasciando che il visibile e l’invisibile si incontrino in un nuovo linguaggio.

Human Gravity, installation view, ph. Enrico Fiorese, courtesy Marignana Arte, Venezia

Human Gravity, invece, è la mostra collettiva ospitata dalla galleria Marignana Arte di Venezia dal 23 novembre 2024 al 1 marzo 2025. Curata da Claudio Cravero e ideata da Opiemme, l’esposizione invita a riflettere sulla complessa relazione tra esseri umani e natura, affrontando temi come la desacralizzazione dell’ambiente, l’impatto dell’antropocene e la capacità dell’arte di proporre nuove prospettive di pensiero. Così scrive Opiemme “Il nostro peso sul mondo. La gravità umana. Una forza incontrovertibile in alcuni luoghi e periodi. L’uomo dispone della natura con la sua presunzione di onnipotenza, lei con leggerezza si riprende parti di mondo usate e mutate dall’uomo, sottolineando quanto infinitesimale sia il nostro impatto sul suo tempo. La natura è in rivolta, come ‘l’uomo di Camus’; pone un limite ad un’era che vive un’assenza di limiti, nel dominio umano tecnologico”.

Human Gravity, installation view, ph. Enrico Fiorese, courtesy Marignana Arte, Venezia

Le opere di Arthur Duff, Quayola, Opiemme, fuse*, Yojiro Imasaka, Silvia Infranco, Aldo Grazzi e Alessandra Maio esplorano questa interconnessione attraverso un’ampia varietà di linguaggi espressivi, che includono fotografia, installazione, pittura, arte digitale e scultura. La mostra è concepita, infatti, come un dialogo aperto tra gli artisti e il pubblico, dove non si offrono risposte definitive ma si stimolano domande inedite e spunti di riflessione. Arthur Duff analizza la trasformazione di materiali attraverso la luce, richiamando la maestosità dell’universo. Quayola esplora il confine tra natura e tecnologia attraverso un’estetica che fonde Impressionismo e artificio digitale. Opiemme integra tradizione e innovazione, utilizzando cartine geografiche e intelligenza artificiale per riflettere sul rapporto uomo-natura. fuse* esamina l’intersezione tra arte e scienza con opere che sfumano il confine tra reale e virtuale, mentre Yojiro Imasaka cattura la fragilità e la resilienza dei paesaggi lagunari di Venezia. Silvia Infranco lavora su materiali organici per esaminare l’azione del tempo e della memoria, mentre Aldo Grazzi si concentra sull’equilibrio tra umano e naturale. Infine, Alessandra Maio crea opere che celebrano la connessione intima con gli elementi naturali, esprimendo urgenza verso una maggiore consapevolezza ecologica.

Human Gravity propone una riflessione sul peso dell’umanità sul pianeta, sull’interdipendenza tra le specie viventi e sull’urgenza di superare la tradizionale dicotomia tra cultura e natura. Come osserva l’antropologa Sabina Spada, la mostra invita a riscoprire la nostra appartenenza a una rete di relazioni organiche e inorganiche essenziale per la sopravvivenza, celebrando al contempo il potere salvifico dell’arte di ispirare un cambiamento.

Alessandra Maio, so-stare (3) / parlo al vento, watercolour, pencil and pastels on cotton paper, 50×50 cm

OPIEMME
Ciò che resta, ciò che cambia

23 novembre 2024 – 1 marzo 2025

Marignana Project
Dorsoduro, 140 A, Rio Terà dei Catecumeni, Venezia


Arthur Duff, fuse*, Aldo Grazzi, Yojiro Imasaka, Silvia Infranco, Alessandra Maio, Opiemme, Quayola

Human Gravity
a cura di Claudio Cravero

23 novembre 2024 – 1 marzo 2025

Marignana Arte
Dorsoduro 141, 30123, Venezia

Info: ‎+39 041 2436356
info@marignanaarte.it
www.marignanaarte.it

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