VENEZIA | Palazzo Grassi | 27 marzo 2022 – 8 gennaio 2023
di ALESSIA PIETROPINTO
Pulsioni, sofferenze, turbamenti, urla ovattate. Trasformazione, scoperta di sé, abusi e timori.
Un percorso ascendente all’interno dell’intricato mondo delle relazioni da intessere con sé stessi e con altri; legami messi a nudo, esplorati nelle più intime e contorte ramificazioni, dimensioni esistenziali proprie che si intersecano con quelle altrui generando una perdita bilaterale di corporeità, di speranza, di essenza e di vita.
Le opere di Marlene Dumas (Città del Capo, Sudafrica, 1953), esposte a Venezia nella cornice di Palazzo Grassi, catturano i più intimi aspetti della realtà rendendoli tangibili, evidenti allo sguardo di coloro che fingono di non vedere e faticano ad intessere un’empatica relazione con ciò che si prefigura davanti ai propri occhi. Open-end, prima sua grande personale in Italia curata da Caroline Bourgeois, si articola su due differenti piani e presenta una selezione di oltre 100 lavori che, provenienti dalla Collezione Pinault e da musei internazionali, ripercorrono l’intera vita di Marlene Dumas, la sua carriera artistica e la sua poetica incentrata su temi differenti e seducentemente accattivanti.
La sua è un’arte senza mezzi termini che non vuole banalmente suscitare scalpore ma, spingendosi oltre quell’anticonformismo che per omologazione indiretta muta in una conforme modalità, vuole erigersi portavoce di storie mai raccontate o difficilmente intese.
Dipinti ad olio su tela e acquarelli rarefatti, ispirati da immagini provenienti da riviste, film, Polaroid e giornali, si alternano all’interno delle 33 sale di Palazzo Grassi offrendo allo spettatore un’ampia, immersiva e a tratti perturbante visione complessiva delle sue opere volte ad enucleare quei piccoli dettagli, guardiani segreti di intense emozioni.
Prostitute, figure velate, donne che riacquistano una dignità perduta, soggetti femminili sradicati dai consueti cliché, nudi, fatti di cronaca e atti di violenza sono le tematiche che l’artista predilige per le sue opere; individui che, percepiti sotto un’altra prospettiva, vengono estrapolati dal loro consueto e prestabilito ruolo socio-culturale attribuitogli, evidenziandone così la loro singolarità e, nel contempo, andando ad approfondire quel rapporto problematico con le immagini che, sottoposte ad un flusso costante ed interrotto, interferiscono inconsapevolmente con una corretta ed obiettiva lettura della realtà che ci circonda.
Cresciuta nel pieno del regime dell’apartheid, l’arte di Marlene Dumas, macchiata da tutti quegli atteggiamenti politici che portarono alla nascita di categorie razziali brulicanti d’odio e atteggiamenti ostili, si rivolge verso quelle persone sottoposte ad una rigida classificazione gerarchica e sociale per comprenderne i modi di fare derivanti da questa imposizione che li condanna ad una vita a tratti già scritta e segnata.
Il risultato della sua attenta analisi è un flebile rumore bianco, una propagazione silenziosa di voci che si susseguono mentre si raccontano, un brusio continuo ma sommesso che fuoriesce dai loro corpi, dai loro sguardi, dalle loro gesta, da quei volti pesantemente contornati e demarcati da linee nere che ne delimitano la figura, decontestualizzandola dalla sottocategoria di appartenenza attraverso una modalità inusuale di visione.
Tra le sue opere più emblematiche ritroviamo Great Men, una serie di disegni – ancora in corso – realizzati con matita a inchiostro e acrilico metallico su carta, di volti di uomini omosessuali che, nel corso della storia, sono stati vittime di ingiustizie e persecuzioni. Ad aprire la serie troviamo infatti il ritratto del giovane Alan Turing, uno dei più grandi matematici del XX secolo costretto alla castrazione chimica e morto suicida.
L’intero percorso espositivo, affiancato da un podcast articolato in sei puntate che racconta la sua vita e la sua pratica artistica – dal titolo Una specie di Tenerezza – evidenzia l’intento politico, concettuale ed intimamente espressivo di un’artista che si presenta al pubblico con opere che trasudano una potente ed ammaliante carica erotica e una vibrante, dinamica ed elettrizzante energia derivanti da queste pennellate impulsive, viscerali, da gesti vissuti come un momento di totale catarsi in cui l’animo dell’artista diviene un tutt’uno con l’anima del soggetto rappresentato.
Simboli di rinascita, redenzione e liberazione, i suoi sono quadri senza fine, aperti ad una libera interpretazione che vede protagonisti soggetti che, nella loro calma apparente, appaiono fragili ma concretamente presenti, mentre tentano di sussurrare al mondo interno il loro disagio, gli abusi e le violenze alle quali, tacitamente, si sono per anni sottomessi.
Marlene Dumas. Open-End
a cura di Caroline Bourgeois
catalogo trilingue (italiano, inglese, francese) edito da Marsilio con testi di François Pinault, Bruno Racine, Caroline Bourgeois, Elisabeth Lebovici, Ulrich Loock
27 marzo 2022 – 8 gennaio 2023
Palazzo Grassi
Campo San Samuele, 3231, Venezia
Orari: tutti i giorni, tranne il martedì, ore 10.00-19.00
Ingresso intero €15.00, ridotto 12.00
Info: +39 041523180
visite@palazzograssi.it
www.palazzograssi.it