ALBEROBELLO | Victor Country Hotel | Fino al 7 ottobre 2023
di TOMMASO EVANGELISTA
Nel mondo frenetico contemporaneo, il tempo e lo spazio sembrano sfuggire alla nostra presa, scivolando tra segmenti di coscienze. Cosa succede quando sette artisti si immergono in uno spazio sconosciuto per dieci giorni, cercando di catturare il senso del luogo e del tempo? Questa è stata la sfida affrontata da un gruppo eclettico di artisti durante la loro residenza presso il Victor Country Hotel di Alberobello, un’esperienza che ha portato alla creazione di opere uniche, site-specific, e ha dato vita a una riflessione sul significato di identità fluida e mutevole negli interstizi di un ambiente in continua trasformazione.
Il progetto, curato da Francesco Buonerba, ha riunito sette artisti provenienti da diverse contesti: Alessandra Cecchini, Sebastian Contreras, Matteo Costanzo, Flavia Carolina D’Alessandro, Serena Grassi, Roberto Orlando e Giuseppe Mongiello. Questi hanno avuto l’opportunità di esplorare il Victor Country Hotel, uno spazio che è stato teatro di molte storie ed esperienze nel corso degli anni, ma che ora si trova in una fase di cambiamento e trasformazione.
Il concetto di “luogo” è centrale nel progetto. Il senso del luogo non è solo una questione di coordinate geografiche, ma piuttosto una relazione intima e complessa con l’ambiente circostante. Tale relazione è stata espressa attraverso emozioni, biografie, finzioni, costruzioni, storie personali ed esperienze individuali. Ogni artista, così, ha cercato di catturare tale rapporto in modo unico e personale. La residenza ha anche esplorato il concetto di tempo. Il tempo è una dimensione fluida, che oscilla tra il presente e la memoria, la noia e il desiderio. Ognuno ha portato la propria percezione del tempo all’interno del luogo, creando lavori che riflettono su come affrontare il passare delle ore in uno spazio minimo in continua evoluzione.
Una delle opere è Wherever, whenever, whatever di Alessandra Cecchini. Questa immagine generata da intelligenza artificiale su tela gommata sfida la nostra percezione del luogo, rendendo l’immagine dello spazio instabile nel tempo, determinata da chi lo attraversa. Il luogo diventa quindi una costruzione mentale, influenzata dall’osservatore e dalle sue aspettative.
Spezzare il tetto della casa di Giuseppe Mongiello è un’installazione, realizzata con cenere del focolare di casa e corda vegetale, ed è una testimonianza dell’ineluttabilità del passare del tempo e dell’azione umana. Il camper al centro dell’opera, che Mongiello ha sentito come suo per molti anni, rappresenta il cambiamento e la vulnerabilità delle cose che durano nel tempo.
La pittura murale di Roberto Orlando, intitolata Gli alberi crescono mentre l’erba secca vicino al muro è un altro esempio dell’esplorazione. Questa opera rappresenta i luoghi sentiti e vissuti durante la residenza, rendendo ambigue le forme e sottolineando il mutamento costante.
Ci rivedremo ancora in primavera? di Sebastian Contreras evoca un senso di nostalgia e speranza. Un nido vuoto e un biglietto lasciato alle rondini creano una similitudine tra il passaggio degli uccelli migratori e delle persone che hanno attraversato il luogo in passato. Il messaggio di speranza suggerisce un possibile ritorno incerto e cerca di colmare il vuoto nell’edificio e nel nido. È un’opera che affronta la ciclicità del tempo e delle stagioni.
La La tentazione di esistere di Serena Grassi riflette sul passare inesorabile del tempo. Utilizzando materiale organico recuperato sul posto, l’artista crea una riflessione sul concetto di sparire e sulle tracce che lasciamo dietro di noi. Gli elementi organici sono racchiusi in buste che gli spettatori possono prendere, scegliendo il loro ritmo interiore e il proprio rapporto con il tempo. L’opera invita a considerare il potere individuale sul proprio tempo e sulla propria esistenza.
Matteo Costanzo offre un tributo all’olimpionica somala Samia Yusuf Omar, morta cercando di attraversare il Mediterraneo dalla Libia. Quest’opera riflette sulla percezione individuale della durata, esplorando la fascinazione per il fallimento e la sconfitta, che possono diventare fretta, estetica ed estatica. È un’opera che invita a non fermarsi e a cercare una più profonda consapevolezza di sé attraverso l’esperienza dello scorrere.
Benben con Zenit relativo di Flavia Carolina D’Alessandro si basa sullo scorrere circolare del tempo in una cupola sotterranea. Richiamando il mito egizio del Benben, la prima pietra emersa dal Caos, l’artista esplora la consapevolezza del tempo come nascita della coscienza umana e opportunità scultorea. L’opera invita a conoscere e mappare un luogo nuovo attraverso la luce e lo sguardo, esplorando il tempo come elemento fondamentale, costruttore della nostra esistenza.
La residenza ha dimostrato che il senso del luogo e del tempo non è una realtà statica, ma piuttosto una costruzione soggettiva e in continua evoluzione. Gli artisti hanno invitato il pubblico a esplorare tale spazio vitale, a riflettere sul proprio ritmo interiore e a confrontarsi con le tracce -anche artistiche- che lasciamo dietro di noi mentre ci muoviamo (creativamente?). Un invito aperto a tutti coloro che desiderano intraprendere un viaggio di scoperta e riflessione.
SENSO LUOGO/SENSO TEMPO. 4°operazione OMAR
a cura di Francesco Buonerba
Victor Country Hotel di Alberobello (BA)
La residenza artistica ha avuto una durata di 10 giorni dal 02 al 11 settembre 2023, l’ultimo giorno di residenza si è concluso con la mostra collettiva che ha inaugurato domenica 10 settembre e resterà fruibile al pubblico fino 7 ottobre 2023.
Artisti: Alessandra Cecchini (Rieti, 1990), Sebastian Contreras (Buenos Aires, 1972), Matteo Costanzo (Roma, 1985), Flavia Carolina D’Alessandro (Caracas, 1977) Serena Grassi (Lecce, 1993) Roberto Orlando (Palermo, 1996) Giuseppe Mongiello (Vallo della Lucania, 1981).