ZURIGO (SVIZZERA) | Museum Rietberg | Fino al 21 luglio 2024
di MATTEO GALBIATI
L’occasione offerta dal Museum Rietberg di Zurigo con la mostra Più che oro. Lustro e visione del mondo nella Colombia indigena ha più di un valore e più di un significato: non è solo momento per contemplare la bellezza di eccezionali manufatti artistici provenienti dalla cultura indigena pre-colombiana, per ammirare lo splendore dell’oro ampiamente impiegato in oggetti di vario tipo – ornamenti, oggetti rituali, celebrativi e decorativi, … – per approfondire temi e aspetti legati alle tradizioni di questi popoli, ma soprattutto per osservare un inedito assetto narrativo e curatoriale che ha seguito un diverso approccio coinvolgendo direttamente alcuni esponenti della tribù degli Arhuaco nel processo decisionale di costruzione della mostra.
Con quest’unica tappa europea, l’istituzione svizzera ha voluto cogliere l’occasione di promuovere e integrare – seguendo l’indirizzo delle proprie ricerche e i contenuti delle sue collezioni – la lettura scientifica imbastita dal Los Angeles County Museum of Art (LACMA), dal Museo del Oro di Bogotá e dal Museum of Fine Arts di Houston dai quali tutto ha avuto origine: attraverso le circa 400 opere in oro, ceramica, pietra, legno, piume, (…) provenienti da collezioni colombiane, nordamericane, tedesche e svizzere, ci si muove in un percorso in cui la presenza di video narrativi, di testimonianze documentali, di una suddivisione in precise sezioni e di fotografie “ambientali” invita lo sguardo a calarsi in una dimensione di immersione totale sino ad arrivare ad infrangere quel “certo” pregiudizio con cui si valutano questi lavori.
L’osservazione pluridirezionale, offerta, incentivata e stimolata così determinata dalle scelte allestitive, arricchisce il modo di leggere i contenuti proposti mettendo in secondo piano il valore intrinseco del solo oro, per restituire il peso di una conoscenza differente della cultura originaria che in questi pezzi si riflette e per suggerire, in questo modo, un orizzonte di osservazione più ampio e ricco.
Il fascino verso la preziosità e la grazia della lavorazione del biondo metallo coglie sempre il nostro incanto, ma qui l’attenzione vera – diremmo il focus – è orientato in un’altra direzione che mira a dare ai visitatori il senso della scoperta di quell’arte e di quelle culture che, ancor oggi, ci restano ampiamente sconosciute. Se la colonizzazione post-colombiana ha sterminato e distrutto ingenti porzioni delle loro testimonianze, quanto ci resta ha un valore ulteriore è ancor più significante nel rispetto di identità ancora presenti e attive. Da questo punto di vista sarebbe superfluo e inutile descrivere la minuziosità e la particolarità con cui l’oro metaforicamente assume forme diverse assecondando impieghi e rappresentazioni differenti, intravedere la vicinanza all’elemento naturale nelle piccole sculture, nei vasi e negli ornamenti, perché quello che ha senso davvero è il modo con cui tutti questi “pezzi” sono da intendersi e così traspare il lavoro di ricerca che le curatrici hanno condotto nel tempo – ben sette anni – dialogando anche in modo profondo con gli esponenti Arhuaco.
Le loro posizioni non sono state utili solo all’indagine condotta dalle studiose ma, come abbiamo detto, a loro stessi è stato chiesto di intervenire nel processo di costruzione delle mostre perché non fosse sradicata la matrice vera dei loro valori conservati nel tempo e che questi pezzi continuano ad incarnare. Il peso di questi legami con le origini, la responsabilità di chi oggi deve preservare per le generazioni future sono la vera eredità che ci resta nella memoria di questa mostra.
Allora quello “splendore” che per noi è rilevante, ora è secondo solo all’importanza data alla concezione cosmologia in cui loro sono calati, al valore della natura e al rispetto degli ideali simbolici che tornano poi ad avvicinarci alla prospettiva di quella dimensione umana da cui ci siamo incredibilmente allontanati.
Gli Arhuaco ci affidano una concezione del mondo che resta rilevante anche oggi, che resta valore fondante anche nel presente. Si capisce che senso abbia per loro credere nell’esistenza di un’anima per ogni cosa: un animale, un fiore, una pietra, un oggetto. Tutto è in un processo senza tempo e appartiene per sempre al creato. Qui, forse, sta quella vera bellezza cui tanto ci affanniamo di inseguire o che vogliamo conquistare e trattenere. In questa visione della nostra presenza – di testimoni e di conservatori di eredità ricevute dagli antenati – che è transitoria nel mondo vive quello splendore che ci rende, con loro, partecipi di tutta un’“altra” storia.
Più che oro. Lustro e visione del mondo nella Colombia indigena
a cura di Julia Burtenshaw e Diana Magaloni per il Los Angeles County Museum of Art (LACMA), Fernanda Ugalde per il Museo Rietberg
concepita e realizzata da Los Angeles County Museum of Art (LACMA), Museo del Oro di Bogotá, Museum of Fine Arts di Houston e dai membri della comunità indigena degli Arhuaco in Colombia
23 marzo – 21 luglio 2024
Museum Rietberg
Gablerstrasse 15, Zurigo (Svizzera)
Orari: lunedì chiuso; tutti i giorni 10.00-17.00; mercoledì 10.00-20.00
Ingressi intero CHFr 25.00; ridotti CHFr 20.00 – 12.50 – 10.00
Info: +41 44 415 31 31
museum.rietberg@zuerich.ch
www.rietberg.ch