SLOVENIA | PTUJ | 16 luglio – 19 settembre 2020
Giunge quest’anno alla 18. edizione, ART STAYS, Festival di arti contemporanee di Ptuj in Slovenia, curato da Jernej Forbici e Marika Vicari. Fondato nel 2003, il Festival ogni anno si propone come un interessante spaccato della contemporaneità, alternando la presentazione di talenti emergenti ad artisti affermati a livello internazionale. Dopo le già ricche edizioni passate – dal titolo Futuro, Fragile e NaturAL(L) – per l’edizione 2020 il tema è NO MORE SILENCE: moto ma anche monito, dopo l’isolamento che l’umanità è stata chiamata ad affrontare nei mesi scorsi, uno sguardo critico ma a tratti drammaticamente ironico rispetto al tempo che stiamo vivendo.
Una riflessione e una ricerca sviluppate da tempo e già affrontate, con tagli differenti, nelle passate edizioni partendo dal presupposto che dobbiamo con estrema urgenza renderci consapevoli delle fragilità del nostro mondo per ripensare il futuro. NO MORE SILENCE – ricordando la fase inattesa, fatta per lo più di “silenzio”, conseguenza dell’isolamento sociale finalizzato a combattere la pandemia da COVID-19 – guarda al suono, alla musica, alla parola, al vuoto, al conflitto interiore ed esteriore ed alla volontà continua dell’uomo di dar voce allo spazio, al tempo, alla comunicazione ed alle relazioni.
Conferenze, mostre, performance, film d’artista, video, installazioni, sperimentazioni musicali, mappature arricchiscono il programma articolato di quest’anno che coinvolge tutte le principali istituzioni pubbliche e private, storiche, artistiche, culturali, politiche e sociali dell’antica città di Ptuj ed anche di Kidricevo e Majsperk, che ne ospitano annualmente progetti collaterali multimediali o site specific.
Se le nuove tecnologie hanno avuto e continuano ad avere un peso fondamentale nello sviluppo dell’uomo e della realtà, sia ripercorrendo il passato che guardando al futuro, ART STAYS Festival si offre da guida in un inedito ed avventuroso viaggio nel suono, nella parola e nel silenzio attraverso gli straordinari lavori di artisti internazionali come Robin Meier, Hans Beckers, Roberto Pugliese, Baastian Maris, Alberto Tadiello, Hu Ye, Michele Spanghero, Zul Mahmod, Miha Ciglar, Marko Batista, Lynn Book.
Le performances, installazioni ed opere presentate portano non solo ad un agire sul piano teorico del suono ma principalmente alla ricerca dell’effettivo risultato nella quotidianità, e di come in maniera diversa, il suono, la parola e la musica possano essere trasformati o ricreati da o in un elemento naturale o artificiale.
ART STAYS si presenta al pubblico ancora una volta come una piattaforma al cui interno si manifestano identità e forme tra loro diverse ed autonome dell’arte contemporanea. L’edizione di quest’anno è costituita da una mostra principale, ospitata nella Galleria Mesta della città e da altre sette mostre che offriranno spunti diversi per un dialogo tra le articolate prospettive del mondo delle arti. Un appuntamento polifonico con la partecipazione di artisti provenienti da diverse parti del mondo in cui ogni protagonista è tasto, nota, colore, strumento, voce, forma attiva di emozioni, percezioni spazio-temporali, comunicazioni costruite attraverso strumenti, scienza, natura e tecnologia per dare un senso alla realtà delle cose.
NO MORE SILENCE – LA MOSTRA | GALLERIA MESTA
NO MORE SILENCE è l’appuntamento principale del 18 Festival ART STAYS, ospitato nelle sale della Galleria della città di Ptuj. La mostra è basata volutamente ed idealmente sulla scala pentatonica con la partecipazione degli artisti Hui Ye, Robin Meier, Roberto Pugliese, Michele Spanghero e Alberto Tadiello, può essere letta in maniera diversa a seconda del percorso fisico e mentale con il quale ci si apre ad accogliere il messaggio: leggere il silenzio per ascoltare, liberarsi da tutto per ricominciare a vivere e ripensare noi stessi ed il mondo.
Silenzio, respiro, voce, suono e natura sono gli elementi chiave della mostra che aprono ad altrettanti articolati, singoli e singolari progetti che guardano e cercano il punto zero del suono, in questo caso inteso come orientamento umano, l’istante in cui abbiamo perso di vista il nostro stesso presente ed il nostro futuro.
Se da un lato ci troviamo tutti fisicamente ed emotivamente coinvolti, attratti verso la scultura sonora di Michele Spanghero, Ad Lib., che combina una macchina medica per la ventilazione polmonare automatica con alcuni tubi dell’organo che suonano un accordo musicale al ritmo costante del respiro meccanico, creando un organo artificiale che è metaforicamente un requiem meccanico che suona incessantemente; dall’altro Alberto Tadiello, partendo dal brano Thirteen dell’album Hospice dei The Antlers, lavora tra la sospensione e tensione fisica di due corpi artificiali che anelano ad un contatto che rimarrà disatteso generando emozioni contrastanti, quali un trasalire, un coinvolgimento ambientale e una totale trasformazione dello spazio.
Il concerto per natura morta di Roberto Pugliese, invece, si compone di tredici tronchi di castagno morti sospesi in posizione orizzontale in aria a diverse altezze. In ogni tronco è posizionato un altoparlante, che permette al suono di essere amplificato e modificato dal volume e dalla forma. I suoni riprodotti dall’installazione provengono dai luoghi in cui sono stati presi i tronchi, e dalle registrazioni fatte durante il loro svuotamento. Questi suoni sono stati successivamente elaborati in modo digitale utilizzando software progettati per questo scopo e poi assemblati compositivamente. In questo modo lo spettatore è immerso in una “natura morta”, dove la presenza dell’aspetto sonoro, combinato con l’imponente e impressionante texture visiva, dà al lavoro un grande impatto emotivo e coinvolgente. Diverso è il suono della natura dell’artista svizzero Robin Meier che, nella sua installazione Syncronicity, ci conduce in una foresta di mangrovie in Thailandia dove le lucciole vive (Pteroptyx malaccae) sincronizzano i loro flash con i LED controllati dal computer. Stabilendo una forma di comunicazione basata sulla luce con gli insetti, l’artista influenza il lampeggio ritmico di grandi colonie di lucciole. Siamo davanti ad un’orchestra silenziosa che si armonizza senza la necessità di un direttore.
Giustapponendo la ricerca delle canzoni tradizionali del popolo Tao, che ha catturato la propria narrazione attraverso la poesia, l’artista cinese Hui Ye interroga su come le esperienze personali e la conoscenza collettiva si trasformino attraverso l’atto del cantare forme di narrazione in combinazione con elementi uditivi e performativi. Il progetto qui presentato, Songs of Oblivions, espone la complessità del rapporto tra storia e memoria collettiva, incidenti politici ed emozioni di individui che hanno sofferto in un periodo inosservato della storia.
NO MORE SILENCE, 18 FESTIVAL ART STAYS, 2020
Direttori e curatori: Jernej Forbici e Marika Vicari
16 luglio- 19 settembre 2020
Weekend inaugurale: 16-19 luglio 2020
PROGRAMMA EVENTI E INFO:
www.artstays.si
nomoresilence.si