Un progetto ambizioso, una sfida che opera in due direzioni geografiche: Prato e Milano. L’ampliamento della storica sede di Prato con lavori in progress fino al 2012, affidati allo studio NIO Architecten, accelera le “spinte espansionistiche” del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci che individua, in un ex edificio industriale in zona Navigli, la sede per una nuova avventura museale. L’apertura del Museo Pecci Milano significa amplificare la visibilità della collezione costruita in ventidue anni di attività – oggi nucleo portante di tutta l’operazione – incentivare la ricerca e le proposte sul contemporaneo. Abbiamo chiesto al direttore artistico Marco Bazzini le coordinate per orientare la nostra visione…
Francesca Di Giorgio: Il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci triplica le sue attività. Come si ridefiniscono i ruoli a partire da questo intenso work in progress?
Marco Bazzini: La sede di Prato rimane il centro operativo delle nostre attività che piano piano si allarga a cerchi concentrici: dalle mostre nelle nostre sale espositive a quelle all’estero, come la prossima nuova versione di Italian Genius Now programmata per l’Expo di Shanghai, passando dal territorio regionale, dove sono attive le collaborazioni per toscanaincontemporanea, per arrivare a Milano. Questo spazio deve funzionare come un ulteriore accelleratore delle nostre proposte ma soprattutto vorremmo che fosse un nuovo luogo di riflessione sulla contemporaneità.
La scelta di Milano tiene ovviamente presente, a breve termine, dell’input che può dare la città sul fronte dell’arte contemporanea e a lungo termine dell’attesissimo Expo del 2015. Quali sinergie si vogliono ottenere tra i due poli?
Milano è certamente la città italiana dove, più frequentemente, ci confrontiamo con tutti i linguaggi del nostro presente, è una città viva di proposte culturali e noi vogliamo contribuire a rafforzarne la qualità soprattutto sul versante dell’arte contemporanea. É difficile sapere oggi cosa succederà tra cinque anni ma ci candidiamo a rimanere anche per quella nuova grande sfida che riguarda tutto il Paese. Ad oggi il nostro progetto ha come primo obiettivo il 2012, anno in cui termineranno i lavori a Prato per la nuova ala museale progettata da NIO Architecten.
Tra le sue prime dichiarazioni leggiamo l’accento posto sulla visibilità data alla collezione permanente del Pecci. Ci racconta in che modo cambierà la fruizione di questa importante raccolta?
La presentazione della collezione è il motore di tutto questo, sia dell’ampliamento dell’attuale edificio in Toscana sia dello spazio milanese che per questi pochi anni si costituirà come suo luogo d’elezione. Per noi si tratta di una rivoluzione, dopo ventidue anni di attività dove sono stati raccolti circa 1300 lavori, abbiamo oggi la possibilità di mostrarla ad un pubblico più vasto che ancora non ne conosce la qualità. Mentre a Prato continueremo con le mostre temporanee, come quella attualmente in corso di Paolo Canevari, anche in questo periodo di lavori in corso non conosceremo nessun momento di interruzione.
Museo Pecci Milano sorge in un edificio di archeologia industriale in zona Navigli. Su quale idea si coordineranno gli allestimenti in base all’anima del luogo?
Questa sua caratteristica è stata per noi subito molto importante. Più di vent’anni fa il Centro Pecci è nato in una città simbolo della produzione manifatturiera italiana. Prato è una città totalmente coinvolta nella spinta produttiva, soprattutto dal secondo dopoguerra, è ricca nell’esperienza del fare e nella capacità imprenditoriale. Questa sua vocazione l’ha plasmata anche nell’immagine urbana piena di fabbriche ed edifici industriali. A questo tipo di architettura si ispirò anche Italo Gamberini quando progettò l’attuale edificio che ospita il Centro, caratterizzandolo con gli shed tipici degli ambienti lavorativi. Lo spazio di Milano è della stessa tipologia e nei primi anni ’20 del secolo scorso ha ospitato una cartotecnica. La zona stessa, i Navigli, sono stati storicamente l’area più importante per la nascita e lo sviluppo dell’industria lombarda, quindi in questo luogo dove ancora insistono atelier di moda, di design e dove si trova anche il Museo Sagsa (proprio confinante con il nostro spazio) ci sentiamo come a casa. L’edificio e il contesto in cui si trova ci permettono di rilanciare anche quel progetto originale che fu alla base della nascita del Centro Pecci, ovvero, la scommessa sul binomio arte e produzione, ambedue tipiche del carattere pratese, milanese ed italiano. Saranno queste le linee che seguiremo per le nostre proposte.
La nuova sede milanese inaugura in concomitanza con il Salone Internazionale del Mobile come evento Fuorisalone e la mostra d’apertura, non a caso, è dedicata a NIO architecten, come già accennato, autori anche del progetto di ampliamento della sede di Prato. Quando e com’è nata questa collaborazione?
Con NIO e il suo studio lavoriamo a stretto contatto dalla primavera 2006, cioè da quando la famiglia Pecci gli commissionò il progetto che ora stiamo realizzando con il sostegno della Regione Toscana e del Comune di Prato. Maurice è un architetto giovane, eccentrico ed eclettico, scrive libri, sceneggiature per film oltre a costruire edilizia pubblica e privata. Ha un’immaginario complesso e molto aperto, tra le sue fonti di ispirazione conta molto l’arte contemporanea e la fotografia. Il Centro ha scommesso su di lui con la cieca fiducia – quella che fa parte della nostra scommessa quotidiana di operatori del contemporaneo – che nei prossimi anni diventerà una prestigiosa personalità di questo nuovo millennio.
Dal nostro rapporto entrambi abbiamo avuto molto da imparare; sicuramente una delle linee programmatiche con cui abbiamo lavorato in questi anni per riposizionare il Centro Pecci nel panorama internazionale è frutto di questo dialogo.
Dark Matter è il titolo dell’installazione firmata NIO, in mostra a Milano dal 14 aprile. Introduce per noi il suo concept?
È un oggetto misterioso che però poi si scioglie in riferimenti molto diretti al nostro mondo, soprattutto quello naturale. Parte dalla riflessione sulla materia oscura presente nell’universo, ma la progettualità tipica dell’architetto-designer la riporta sulla terra. È allo stesso tempo un’installazione filosofico-scientifica e Pop.
Qualche anticipazione sul calendario?
Dopo Dark Matter e il ciclo di incontri che abbiamo programmato fino a giugno, ripartiamo i primi di settembre proponendo anche a Milano il Festival Internazionale Videominuto, una rassegna di video della durata massima di un minuto, che quest’anno è alla sua diciottesima edizione. A seguire la prima mostra della collezione.
La mostra in breve:
inaugurazione
mercoledì 14 aprile 2010 dalle 18.00 alle 24.00
l’installazione Dark Matter di NIO Architecten sarà visibile fino al 19 giugno 2010
Salone Internazionale del Mobile 2010
evento Fuorisalone
in collaborazione con SPAZIO CULTURA SAGSA
15 – 19 aprile 2010 dalle 18.00 alle 23.00
MUSEO PECCI MILANO
Ripa di Porta Ticinese 113, Milano
mercoledì, giovedì, venerdì – dalle 17.00 alle 21.00
degustazione vini toscani TOSCANA PROMOZIONE
interior design FLANELLE / B-ARCH STUDIO
allestimento LAMPADA Re+ marchio MARIPLAST, progetto vincitore del concorso internazionale “La Casa del terzo millennio” 2009
organizzato dalla CNA di Prato
media partners ROLLING STONE
FIRENZE MAGAZINE TOSCANA TV
www.centropecci.it
In alto da sinistra:
Museo Pecci Milano, rendering
Maurice Nio, Dark Matter, installazione m 2,20×1,45×19 m-6