Intervista a Nico Vascellari di Ginevra Bria
Lago Morto è il nome della band che Nico Vascellari (1976, Vittorio Veneto, Treviso) ha creato per realizzare un tour di 16 concerti in 15 giorni consecutivi (10-24 maggio 2009) a Vittorio Veneto, dove attualmente vive. Lago Morto è una formazione performativa che nasce per amplificare l’esperienza del palco estendendola a gesti che rendano lo spazio un alveo percettivo collettivo. Il 16 aprile alle ore 19 alla Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti di Camogli, Nico Vascellari presenta la mostra Lago Morto. Lo spazio della Fondazione è coinvolto totalmente: centinaia di fotografie scattate dal pubblico durante i concerti, video, poster, flyers, collages e disegni sono affiancati da scritti e immagini che documentano la preparazione di Lago Morto e la sua evoluzione. Durante l’opening sarà presentata anche la performance-concerto omonima che espande il suo raggio d’azione da Vittorio Veneto a Camogli, dove il concerto verrà realizzato anche da un gruppo di giovani musicisti del luogo. Con questa iniziativa Nico Vascellari lancia l’idea del brand Lago Morto sotto il quale dare avvio alla formazione di altre band dallo stesso nome.
Ginevra Bria: Quanti livelli di intervento avrà la tua personale alla Fondazione Remotti? Che tipologie di lavori installerai? E quali progressive novità mostrerai di questo progetto?
Nico Vascellari: Lago Morto è un progetto la cui realizzazione ha comportato la creazione di (in ordine cronologico): una band, quattordici canzoni, materiale fotografico promozionale, un demo tape intitolato Il Selvaggio, t-shirt, poster, flyer, un tour a Vittorio Veneto di 16 concerti in 15 giorni consecutivi, fotografie, collage, 16 video, una performance alla Kunsthaus di Graz, materiale video e fotografico promozionale, un album intitolato Obitorio Veneto e pubblicato in tre formati differenti LP, LP+DVD, CD+DVD. Tutto questo sarà in mostra alla Fondazione Remotti. A questo si aggiungeranno due nuove performance di Lago Morto durante la serata dell’opening.
A Camogli, la tua band Lago morto, avrà nuovi componenti (cantante, chitarrista, bassista, batterista). Ho letto che il 12 marzo hai aperto i casting di selezione. Come sono andate le audizioni? Quali caratteristiche cercavi in loro? Quale ruolo avrai tu?
Lago Morto in primis è un’idea, poi, una band in cui ho cantato. Considero la precisazione fondamentale per l’opera. Le audizioni sono andate molto bene. Esiste un’altra band che si chiama Lago Morto ora e che agirà solo nel contesto di Camogli così come i primi Lago Morto esistono solo a Vittorio Veneto. Nell’annuncio fatto circolare dalla Fondazione Remotti si chiedeva solamente che i musicisti fossero di Camogli e avessero una discreta padronanza tecnica di strumenti quali batteria, chitarra e basso. Era inoltre specificato che cercavo persone che suonassero musica punk/hardcore. È un’idea forse ormai obsoleta ma sono ancora molto legato al fatto che il punk e l’hardcore siano più che musica.
Alla Fondazione Remotti la band conviverà attraverso immagini e ricordi con i suoni della nuova formazione. Poi lancerai il brand Lago Morto, sotto il quale dare avvio alla formazione di altre band dallo stesso nome. Come interviene il tempo nel tuo processo artistico?
La sera dell’opening suoneranno entrambe le formazioni attualmente esistenti di Lago Morto, quella di Vittorio Veneto e quella di Camogli. Questa è la prima volta che ritorno su un mio lavoro per ampliarlo senza che questo fosse previsto in fase progettuale. È fuori discussione che questo sia avvenuto per l’esito e le ripercussioni che la prima esperienza di Lago Morto ha innescato a Vittorio Veneto.
Come cambia, secondo te, una band quando fa uscire la musica dal proprio studio per “rimetterla” sul palco e restituirla al pubblico?
Credo sia più o meno la stessa differenza che passa tra cucinare una torta e mangiarla.
Cosa deve accadere tra il tuo corpo e il corpus del pubblico quando ti metti in scena?
Nulla deve assolutamente accadere. Io creo i presupposti perché il momento possa esistere ma quale esso sia preferisco ignorarlo.
Chi sei quando sei sul palco? In chi ti trasformi? Esiste un alter-ego di Nico Vascellari?
Non mi riconosco perché non mi conosco. Non esiste nessuna trasformazione. Nessun alter-ego. Solo ed unicamente una differente percezione del sé. Spesso più profonda di quella provata in solitudine.
Istintività e continua improvvisazione, poi la noia necessaria e il deserto di Vittorio Veneto. Credi che scaturisca da queste tue contraddizioni quotidiane la necessità puntuale di confronto con il pubblico e di un tuo rapporto diretto con esso?
Perdonami, non trovo contraddizioni in ciò che dici. Vittorio Veneto oltretutto è noiosa ma non affatto un deserto. Ho bisogno di un confronto con il pubblico come ogni altro artista ma non individuerei nel fatto di stare a Vittorio Veneto l’origine di questa necessità. Piuttosto è vero il contrario.
Un’ultima domanda. Durante le tue performance non è la trasgressione a stupire, quanto la tua noncurante padronanza di spazio e tempo. Quali regole ti imponi e quali più facilmente devi ignorare?
Nulla di ciò che ho fatto nasce dall’idea di trasgredire. Spazio e tempo sono fondamentali per ogni mia performance. Stabilisco regole comportamentali per me proprio perché lo spazio durante quel tempo deve diventare un territorio. Il mio territorio. Non riconoscendomi è difficile ignorare.
La mostra in breve:
Nico Vascellari. Lago Morto
a cura di Francesca Pasini
Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti
Via Castagneto 52, Camogli (GE)
Info: + 39 0185 772137
www.fondazioneremotti.it
Inaugurazione e concerto Lago Morto sabato 16 aprile, ore 19.00
16 aprile – 19 giugno 2011
Nico Vascellari, “Lago morto”