INTERVISTA DI ELENA BALDELLI
L’Associazione culturale Laboratorio Alchemico presenta Nemeton. Perdersi nel bosco iniziatico, promuovendo la spontanea fusione di arte e ambiente nel tentativo di avvicinare i visitatori del bosco all’arte e il pubblico abituale dell’arte al bosco. Dodici artisti, divisi tra il Parco di Villa Annoni di Cuggiono e l’area protetta della Fagiana di Magenta, hanno ripercorso il tema del bosco come luogo d’iniziazione, incontrando i miti e le fiabe legate al Nemeton celtico, il bosco sacro, luogo di misteri, pericoli, crescite personali e trasformando una semplice passeggiata nella natura in un momento privilegiato per incontri inattesi…
Elena Baldelli: Inizierei con il definire l’attività di Laboratorio Alchemico. Di cosa si occupa l’associazione?
Nila Shabnam Bonetti: Laboratorio Alchemico vorrebbe ridefinire il ruolo dell’arte contemporanea riuscendo a comunicare con un pubblico variegato, pur mantenendo alto il livello delle proposte. Io lo definisco come «l’arte che si prende un impegno». In primis portiamo fuori dalle gallerie, luoghi prettamente elitari, artisti giovani e più affermati per farli partecipare a progetti d’arte pubblica. I nostri “luoghi” privilegiati sono la strada e gli spazi pubblici (musei, location istituzionali, ma non strettamente deputate all’arte). L’arte è uno strumento prezioso per veicolare idee, per comunicare, ma è anche quel valore aggiunto che conferisce senso all’esistenza degli individui. Ci stanno particolarmente a cuore le tematiche ambientali ed ecologiche, crediamo che siano strettamente connesse con la possibilità dell’uomo di riscattare la propria vita, recuperare un equilibrio con se stesso, la natura e certe tradizioni, per non cedere al sistema socio-economico attuale che tende a risucchiarci in un vortice alienante.
Com’è nata l’idea di ambientare una collettiva in un bosco, più precisamente l’area protetta della Fagiana di Magenta e Villa Annoni di Cuggiono?
A seguito di un precedente intervento en plein air avvenuto l’anno scorso. Si trattava dell’installazione sugli alberi dei Giardini Montanelli di Milano delle Bird Houses, nidi artificiali d’artista per gli uccelli selvatici. Siamo rimasti colpiti da come l’arte e la natura possano interagire in modo affascinante. Io e Marco Garegnani (vicepresidente) abbiamo subito iniziato a meditare la possibilità di sviluppare un progetto che vedesse convivere arte e ambiente naturale. Questa esigenza l’ha riscontrata anche Michael Rotondi (uno degli artisti delle Bird Houses) che ha lanciato l’idea di ambientare una mostra nel bosco. Noi l’abbiamo accolta con entusiasmo e abbiamo iniziato a sviluppare il progetto. La scelta è caduta sulla Fagiana perché conoscevamo quel luogo, così come tutto il Parco del Ticino, e ci è sembrato particolarmente suggestivo. Mentre il Parco di Villa Annoni è una location scelta successivamente, per espandere il progetto anche in una zona più antropologicizzata, una sorta di piccolo bosco in città.
Potresti fare un breve excursus tra le varie opere presentate raccontandole brevemente?
In realtà non vorrei svelare troppo, mi piacerebbe mantenere l’effetto “sorpresa”, l’idea di meravigliare il visitatore è una parte integrante del progetto. Ho cercato di mantenere una certa eterogeneità nella scelta degli artisti, per far sì che la proposta fosse molto diversificata. Nell’area protetta della Fagiana, luogo che presenta un aspetto più boschivo e selvaggio, il dialogo con l’ambiente circostante sarà più diretto, anche mimetico. Ci saranno un paio di interventi di Land Art, poi lavori che si fondono con gli elementi naturali o che si inseriscono in essi in modo non invasivo. Mentre in Villa Annoni abbiamo preferito inserire opere che prevedessero un approccio più diretto, quasi ludico con il pubblico, come quelle di Cracking Art, Francolino, Colombi.
Come si sono rapportati gli artisti con il bosco? Come hanno agito nelle varie progettazioni site specific?
Siamo ancora in fase di allestimento. Per il momento gli artisti hanno dovuto fare i conti con le imposizioni che il Parco del Ticino e i Comuni hanno dettato. Norme giustissime, considerato che stiamo lavorando in un’area protetta e in un giardino di grande valore storico. Gli interventi dialogano con l’ambiente, ma devono rispettarlo, per cui non saranno invasivi. È stato difficile trovare i giusti compromessi, i progetti sono stati soggetti ad un attento monitoraggio delle istituzioni. Alcuni artisti porteranno i loro lavori realizzati in studio, dopo un’attenta valutazione del luogo in cui inserirli. Altri hanno reperito il materiale sul posto, legno di rami potati o fronde destinate alla potatura. Un lavoro spesso faticoso, ma che si è rivelato anche divertente. Una prerogativa di Laboratorio Alchemico è di lavorare con artisti che hanno la capacità di vedere il mondo con un occhio ancora infantile.
Cosa accadrà allo spettatore che decide di intraprendere il viaggio iniziatico nel Nemeton?
Dovrà prepararsi all’incontro con quella parte di se stesso sopita o addirittura sconosciuta. Dovrà fare i conti con le proprie paure che prendono l’aspetto di demoni e creature mitologiche, ma incontrerà anche graditi compagni di viaggio, piccole oasi di protezione e potrà ripercorrere ricordi d’infanzia. Speriamo ne possa uscire piacevolmente stupito, magari trasformato!
La mostra in breve:
Nemeton. Perdersi nel bosco iniziatico
a cura di Nila Shabnam Bonetti e Marco Garegnani
organizzato dall’Associazione Culturale Laboratorio Alchemico
Parco di Villa Annoni
piazza XXV Aprile, Cuggiono (MI)
Riserva Naturale La Fagiana
via Valle, Magenta (MI)
Info: +39 02 36516998
www.laboratorioalchemico.com
Inaugurazione sabato 21 maggio, ore 18.00
Presso la riserva naturale La Fagiana, Magenta
21 maggio – 20 luglio 2011
Artisti: Silvia Argiolas, Marta Colombi, Cracking Art, DEM, Andrea Francolino, Silvio Giordano, Moneyless, Riccardo Pirovano e Marta Fumagalli, Michela Pozzi, Michael Rotondi, Miriam Secco, Aura Zecchini
In alto:
Andrea Francolino, “Untitled”, 2011, stampa su sacchi e sabbia, misure variabili, courtesy dell’artista
In centro:
Cracking-Art, “Suricati”, installazione, plastica riciclata, cm 140 h, photocredit Paolo Demaldè
In basso:
Marta Colombi, “piano.. piano..”, 2011, installazione, ceramica e profilato di alluminio, misure variabili