MILANO | BUILDING | 8 aprile – 26 giugno 2021
di MATTEO GALBIATI
A volte il caso riesce a regalare felici sorprese, soprattutto se avvengono in un momento in cui, ancora soggetti a forti limitazioni e restrizioni, gli incontri non sono ancora del tutto programmabili con quella libertà cui eravamo abituati. Preso l’appuntamento per visitare la mostra E T E R E di Yuval Avital (1977), in corso da BUILDING a Milano, abbiamo incontrato, per fortuita coincidenza, lo stesso artista che, sempre disponibile per un confronto e un dialogo, ci ha accompagnato personalmente ad un’interessantissima, quanto imprevista, visita guidata che ha arricchito ulteriormente l’immersione nel grande dispositivo narrativo allestito nello spazio milanese.
Questo progetto – che si estende su tutti e quattro i piani della galleria – infatti, somma opere diverse, eterogenee per tipologia, materiali e tecniche, ma che in realtà non disperdono la visionaria dialettica entro cui opera Avital, anzi suddividono la sua esperienza in un racconto in quattro capitoli che sono riflesso di un’analisi di coscienza e conoscenza rivolta al presente, attivata dalla sua tipica artisticità poliedrica capace di aprirsi all’altro e accoglierlo nel proprio significato profondo.
Le sue sono testimonianze particolari del suo proprio vissuto, di un suo modo di interpretare la realtà, una visione parziale di quanto ci circonda e con cui vuole solo aprire lo sguardo dell’altro, dare un suggerimento che si trasforma nel carico immaginativo e trasfigurante dell’opera: come spesso Yuval Avital ci ha invitato a fare durante il percorso della mostra, dobbiamo essere noi a dover cogliere uno spunto, accedere ad una lettura che svela altri rimandi e si compenetra (e completa) nella reciproca esperienzialità. Ogni opera definisce un mondo che si nutre di quella responsabile e partecipata intuizione che sollecita lo spirito a traghettare la propria riflessione, il proprio coinvolgimento nell’estensione spazio-temporale dell’opera che poi rende universale il conseguente apporto poetico finale.
Indubbiamente il ricorso complementare di tecniche tradizionali e dispositivi multimediali (pittura, scultura, musica, letteratura, … sono tutte presenze dichiarate) esplicita il governo di un pensiero che si muove ecletticamente in direzioni diverse, non tanto perché dispersivo, anzi, proprio per suggellare il significato e il senso specifico di ogni idea con una compiuta e corrispondente ri-proposta estetica onnicomprensiva.
Già il principio dell’ispirazione definisce il contesto visionario entro cui si muove il lavoro di Avital qui presentato: la fiaba il Cuore e la Fonte del rabbino Nachman di Breslav (1772-1811), presa dal suo Racconto dei sette mendicanti, lo ha spinto a creare l’opera Cuore di Etna che, tra acqua, suono e vibrazioni, genera una prima avvolgente concettualizzazione dei sensi, ponendo il nostro essere uomini, al centro di una realtà che non è mai definita e definibile, ma deve essere completata e arricchita con quanto sta oltre noi stessi. Da qui tutte le sue conoscenze e competenze si riversano in un flusso di opere che ci accompagna – come lui stesso lo ha definito – in un percorso ascensionale, di crescita e rinascita. E T E R E è la preziosa conquista del vuoto e dell’assenza che diventa parte di un tutto che trova, grazie alle opere, la propria piena completezza e attuazione dalla natura ancestrale per arrivare allo spirituale.
I video Foreign bodies e la scultura Sining tubes n.1, Mammouth sollecitano il nostro sguardo sulla relazione tra corpo e ambiente, tra tempo e spazio, cercando di ritrovare quella corrispondenza che abbiamo capito mancare in noi stessi. Accanto a questi poi troviamo immagini liberatorie che offrono uno sguardo su personaggi nati dall’imprevedibile casuale volontà del gesto: Rorschach’s Angels sono identità libere che incontriamo offerte nella loro semplice bellezza, ciascuna testimone di un’identità singolare e unica, forse irripetibile.
Dopo il Cuore del mondo del piano terra si accede a Foresta (al secondo piano) dove esplode la forza della pittura, intensa, ricca, quasi nobilmente primitiva di Avital, che, accanto a evanescenti fotografie di corvi e una serie di maschere, ritrova il pieno del dramma dell’incompletezza dell’uomo e di tutte le sue aspirazioni. È lui che deve ricercare quella parte di sé mancante per rigenerare un universo nuovo e differente. Qui è dove l’osservazione dell’artista si fa più concitata, anche le sue parole si infittiscono denunciando l’attaccamento a questo tema sentito come urgente. Gli occhi dell’osservatore possono aiutare a conferire quella parte necessitante a queste storie che diventano fiducia in un mondo che solo in questi termini può cambiare veramente.
Si fa più leggera la parte dedicata alla Luce che, al terzo piano, ci porta la prevalente testimonianza della serie di acquarelli Birds, con un campionario vario di uccelli liberi di cantare la propria essenza attraverso il colore e di diventare ai nostri occhi non solo espressione di una pura libertà, ma di essere anche i testimoni, i custodi, forse i messaggeri dei nostri sogni.
Si conclude il nostro viaggio all’ultimo piano dove, anche in rispetto al tema iniziale e ai contenuti della favola, abbiamo la sezione dedicata a La fonte: qui l’acqua con la sua forza vitale è protagonista assoluta nei lavori Waters of grace, Background of the last e Sunrise Background. È viva, è densa, è aria, è spazio di altre dimensioni. Le opere video poi aiutano ad enfatizzare questa carnalità fisica che quasi si insidia nel nostro sguardo, ma non smette di fluire, di scorrere e di alimentare la Vita fino a sconfinare oltre il terreno e trasfigurare in una luce vera e propria nei lightbox. Se al piano terra era reale e impalpabile, mossa in una vibrazione che stemperava l’apparire di un’immagine sulla sua tensione superficiale, qui ora Avital pare darci un altro indirizzo, un altro spunto che riporta a quel perdurare del mondo che, grazie alla nostra nuova consapevolezza, definisce e soddisfa il compimento, forse raggiunto, dell’insperata interezza (e integrità). È tale conquista che ha saputo riempire il vuoto e l’incompiuto delle nostre esistenze. Il Cuore del mondo ritrova allora l’amore per la sua Fonte e, pur lontani, si ricongiungono anche grazie al nostro sguardo che, nel presente, sa donarci allora la grazia del (nuovo) domani.
Yuval Avital. E T E R E
a cura di Annette Hofmann
8 aprile – 26 giugno 2021
BUILDING
via Monte di Pietà 23, Milano
Orari: da martedì a sabato 10.00-19.00
Info: +39 02 89094995
info@building-gallery.com
www.building-gallery.com