VENEZIA | Palazzo Fortuny | Fino al 24 novembre 2024
di FRANCESCA DI GIORGIO
Al principio fu Panorama alla Cour Carrée du Louvre, nel 2016 a Parigi, una grande foresta di alberi di cartone ispirata ai modelli dei cosiddetti panorami che venivano installati in edifici circolari all’inizio dell’Ottocento. Un’introduzione, se così possiamo definirla, a ciò che avrebbe continuato a realizzare poi Eva Jospin (1975), artista francese d’origine e italiana d’adozione. Un legame particolare la lega all’Italia e si riflette nei suoi lavori ricchi di riferimenti storici, artistici e culturali al nostro Paese evocandoli più che descriverli.
Siamo ora ad un anno esatto dal suo debutto con una personale in Italia, alla Galleria Continua di San Gimignano, dove presentava una serie di Vedute, ispirate sempre dalla natura e dal paesaggio ma filtrate da una tradizione artistica dove foreste impenetrabili, grotte di giardini rinascimentali, popolati da rovine, follie architettoniche e intrecci vegetali, convivevano in un unicum tanto ordinato quanto stratificato come il materiale di cui si serve per scolpire: il cartone, certo, ma anche l’intreccio di fili di seta che disegna grandi arazzi dove sfondo e figure spesso raggiungono un punto di fusione.
Tutti elementi che ricorrono, e allo stesso tempo mutano, in Selva la mostra, in corso fino al prossimo 24 novembre, al Museo Fortuny di Venezia, a cura di Chiara Squarcina e Pier Paolo Pancotto, in collaborazione con Galleria Continua.
Qui la Jospin è capace di portarci a Venezia e allo stesso tempo da tutt’altra parte installando dentro ad uno dei Palazzi più iconici della laguna – il Fortuny casa Museo del pittore, stilista, scenografo e designer spagnolo Mariano Fortuny, famoso per i suoi capi d’alta moda e i suoi tessuti – un vero e proprio dispositivo semplice e quasi in disuso: l’immaginazione. Ciò che vediamo è per certi versi riconoscibile ma è come se non ci bastasse mai ed è questa la potenza dell’opera, il loop della mente che si muove in uno spazio pensando di conoscerlo ma che, allo stesso tempo, scopre per la prima volta.
Così l’arco di ingresso della Selva funziona come un portale multidimensionale − a cui corrisponde anche la multimedialità del modus operandi di Eva Jospin − dove la nostra visione oscilla tra parziale e totale. Il semi-buio del portego, al piano terra del Palazzo, indica di fatto che siamo dentro ad un antro, una grotta, uno spazio che per Venezia ha una funzione particolare e di passaggio tra la porta di terra e quella d’acqua.
Un dato non trascurabile se pensiamo a quanto le mega sculture della Jospin appaiano ai nostri occhi come terre emerse? pareti erose? parti di architetture in divenire dove la natura spesso prende il sopravvento?
Ci sarà chi, fermandosi al forte impatto estetico suscitato, parlerà, di un gran bell’esercizio di stile attraente, non a caso, per grandi Maison di moda: l’artista con Dior ha realizzato un bauletto in edizione limitata che contiene il profumo Miss Dior, e la scenografia della collezione autunno inverno 2021; per il flagship store di Max Mara a Milano l’installazione site specific Microclima, in collaborazione con Collezione Maramotti e Carte Blanche per la maison di Champagne Ruinart. Ma c’è molto altro e, in parte, a sorpresa. Il ritorno della prospettiva come tema, e non come mezzo, argomento reale e non fittizio di una narrazione. L’apertura di un nuovo scenario da cui osservare non solo l’intera ricerca artistica della Jospin, che al Fortuny ne consegna un sublime compendio, ma anche il nostro modo di vedere le cose.
Ci alleniamo al mutare di prospettiva? Come, quando (e se) cambiamo la nostra posizione? Vediamo sempre nello stesso modo, e soprattutto, quanto da vicino e quanto da lontano dobbiamo osservare per vedere davvero qualcosa? Pensiamo al modo in cui ci perdiamo e ci ritroviamo dentro ad uno spazio? Sappiamo ancora perderci?
Vi pare poco? Non so a voi ma a me tutto ciò pare un regalo di cui essere grati.
Eva Jospin. Selva
a cura di Chiara Squarcina, Pier Paolo Pancotto
in collaborazione con Galleria Continua
10 aprile – 24 novembre 2024
Museo Fortuny
San Marco 3958, Venezia
Info: +39 041 5200995
fortuny@fmcvenezia.it
https://fortuny.visitmuve.it/it