Intervista NAZZARENA POLI MARAMOTTI di Sara Polotti
I ritratti di Nazzarena Poli Maramotti (1987), così come i più recenti paesaggi, riportano ad una maniera ormai sbiadita, rara per l’arte più attuale, e per questo preziosa. Al contempo, il gesto sfumato (spesso aggressivo, talvolta discreto) compiuto dall’artista su volti e scenari aggrappa il suo lavoro all’avanguardia più contemporanea, psicologica e intimista. Con il suo garbo materico e desaturato, la giovane artista ha così incantato l’occhio dei critici del premio: Gaspare, Antonio, Fiorenzo e Giancarlo Lucchetta (collezionisti e titolari del Gruppo Euromobil), Giorgio Verzotti e Claudio Spadoni (direttori artistici di Arte Fiera), Beatrice Buscaroli (critico d’arte), Aldo Colonetti (direttore scientifico I.E.D.), Cleto Munari (designer) e Roberto Gobbo (architetto). Con una motivazione legata al sapore classico eppure innovativo delle sue tele, la giuria ha, infatti, riconosciuto il suo talento, già notato da tempo e presentato durante Arte Fiera dalla galleria AplusB di Brescia.
Nazzarena, la motivazione in calce alla tua vittoria al Premio Gruppo Euromobil under 30 spiega molto bene il senso della tua pittura, che si colloca, appunto, tra “cultura e innovazione”. Sia nei soggetti, sia nella tecnica (l’olio), la tua opera pare quasi un ritorno alla classicità (seppur densa di una modernità ben visibile, nella desaturazione oltre che nell’intervento deformante sui soggetti). È tua intenzione?
In un certo senso sì, anche se più che un “ritorno” lo definirei piuttosto un “continuo”. Non è la classicità che io cerco, ma ritengo certi suoi aspetti punti di partenza fondamentali per la qualità della mia ricerca. Un ritorno presuppone un allontanamento, che nel mio caso non c’è stato. Anche volendo parlare di un “ritorno alla classicità”, guardando alla scena pittorica più in generale penso che si possa fare lo stesso discorso. La pittura, come la classicità (alla quale è spesso associata), nonostante tutte le innovazioni e i cambiamenti, non è mai morta veramente.
L’opera Senza titolo/Ohne Titel che si è meritata il premio, rappresenta un paesaggio materico e sfuggente al contempo. Pare quasi il corrispettivo di uno dei tuoi ritratti, soggetto prediletto e per il quale sei più conosciuta, rispetto al quale ora sembri avere fatto un passo a lato per approdare, appunto, al paesaggio. A quale soggetto ti senti più legata?
È difficile a dirsi, ma direi ad entrambi, per ragioni diverse. Grazie al ritratto, che è il tema che ho percepito come più immediato per la mia sensibilità, mi sono poi potuta avvicinare con occhi diversi al paesaggio, tema che, invece, inizialmente faticava ad interessarmi. È stato un passaggio naturale della maturazione della mia ricerca pittorica. Questo passaggio non presuppone, però, un abbandono del ritratto, ma solo un arricchimento delle tematiche, che convivono e si influenzano. Cerco di mantenere una coerenza nell’approccio con cui affronto i miei soggetti.
La tua residenza tedesca (Nazzarena sta compiendo il suo percorso di studi presso l’Accademia di Norimberga n.d.r.) si può respirare nelle tue tele: il romanticismo, i colori mitteleuropei. Quanto ti ha influenzato, o ispirato, l’ambiente? E come è recepita lì la tua arte?
È interessante vedere quanto in Italia sia percepita un’influenza tedesca nei miei lavori e quanto in Germania, invece, agli stessi sia associato un chiaro taglio italiano. Probabilmente è normale. Immagino che l’ambiente in cui vivo non abbia potuto far a meno di riflettersi nella mia pittura, anche se io confesso di non riuscire a focalizzare totalmente quali aspetti abbia toccato e plasmato. Forse non ancora. Dipingo tuttora in accademia e questo mi dà modo di stare a contatto ogni giorno con altri artisti e con le loro ricerche. L’ambiente permette il confronto, ed è stimolante. Il pubblico tedesco (e non solo il pubblico), inoltre, valorizza molto l’arte. Sin dal mio arrivo ha dato prova di apprezzare il mio lavoro e questo è un bell’incentivo. Norimberga è una grande città che però mantiene ancora una forte identità tedesca, a differenza di altre città molto più multiculturali, e questo mi piace molto. È tranquilla e permette di vivere bene.
Ad ArteFiera sei stata presentata dalla galleria AplusB di Brescia. Il vostro è un rapporto ormai stabile (lì la tua prima personale nel 2012, lì la collettiva “Oltre il pensiero” del 2013). Quanto senti a te vicine le scelte e le linee seguite da Dario Bonetta, il giovane gallerista emergente?
Mi trovo molto bene con la galleria e con Dario, che devo ringraziare per il supporto. È motivante collaborare con qualcuno che lavora con passione e dedizione e trovo interessanti le sue scelte artistiche: le ricerche degli artisti della galleria sembrano talvolta diametralmente opposte ma hanno una sintonia comune di fondo. Nella collettiva Oltre il pensiero. Quattordici ricerche attraverso la materia, che ha curato Dario a Palazzo Guaineri delle Cossere di Brescia, questo aspetto era evidente ed è stata l’occasione, a parer mio, per mostrarlo al pubblico.
Cosa ti aspetti dopo questo premio? E quali saranno i tuoi progetti?
Dopo questo premio la mia esigenza è quella di tornare a dipingere. Ed è l’esigenza che emerge dopo ogni mostra o evento. Ritrovare l’equilibrio necessario per riprendere il filo dove si era interrotto. Il premio è stato una bella esperienza, inaspettata, che ha dato visibilità al mio lavoro e questo non può che farmi piacere. In programma c’è una mostra personale allo Zumikon di Norimberga che inaugurerà il 27 marzo.
Nazzarena Poli Maramotti è nata nel 1987 a Montecchio Emilia, vive e lavora a Norimberga. È la vincitrice del Premio del Gruppo Euromobil Under 30, assegnatole dalla giuria di esperti lo scorso mese di gennaio ad Arte Fiera Bologna.
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