RIVOLI (TO) | Castello di Rivoli | 31 ottobre 2024 – 23 marzo 2025
di MICHELE BRAMANTE
La prima mostra firmata dal nuovo direttore del Castello di Rivoli Francesco Manacorda e da Marianna Vecellio ha un istinto politico. Mutual Aid. Arte in collaborazione con la natura parla di cooperazione tra uomo e natura, di relazione e interdipendenza tra volontà soggettiva e trasformazioni organiche, degli effetti caotici generati dalle forze imprevedibili degli impulsi vitali sulle forme. Ecologia e ambientalismo, ormai verbosamente dibattuti anche tra i massmedia, sono però temi collaterali della mostra, perché quando l’arte riflette criticamente sul superamento dell’antropocentrismo e delle relative gerarchie tra i viventi, sulle decisioni collettive mirate a stemperare il dominio egoico dell’individuo e della specie umana, sul futuro e sulla gestione attenta delle risorse planetarie di sopravvivenza, allora le domande diventano logicamente politiche.
Le idee estetiche, etiche e sociali esplorate da Mutual Aid si ispirano alle tesi filosofiche di Pëtr Kropotkin, che in Il mutuo appoggio. Un fattore dell’evoluzione, pubblicato nel 1902, vede nella reciproca assistenza tra gli individui la strategia naturale più efficiente messa in atto dalle specie per aumentare le proprie possibilità di sopravvivenza. Una dottrina che ad inizio Novecento rovescia buona parte del pensiero sociologico moderno, basato invece sull’affermazione di un muscolare equilibrio tra egoismi in conflitto, sotto la mano economica invisibile di Adam Smith, o nella lotta dell’homo homini lupus descritta da Thomas Hobbes, per citare due tra gli esempi più influenti.
In realtà le tesi di Kropotkin hanno un precedente insidioso. Nietzsche aveva già scoperto l’istinto gregario, da intendere come versione collettiva della volontà di potenza espressa dagli esseri più deboli (altrimenti destinati provvidenzialmente all’estinzione) uniti per contrastare la forza soverchiante di un legittimo dominatore. Mutual Aid ribalta la sprezzatura nicciana per convertirla nell’energia vitale di un’armonia etica condivisa, non solo tra soggetti umani, ma nell’alleanza di tutti i regni della natura. Le opere della mostra sono il simbolo concreto di questa coesistenza e la sua poesia.
È simbolicamente politica Council of Beings, l’azione con la quale l’artista brasiliana Maria Theresa Alves tenta di praticare un’utopia pandemocratica in cui vengano considerate come minoranze, dotate quindi di diritti alla rappresentanza civile, anche le specie animali in via di estinzione. Partendo da un’esperienza sul territorio piemontese, Alves propone una nuova urbanistica per progettare strutture abitative che rispondano alle esigenze delle categorie a rischio in una società universale di esseri viventi.
L’isolamento creativo dell’artista viene infranto in tutte le opere, contaminato e dilatato attraverso l’azione di agenti naturali, biologici, fisici e chimici. In Sources and origin, Lecce Stone la coppia di artisti Bondi & Bouisset crea un suggestivo e delicato paesaggio poetico fatto di rocce calcaree, dune di sale ed esili arboscelli spogli, rarefatto come i deserti surreali di Yves Tanguy. Ma se nei suoi dipinti la vita era quasi assente, il tenue colore delle vasche di pietra, rosate come conchiglie, deriva delle funzioni biochimiche dei microrganismi che vivono nel liquido al loro interno.
Il colore è centrale nei dipinti en plain eir – o per meglio dire en plein eau, che suona molto eufonico – dell’“impressionista” subacqueo Yiannis Maniatakos, realizzati con pigmenti speciali durante le sue immersioni nei fondali del Mar Egeo. La pittura restituisce realisticamente le atmosfere di vivida semitrasparenza e luminosa profondità dei paesaggi e della vita sottomarini.
Per Tamara Henderson, negli oggetti scenografici per le Metamorfosi ovidiane di Nour Mobarak e in Hubert Duprat il manufatto appartiene a un processo creativo innestato nelle trasformazioni naturali. Duprat crea delle lavorazioni di fine gioielleria, i cui artigiani orafi sono però una speciale tipologia di insetti chiamata Phryganea. Le larve di questa specie producono spontaneamente dei bozzoli con piccoli elementi raccolti dal microambiente in cui vivono. Sfruttandone l’istinto costruttivo, Duprat dissemina nel loro habitat materiali per noi pregiati, piccole scaglie d’oro, perline, pietruzze rare, che gli animali inconsapevolmente assemblano in preziose minuterie.
Vivian Suter vive la pittura in completa simbiosi con la natura. La sua installazione riempie lo spazio frazionandolo in una foresta di tele che bisogna immaginare sparpagliate nella fitta vegetazione intorno al suo studio, per essere offerte passivamente all’azione trasformante degli agenti atmosferici. Le tele si ricoprono di segni biomorfici e astrazioni totemiche in un dialogo misterioso tra l’artista e l’universo naturale. Giuseppe Penone vorrebbe farsi inglobare dalla crescita di un albero sperimentando una fusione panica con la natura nelle azioni di Alpi Marittime. Ancora più immersivo è l’ambiente tropicale ricreato da Preciuos Okoyomon in The sun eats her children. L’esperienza del passaggio al suo interno unisce lo stupore dell’esplorazione a un’inquietudine selvaggia. Una colonia di grandi farfalle tropicali che vola intorno ai visitatori sembra alludere a un’istanza di libertà, mentre il kitsch di un orso giocattolo, addormentato al centro del percorso, destabilizza l’ambiente con le urla dei suoi risvegli meccanici.
Le opere che denunciano l’origine umana dei danni agli ecosistemi, e richiamano alla responsabilità per un rimedio urgente, rivelano una contraddizione di fondo tra la teoria dell’antropocene e l’opposizione all’antropocentrismo. Da una parte viene condannata la supremazia del genere umano perché nociva, dall’altra si fa appello alle sue decisioni per salvare il pianeta. Andrea Caretto e Raffaella Spagna raccolgono dal greto dei fiumi sassi e pietre modellati dello scorrere dell’acqua. Ad uno sguardo più accurato, però, gli oggetti svelano l’origine artificiale dei materiali di cui sono composti, derivati da plastiche, polistiroli e altre sostanze altamente inquinanti. Vinta la fascinazione per le morbide linee pseudonaturali, ci si domanda quanta microplastica infestante sia stata rilasciata nelle acque dall’azione corrosiva.
Mutual Aid tralascia intenzionalmente l’analisi, oggi imprescindibile, delle tipologie non umane di aiuto creativo mediate da agenti diversi da quelli naturali, come gli operatori meccanici e cibernetici, d’altra parte più strumentali che cooperativi. Lo sguardo sul rapporto tra uomo e natura, ovvero tra diversi gradi di volontà e impulsi degli esseri viventi, resta la base di una profonda etica su cui continuare a fondare ogni scelta e azioni umane.
Mutual Aid. Arte in collaborazione con la natura
A cura di Francesco Manacorda e Marianna Vecellio
31 ottobre 2024 – 23 marzo 2025
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Piazza Mafalda di Savoia, Rivoli (TO)
Orari: dal mercoledì al venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 17.00
Sabato, domenica e festivi, dalle ore 11.00 alle ore 18.00
Info: +39 011 9565222
info@castellodirivoli.org
www.castellodirivoli.org