DOMODOSSOLA (VB) | Musei Civici Gian Giacomo Galletti – Palazzo San Francesco | Dal 18 giugno 2021
di MATTEO GALBIATI
Assistere alla nascita di un nuovo museo è sempre qualcosa di speciale, ma l’apertura dei Musei Civici Gian Giacomo Galletti nella storica sede di Palazzo San Francesco a Domodossola è stato qualcosa di veramente eccezionale. In primo luogo perché questa apertura era attesa da oltre quarant’anni e, dopo molti sforzi, problemi e difficoltà, la promessa dell’attuale amministrazione comunale è stata mantenuta. Va poi sottolineato che tutto avviene nel contesto della perdurante emergenza pandemica che, però, non ha bloccato o ostacolato l’investimento e il compimento dei lavori, anzi la conclusione di questo importante progetto assume un valore e un senso ancora più profondi: di rinascita, ripartenza, di riscatto per un’intera comunità che decide di ricominciare dalla propria storia per guardare ed aprirsi al futuro. Non meno importante è poi la passione sincera ed autentica che ha animato tutti gli esperti coinvolti e gli amministratori in questa azione di recupero e riconsegna alla comunità intera che, con motivato e giustificato orgoglio, ha accolto con entusiasmo questa apertura.
In una sola sede convergono più musei e così a Palazzo San Francesco, in un riallestimento museografico studiato ad hoc e un prezioso recupero architettonico, ritroviamo il Museo di Scienze Naturali, la Pinacoteca, le sezioni Archeologica, di Arte Sacra e le Collezioni Grafiche: l’insieme è una Wunderkammer di mirabilia capace di ritrovare, per questo variegato insieme di testimonianze diverse del sapere e dell’ingegno dell’uomo, un’armonia davvero inaspettata.
Il grande lavoro di recupero delle collezioni ossolesi, testimonianza di un passato importante, di un interesse e di una ricerca attenta di lungimiranti collezionisti, catapulta l’idea ottocentesca del museo nel pieno della moderna contemporaneità, fondendo percorsi di lettura e modalità di esposizioni differenti, a volte contrastanti. Storia e contemporaneità si incontrano per riconnettere nel presente il passato, rendendo attualissimo il recupero di un patrimonio esclusivo che va ben oltre i confini territoriali di questa regione ed è intrigante anche il modo in cui questo viene valorizzato e offerto alla visione del pubblico dopo un lunghissimo periodo di oblio che necessitava di trovare la sua fine.
Resta immutata la destinazione d’uso per le mostre temporanee la cornice dell’ex chiesa medievale al piano terra dove, per l’occasione di questa importante apertura, Antonio D’Amico, direttore e conservatore dei Musei Civici Gian Giacomo Galletti, ha pensato e ideato la mostra Incanto e disincanto. La forza delle idee. Una mostra che, nelle tre sezioni in cui è suddivisa, vuole proprio essere “prefazione” visiva alla storia di questo luogo e delle sue collezioni, espressione della “forza delle idee” che hanno spinto la mente e il cuore di uomini attenti e sensibili, facoltosi soprattutto per intelletto e passione per la conoscenza e la sua condivisione, alla bellezza e al sapere, valori irrinunciabili che sono oggi eredità pulsante e viva in quanto da loro raccolto e lasciato. Parte prioritaria è dedicata ovviamente alla donazione di Gian Giacomo Galletti (1789-1873) che ha contribuito alla creazione dei Musei Civici e, inoltre, con la sua omonima fondazione filantropica (fondata nel 1869 e attiva fino al 1984) ha permesso di sostenere attività culturali, sociali ed economiche del territorio di Domodossola. A questi uomini è dato spazio nella parte iniziale di questa esposizione che si chiude poi con un focus sulla straordinaria figura di San Francesco: attraverso un riassunto iconografico di grande suggestione la leggiamo attraverso i capolavori pittorici seicenteschi presenti sul territorio della Diocesi di Novara o provenienti da importanti collezioni private. Nei dipinti dedicati al santo di Assisi si può ammirare il talento espressivo di maestri come Tanzio da Varallo, Federico Barocci, Bartolomeo Passerotti, Charles Mellin, Ceranino e, soprattutto, Guercino, presente con un pregevole e assoluto capolavoro proveniente dalla Cattedrale di Santa Maria di Novara.
Ai due piani superiori si apre lo scrigno delle meraviglie: si attraversano le sale oggetto dell’importante recupero che accoglie ora permanentemente l’ingente patrimonio del comune assolano. Questo luogo racconta non solo, come si diceva, il passato testimoniato da queste raccolte e collezioni, ma anche dalla sensibile intuizione di chi ha sovrinteso a questo progetto e all’impronta data dalla sinergia del lavoro del direttore D’Amico, con l’architetto Paolo Carlo Rancati (progettista dell’impianto museografico) e con l’artista Gianluca Quaglia (autore di interventi site specific che si innestano nell’ambiente museale). I reperti e i pezzi di questo patrimonio sono stati oggetto di un puntuale e minuzioso intervento di pulitura, recupero e restauro, necessari dopo il lungo periodo di giacenza nei magazzini comunali prima di essere esposti al pubblico: uno sforzo non solo tecnico, ma anche economico, a riprova della volontà di non voler fare passi falsi e di rispettare l’ingente patrimonio “ritrovato”. Così, percorrendo le diverse sale, si coglie lo spirito “antico” nelle vetrine ottocentesche, anche queste riprese come parte integrante di questi beni, anzi, loro stesse bene, e riallestite nel loro contenuto; si scoprono curiosità disposte in modo non convenzionale, così come un carapace di testuggine, appeso, ad una parete fa mostra di sé più come una scultura contemporanea che non come un documento scientifico. Oppure come i ritratti che riempiono, avvolgendolo, lo scalone di accesso costringendo lo sguardo, mentre si sale (o si scende) a una vera e propria vertigine visiva. Si trovano scheletri e animali impagliati, minerali e erbari, poi, salendo al terzo piano, quadri, reperti archeologici, disegni, sculture… Spesso in una scelta di allestimento, come si diceva, più confacente ad una mostra d’arte contemporanea che non a un museo di storia naturale o a una pinacoteca, rendendo davvero esplicita l’idea che qui nulla è definitivo o intoccabile, ma tutto può essere rimodulato e riconfigurato secondo altre possibilità. Questa “impressione” motiva nel percepire quella vitalità e attualità che manca spesso a luoghi come questo. Il visitatore è guidato a osservare tutto, ad alimentarsi di questa inaspettata ricchezza che gli viene offerta e gli apre altre suggestive prospettive di analisi e riflessione.
Ad acuire questa contemporaneità dell’approccio ci sono anche i discreti interventi di Gianluca Quaglia che, in modo esteso e diffuso, ma sempre rispettoso del luogo, ha inserito alcuni suoi interventi site-specific che proprio per il loro “mimetismo” permettono di rendere evidente proprio il senso di contemporaneità. Sono intonazioni sensibili, che non tradiscono certo la sua ricerca (che conosciamo da tempo e per questo ci sentiamo di rimarcarlo), ma incentivano la diversa immaginazione con cui si vive questa esperienza di visita. Importantissimo, in questo senso, è il suo studio cromatico per le pareti delle diverse sale: coerentemente alla sua ipotesi inclusiva, Quaglia seleziona una serie di tinte che rimandano alla natura circostante il museo, al ciclo del giorno e della notte vissuto attraverso il cambiamento del colore del cielo. Questo permette alle pareti di diventare “quasi” trasparenti e di accogliere all’interno il fluire e le presenze dell’esterno, quasi il “tempo” immobile del museo si innestasse nello scorrere incessante della vita al suo esterno. Una scelta di grande poesia e sensibilità di cui non si ha subito sentore, proprio per la misura estrema con cui tutto è stato ideato, scelto e voluto.
La città non solo recupera il proprio polo culturale – la cui intera storia precisa rimandiamo alla visita che consigliamo al lettore – ma i Musei Civici sono destinati a diventare un punto di riferimento che dialoga con un territorio più ampio e allargato, potendo diventare meta per una platea di visitatori nazionali e internazionali.
Questa nota a margine di chi scrive, che ha avuto modo di presenziare all’anteprima dell’apertura di questo luogo, è doverosamente sentita perché vuole sottolineare qualcosa di speciale e considerevole che non è tanto l’evento, già eccezionale di suo (non capita spesso di presenziare all’apertura di un nuovo museo soprattutto, come si è detto, in tempi difficili come gli attuali), quanto del suo motivo, delle sue ragioni e della sua anima più profondi. Tecnici, esperti, studiosi, artisti, amministratori, dirigenti, professionisti hanno dimostrato che la virtù di quanto ottenuto è certo esito di determinazione, professionalità e competenze, della volontà e della tenacia, della lungimiranza e del coraggio per impegnarsi in un considerevole sforzo lavorativo ed economico, ma soprattutto è frutto di altri valori. Stima, amicizia, collaborazione, passione e umanità. Il senso di commozione e di affetto testimoniato durante la presentazione, la cordialità vera, rivelano, messaggio importante che viene da quella “piccola provincia”, motore reale del nostro Paese, che i traguardi si conquistano perché chi agisce non sono i ruoli, ma le persone.
Il regalo più grande che ci hanno fatto, presentando con giustificato orgoglio questo progetto, è l’abbraccio corale di persone capaci di commuoversi senza finti pudori per la fiducia, lo sforzo, le singolarità reciproche che hanno saputo impegnarsi e ritrovarsi come persone che operano e agiscono per il bene di una comunità. Persone che non temono di mostrare l’enormità delle proprie passioni e dei propri sentimenti. Riconosciamo in questo il ruolo davvero rilevante di Antonio D’Amico: sappiamo e conosciamo il suo entusiasmo travolgente e trascinatore, capace di motivare e di ottenere sempre il meglio da chi ha attorno. Professionista indiscutibile, intellettuale raffinato e competente, persona autentica che sa proprio trascinare e unire l’umana volontà di “altre persone”.
Così sono queste persone che oggi, dopo quarant’anni, ci riconsegnano un pezzo di storia che non scrive la sua parola fine, ma apre un suo nuovo, importante, capitolo.
Incanto e disincanto. La forza delle idee (mostra temporanea)
a cura di Antonio D’Amico
18 giugno – 31 dicembre 2021
apertura al pubblico dei Musei Civici Gian Giacomo Galletti
Fortunato Lucio Pizzi, Sindaco; Daniele Folino, Assessore alla Cultura; Antonio D’Amico, Direttore e Conservatore; Paolo Carlo Rancati, Architetto progettista e direttore dei lavori; Antonella Salina, Dirigente Ufficio Cultura; Franca Maltempi, Responsabile di settore; Dario Bergamaschi, Dirigente Ufficio Tecnico; Marco Guatta, Responsabile di settore; Cristian Zavettieri, Responsabile Sistemi Informativi
Curatori di sezione: Antonio D’Amico, Pinacoteca e disegni; Marina Dell’Omo con la collaborazione di Guido Gentile, sculture lignee e vetri dipinti; Paolo Negri, Suppellettili ecclesiastiche; Elena Poletti Ecclesia con la collaborazione di Cristina Cosentino, archeologia; Luca Picciau, entomologia e botanica; Marco Favelli, Teriologia, anatomia comparata, malacologia, erpetologia; Erica Bittarello e Alessandra Marengo per SpectraLab S.R.L., Mineralogia, geologia e paleontologia; Silvia Muzzin, manufatti lapidei
Gianluca Quaglia, Interventi permanenti di arte contemporanea; Francesca Perna, Allestimenti, recupero e ripristino dei reperti naturalizzati;Alberto Lorenzina, Campagna fotografica; Dine Costruzioni, Opere edili; Elmar, Impianti di sicurezza; Proverbio Bruno, Illuminotecnica; Officina Franzini, arredi museali con la direzione tecnica di Giuseppe Pino Marino; Roberti, accordi cromatici; Betasint, climatizzazione; RELA BROKER S.r.l., Assicurazioni; O.P. Parzani, movimentazione opere d’arte; Sagep Editori, Progetto Grafico e realizzazione guida del Museo; Pubbli Verbano decò, stampa apparati espografici; Ufficio stampa, Maria Chiara Salvanelli | Press Office & Communication
dal 18 giugno 2021
Musei Civici Gian Giacomo Galletti
Palazzo San Francesco
Piazza Ruminelli 1, Domodossola (VB)
Orari: estivi 19 giugno – 10 ottobre 2021, venerdì-sabato-domenica 10.00-12.00 e 15.00-19.00; invernali 16 ottobre – 31 dicembre 2021, sabato e domenica 10.00-12.00 e 15.00-18.00 (*i giorni e gli orari possono variare a causa della situazione pandemica)
Ingresso: €5.00 intero; €2.00 scuole, over 65 e diversamente abili; €3.00 universitari con tesserino. Biglietto cumulativo con Palazzo Silva fino al 10 ottobre: €6.00 intero; €3.00 scuole; €4.00 universitari con tesserino; €2.00 over 65 e diversamente abili; gratuito bambini fino a 5 anni, guide, interpreti e accompagnatori turistici, insegnanti accompagnatori di classe, tesserati AMO e Tessera Regionale Musei. Visite guidate €2.00 adulti (gruppo con un minimo di 5 persone); €1.00 a studente; è necessario prenotare la visita guidata
Info e prenotazioni: +39 3385029591
cultura@comune.domodossola.vb.it
www.comune.domodossola.vb.it