MILANO | Prometeogallery | 20 gennaio – 12 marzo 2016
di MATTEO GALBIATI
Arrivano da lontano le immagini che Sandra Vásquez de la Horra (1967) ci propone nelle sue opere che, in un universo figurale denso e allo stesso tempo rarefatto, introduce il nostro sguardo in luoghi sospesi e senza tempo, in atmosfere dove albergano e dimorano misteriosi personaggi e figure magiche e surreali.
Il patrimonio figurativo dell’artista di origini cilene, ma che si è formata in Germania a Düsseldorf con due maestri di assoluta eccellenza come Rosemarie Trockel e Jannis Kounellis, proviene infatti da quel ricco e variegato insieme di miti e leggende della cultura afro-latinoamericana degli Youruba: l’iconografia che lo spettatore ha modo di leggere visitando questa mostra milanese – che è la prima personale in Italia dell’artista – si popola quindi delle presenze fantastiche e immaginarie, attinte da quel patrimonio culturale che, magari apparentemente lontano nello specifico dei suoi racconti dall’esperienza di ciascuno, lascia affiorare comunque un insieme di elementi di contatto le cui suggestioni possono ricorrere nelle visioni, nei sogni e nelle storie che abbiamo avuto modo di sentire anche noi.
Se il Cile resta il suo orizzonte di riferimento Vásquez de la Horra sa trasferire e infondere il coinvolgente e persuasivo stimolo di questo panorama fiabesco in un surrealismo che si carica di tensioni e sentimenti individuali, recepibili nella sua intima esperienza e nel suo vissuto personale. Questa caratterizzazione forte, che lascia contaminare modelli sudamericani con tradizioni europee, aiuta lo spettatore a non sentirsi estraneo e distante, ma, al contrario, può comprendere e accettare le visioni da lei proposte come parti integranti della sua stessa esperienza.
Le opere, disegni e sculture allestite per El canto del desierto promuovono una significazione complessa che non si limita unicamente al dato storico, antropologico o etnografico, perché l’ulteriore passaggio che ne rende ancor più valida la proposta e la testimonianza sta proprio nella deducibilità interiore dei suoi esseri: come spiriti o spettri, il segno grafico complesso e intricato, ne eleva la conoscenza come fossero sogni, visioni il cui contorno non si definisce completamente. Sono apparizioni che vivono di contrasti e ambiguità: grotteschi e caricaturali come leggeri e delicati, sacri o profani, seri o ironici, reali o fantastici, tutti ammettono una realtà che resta incompiuta e, appena appare, sembra già allontanarsi nell’oblio.
Le sue opere vogliono solidificare e trattenere, per renderne iconica certezza, il desideroso sperare e l’anelito di aspettative che ogni racconto promuove; offrono una morale che si concretizza nel segno disegnato, bloccato nel rituale della ceratura, atto che sembra voler conferire alle opere il loro nuovo status di “reliquie”.
I pensieri, le paure, le aspettative, i desideri che si accompagnano ai miti e alle storie vogliono mostrare le visioni e i desideri dell’uomo che Sandra Vásquez de la Horra sa solidificare da proiezioni mentali a magiche rappresentazioni figurali, il cui panorama ricalca l’indeterminatezza indefinibile dell’uomo e della sua intimità segreta.
El Canto del Desierto. Sandra Vásquez de la Horra
20 gennaio – 12 marzo 2016
Prometeogallery
Via Giovanni Ventura 3, Milano
Orari: da lunedì a venerdì 10.00-19.00; sabato 15.00-19.00
Info: +39 02 26924450
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