MILANO | Fondazione Adolfo Pini | Fino al 9 marzo 2018
di DEIANIRA AMICO
«A sollecitare la memoria dello smemorato, gli furono mostrate fotografie» – scrive nel Teatro della memoria Leonardo Sciascia – uno dei protagonisti della cultura e dell’impegno civile in Italia. Su questo tema centrale della nostra epoca riflette l’artista di origine turche e di adozione tedesca Nasan Tur (classe 1974), autore di un progetto site-specific per la Fondazione Adolfo Pini di Milano, a cura di Gabi Scardi.
Memory as Resistance, visitabile fino al 9 marzo, si configura come un percorso di memoria, inquieto e autentico, articolato attraverso l’esposizione di ritratti fotografici di alcune delle figure più emblematiche della lotta per la libertà d’espressione e della resistenza contro forme di potere – politico ed economico – del tempo presente.
Walter Tobagi, ucciso in Italia nel 1980; Josè Luis Lopez de la Calle, ucciso in Spagna nel 2000; Kem Ley, ucciso nel 2016 in Kambogia; Anna Politkowskaja, uccisa nel 2006 in Russia; Daphne Caruana Galizia, uccisa nel 2017 a Malta; Nadschi al-Dscherf, ucciso nel 2015 in Turchia.
Sono questi i volti che fluttuano sospesi tra doppi vetri, mostrandosi discretamente nei ricchi interni ottocenteschi e tra i dipinti di Renzo Bongiovanni Radice (1899-1970) , zio materno dell’istitutore della Fondazione milanese.
Come nel libro di Sciascia, il gesto apparentemente semplice di “mostrare fotografie” – la fotografia è per sua natura strumento che veicola l’esercizio della memoria – permette a Nasan Tur di dare avvio a una ritualità che da sempre si identifica con la trasmissione di un racconto, di un ricordo.
In un’epoca storica in cui molti praticano l’esercizio del dimenticare – ed il virtuale è complice di questo meccanismo – le immagini di Nasan Tur sembrano chiamare all’appello la coscienza civica di ognuno per non dimenticare, per non essere spettatori passivi dei processi di manipolazione del potere.
Francis Bacon diceva: «Io voglio deformare la cosa al di là dell’apparenza, ma allo stesso tempo voglio che la deformazione registri l’apparenza».
In maniera affine Nasan Tur spiegazzando, accartocciando, deformando le fotografie in mostra, e documentando il suo procedimento attraverso un video, denuncia i meccanismi di oppressione di cui la smemoratezza collettiva è complice.
E viene in mente anche Walter Benjamin, che descriveva così la fotografia: «Quando il volto umano era circondato da un silenzio dentro cui lo sguardo riposava». Quel silenzio, devastato dal rumore assordante delle immagini di massa e dalla brutalità del potere, risuona nelle sacche di resistenza della memoria e nella sospensione delle opere di Nasan Tur.
Nasan Tur. Memory as Resistence
a cura di Gabi Scardi
Fino al 9 marzo 2018
Fondazione Adolfo Pini
Corso Garibaldi 2, Milano
Orari: da lunedì a venerdì ore 10.00 – 13.00 | 15.00 – 17.00
Ingresso gratuito
Info: +39 02 874502
www.fondazionepini.it