VENETO | sedi varie | fino al 27 agosto 2024
Intervista a TOBIA RAVÀ di Lisangela Perigozzo
La mostra Memorie d’Infinito di Tobia Ravà rappresenta una manifestazione tangibile della sua lunga e devota ricerca nel campo dell’arte, un percorso che ha le sue radici negli studi universitari condotti a Bologna sotto la guida di Umberto Eco. Ravà, riconosciuto ormai come il pittore più autorevole nel rappresentare la kabbalah ebraica, porta avanti con passione e costanza questa indagine, presentando quest’anno le sue opere in un’esposizione diffusa in diverse e suggestive località venete: alla Casa Museo – Fondazione Fioroni di Legnago (VR) a cura di Maria Luisa Trevisan e Saverio Simi de Burgis, fino al 12 maggio; a Villa Pisani Bolognesi Scalabrin di Vescovana (PD) a cura di Maria Luisa Trevisan e Rubens Tola, fino al 30 maggio; al Palazzo della Loggia a Noale (VE) a cura di Maria Luisa Trevisan (fino al 5 maggio scorso); al Centro Culturale De Andrè di Marcon (VE) a cura di Siro Perin, fino al 15 maggio; alla Galleria d’Arte l’Occhio di Venezia, a cura di Saverio Simi de Burgis, dal 27 giugno al 27 agosto.
Le opere di Ravà non solo rivelano una profonda connessione con le sue radici familiari e le tradizioni ebraiche, ma anche una sottile relazione tra memoria e immagini riconducibile alla mnemotecnica lulliana e ai concetti di ghematria. La sua pittura diviene veicolo di un’espressione mistica, trascendendo i confini materiali per abbracciare l’infinito spirituale. I tre temi principali indagati dall’artista – i Vortici, i Boschi, le Architetture – esplorano il legame tra finito e infinito, creando lavori che invitano nuove riflessioni e aprono a profonde interpretazioni esegetiche.
Abbiamo avuto il piacere di approfondire queste tematiche con Tobia Ravà.
Memorie d’infinito, esposizione diffusa in spazi di diverse località venete, ha previsto allestimenti creati ad hoc in relazione ai siti e alla loro storia. Con quale criterio sono state selezionate e disposte le opere nelle varie sedi espositive?
L’idea di una mostra diffusa è venuta a Maria Luisa Trevisan nel momento in cui sono arrivati contemporaneamente sei inviti ad esporre in altrettanti spazi pubblici e privati in area veneta la maggior parte dei quali ricchi di storia locale con la quale avevo già interagito attraverso le mie opere… Come per esempio Il Museo del Risorgimento all’interno della Fondazione Fioroni a Legnago in provincia di Verona o Villa Pisani Bolognesi Scalabrin dove avevo già esposto opere in un contesto diverso. Le opere sono state esposte nei vari siti secondo criteri diversi, quelle con un percorso storico a Legnago e prima ancora a Moriago della Battaglia (TV) quelle a quattro mani con Abdallah Khaled a Vescovana dove il titolo Scoppio di pace nel giardino dei tulipani vuole essere una direzione spirituale in rapporto al conflitto in corso.
I lavori più legati a Venezia sono stati esposti al Palazzo della Loggia a Noale (VE) per una ragione storica di appartenenza. Mentre a Marcon sono esposti i lavori architettonici più grandi in quanto la struttura moderna si presta, previlegiando un percorso tecnico legato alla luce come appunto i lavori in alluminio a catalizzazione UV. A Venezia alla Galleria L’Occhio durante la Biennale saranno esposte le opere più recenti e soprattutto i tondi.
Qual’è il rapporto tra le formule ghematriche e i soggetti delle sue opere? Come dialogano?
Ogni dipinto o lavoro in alluminio o scultura in bronzo lega il soggetto al percorso numerico analizzando quali parole o concetti abbiano lo stesso valore numerico, ghematria o peso, del soggetto stesso, sono equazioni tra concetti che connettono mondi apparentemente diversi; in realtà trapelano delle connessioni che rappresentano il salto della conoscenza o il brivido surreale del possibile inaudito.
Qual’è il messaggio che sottende l’utilizzo di questi codici algoritmici integrati in paesaggi, oggetti e animali? Che cosa vuole comunicare?
Ogni animale è rivisitato attraverso tutte le storie, leggende, che in tempi e luoghi diversi sono ad esso correlate determinando un punto di vista sferico totalizzante che lo ricostruisce esternamente attraverso una possibile radiografia poetica ipotetica.
Numeri, parole e numeri danno forma ai soggetti delle sue opere, sia bidimensionali sia tridimensionali. Queste combinazioni si manifestano man mano che compone l’opera o le stabilisce prima?
Alcune opere pittoriche o scultoree sono costruite con un percorso di testo più o meno già sperimentato e calcolato su un soggetto simile, altre volte ogni lavoro è fase di una ricerca che determina l’opera nella sua costituzione e struttura interna specificatamente e allora la realizzazione si fa molto più lunga e complessa e però determina la vera novità come lo sviluppo delle sequenze matematiche in rapporto a specifiche necessità linguistiche.
In che modo la sua arte è mistica?
Non tutti i miei lavori sono legati direttamente alla mistica, alcuni sono più spirituali altri più legati alla storia. Mi sembra che comunque possano sempre essere dei lavori apotropaici, cioè che possano portare positività. Delle porte possibili verso l’ignoto che utilizzino grammatiche poco note. Approfondire nuove strade in cerca di una luce interiore che a volte è mistica a volte è misticanza ma comunque piacevole al “palato della mente”…
Legnago (Verona), Casa Museo – Fondazione Fioroni
Tobia Ravà. Memorie d’Infinito
a cura di Maria Luisa Trevisan e Saverio Simi de Burgis
17 marzo – 12 maggio 2024
https://www.fondazione-fioroni.it/
Vescovana (Padova), Villa Pisani Bolognesi Scalabrin
Abdallah Khaled – Tobia Ravà. Scoppio di pace nel giardino dei tulipani
a cura di Maria Luisa Trevisan e Rubens Tola
24 marzo – 30 maggio 2024
https://villapisani.it/
Marcon (Venezia), Centro Culturale De Andrè
Komorebi – Frammenti di luce
a cura di Siro Perin
4 maggio – 15 maggio 2024
Venezia, Galleria d’Arte l’Occhio
Tobia Ravà. Memorie d’Infinito
a cura di Saverio Simi de Burgis
27 giugno – 27 agosto 2024
https://gallerialocchio.it/