PRINCIPATO DI MONACO | NM Contemporary | 16 marzo – 30 aprile 2023
Intervista a MATTEO SANNA di Livia Savorelli
Per la sua terza personale nel Principato di Monaco, Matteo Sanna presenta la sua nuova ricerca attraverso cinque lavori inediti, originati da una profonda indagine interiore resasi quanto mai urgente durante i momenti più duri della pandemia. La personale da NM Contemporary, dal titolo Sunglasses e a cura di Angela Madesani, ci avvolge in un ambiente accogliente, glamour per la forza dell’impatto visivo, per le tinte pastello e i blu brillanti. Tutto sembra perfetto ma di fatto quello che ci circonda non enfatizza la bellezza omologante, la perfezione a cui la nostra società ambisce quotidianamente quanto il suo esatto contrario, l’imperfezione, la fragilità, la caducità che trovano in queste sale la rappresentazione perfetta di quell’“Elogio dell’imperfezione”, citato dalla curatrice nel suo testo in catalogo (Vanillaedizioni, 2023, ndr). Ci facciamo accompagnare da Sanna alla scoperta di questo nuovo progetto…
Il titolo che hai voluto per la mostra, Sunglasses, è ben spiegato da queste tue parole «Fiori, erbe, immersi nel colore, lasciano il proprio segno sulla carta, sulla tela, creando nuove forme, a volte riconoscibili a volte inesistenti; proprio come un ricordo, ricostruito attraverso il riflesso di ciò che abbiamo visto, come un’immagine riflessa negli occhi di un altro. Ma il riflesso non è uno specchio, non è una metafora della verità e delle necessità, è menzognero».
Un inno forse alla complessità della vita, al suo essere stratificazione di esperienze, ed un invito a prendere le distanze da chi giudica a partire dalla superficie, da un “riflesso” che, come ben tu ricordi, è ben distante dalla realtà?
Spesso si dice che nei momenti più bui della nostra vita anche la nostra ombra ci abbandona facendoci ritrovare da soli. Condizione in cui tutti ci siamo ritrovati almeno una volta nella vita. Ma è proprio da soli attraverso le nostre azioni che noi siamo in grado di affrontare la vita, non cercando conferme attraverso gli occhi degli altri che non sono i nostri, come il riflesso degli occhiali da sole che mostra agli altri cosa abbiamo davanti ma non su cosa noi dirigiamo il nostro interesse; da soli siamo capaci di renderci conto che siamo in grado di affrontare la nostra vita in autonomia, a prenderci cura di noi, mettendoci al primo posto, dandoci la possibilità di guardarci indietro e vedere cosa siamo stati in grado di affrontare e scoprendoci più forti come delle fenici capaci di rinascere dalle proprie ceneri.
Che ruolo giocano i ricordi nella tua pratica? Penso alla poetica serie di acquerelli, Come la salsedine sulla pelle, che ben rappresenta questa dimensione intimistica legata al ricordo di luoghi e momenti del tuo vissuto…
Questi lavori su carta sono realizzati utilizzando matite colorate acquerellabili e acqua di mare, quest’ultima è reperita nelle varie spiagge della Sardegna, a me care, perché parte importante della mia infanzia e adolescenza. Ogni acquerello prende il nome della spiaggia dove è stata reperita l’acqua di mare. La salsedine sulla pelle al termine di una giornata di mare è testimone di un’emozione, di una gioia, appena vissuta, che si rende visibile sulla pelle simile alla lacrima che asciugandosi sul volto lascia la traccia del suo passaggio. Secondo tantissime credenze popolari, l’acqua è portatrice di memoria.
La caducità dell’esistenza, colta nell’ambivalenza bene-male, è da te “preservata” come un Guardiano del tempo, per mantenerne inalterata la poesia. Questo è particolarmente evidente in due lavori Ladro di fiori e Persi nell’evoluzione. C’è una dimensione rituale nel tuo lavoro che ti porta ad amplificare la forza delle istanze ad esso connesse?
Tutte le mie opere hanno la loro dimensione rituale, come abbiamo visto prima parlando dei lavori Come salsedine sulla pelle, anche per le tele Ladro di fiori e per le carte Persi nell’evoluzione sono frutto di un rituale. Le carte non sono altro che la sperimentazione utilizzata per arrivare ai dipinti.
Mi interessava molto far comunicare due elementi che in natura spesso si ritrovano a coesistere, i fiori sugli alberi, gli alberi sul legno, il legno viene trasformato in carta, attraverso questa azione si ritrovano nuovamente insieme dopo uno strappo; in entrambe le opere utilizzo i fiori al posto del pennello. Tutti i fiori raccolti, caduti o recisi, attraverso la mia azione, vengono resi immortali. Alcuni di essi sono fiori di cicuta, una delle pochissime piante in grado di superare l’estate sarda.
Tutti vivono la propria esistenza con l’intento di cercare di lasciare il segno del proprio passaggio in questa vita, per questo ho voluto utilizzare i fiori conscio che gli stessi sarebbero certamente stati dimenticati due secondi dopo averli gettati nel cestino, mi interessa molto il cortocircuito che si crea in due tempi distinti.
I fiori sono regalati a persone care per comunicare messaggi, sono sulle nostre tavole, sono ammirati e speciali, ci accompagnano per tutta la vita ed anche dopo, ma soprattutto stimolano emozioni positive, sono portatori di amore, gratitudine, amicizia, vicinanza e ammirazione, ma diventano in poco tempo spazzatura creando ribrezzo nel momento che vanno a morire.
Come hai dichiarato, la tua è «una ricerca antropologica che scava nella memoria collettiva per restituire una sofisticata narrazione per immagini che rivela il forte legame con la natura, il territorio e soprattutto la mia terra d’origine». In questa tua pratica utilizzi però i più svariati media, dando più valore al processo che all’opera stessa. La consapevolezza della caducità umana, ti ha portato ad affrontare il senso di perdita. Dove ti ha portato questa riflessione e come la hai affrontata attraverso il tuo lavoro? Fragili Fraintendimenti parla in effetti di una separazione che, attraverso l’oggetto, rivela in realtà un allontanamento emotivo…
Fragili Fraintendimenti è una serie nata nel 2018 in occasione della mostra personale presso la Galleria NM Contemporary ed in continuo divenire. Anche in questo caso la dimensione è rituale in quanto intervengo sui vasi in porcellana o vetro con una serie di azioni performative simulando l’invecchiamento della memoria e la stratificazione dell’esperienza. La fragilità della ceramica e del vetro diventa una metafora dell’imperfezione umana.
La polvere di ceramica liquida viene versata in un vaso sano per riempirlo completamente, lo sbalzo termico prodotto dalla solidificazione della polvere, provoca spaccature e cadute del vaso.
Il versamento è esperienza di vita.
Il vaso viene quindi riparato ma lasciando visibili tutte le crepe.
L’auto accettazione dà vita a un’esistenza più bella e significativa.
Concludiamo questo nostro dialogo con la serie di dipinti Autoritratti al buio. Cosa identifica per te questa condizione di oscurità che, annullando completamente l’elemento corporale, sembra alludere a un intimo viaggio alla scoperta del proprio sé più profondo?
Nel buio tutti noi diventiamo uguali, indefinibili, al buio si annullano le differenze e le imperfezioni, che ci rendono unici. Il nostro corpo non ha più importanza, rimane solo l’essenza della persona, il suo spirito, tutti siamo tutti e tutti siamo tutto.
Questi dipinti si fermano al momento prima in cui la luce sta per svanire totalmente per arrivare al buio totale o il momento in cui dal buio totale la luce della consapevolezza riesce a bucare questo velo per tornare a splendere attraverso le nostre emozioni.
Perché utilizzi tele precedentemente dipinte, quale il valore di questo processo?
Alcuni dipinti sovrascrivono dei paesaggi da me dipinti prima e durante la pandemia cancellandoli per sempre, altri invece ne creano di nuovi che nella realtà già non esistono più. Non si annullano, si evolvono. Vogliono rappresentare due momenti differenti in un unico dipinto.
Quanto la pandemia ha influenzato questa tua visione?
Nel periodo pandemico, mi sono trovato perso in uno spazio nuovo, ignoto, senza definizioni di alcun limite. La pandemia ha preso il mio sguardo e lo ha indirizzato in un dettaglio che non avevo mai preso in considerazione all’interno di un’immagine molto più ampia e complessa. Ho dovuto prendere coscienza di quanto vissuto sino a quel periodo e riscrivere la mia nuova condizione di vita e del mio ruolo nel mondo; e da lì ripartire.
Matteo Sanna. Sunglasses
a cura di Angela Madesani
16 marzo – 30 aprile 2023
NM Contemporary
17 Rue de la Turbie, Monaco