BRESCIA | E3 Arte Contemporanea | 2 marzo – 13 aprile 2019
di PIETRO BAZZOLI
Le opere di Matteo Gironi (1973) vivono di una contrapposizione la cui risultante è il superamento estremo di qualsiasi limite. Non potrebbe essere altrimenti, poiché, in effetti, la tensione, che rende fluide le forme che la materia assume nei suoi lavori, diviene mezzo con cui elevarsi verso una spazialità silente.
Gironi si fa protagonista di un intervento sulla materia che si manifesta come un gioco di contrari: se da un lato vi è il tecnicismo assoluto, dall’altro si hanno l’estrema ragione della casualità, la fermezza e il movimento, l’immersione e l’emersione, la pulsione della singolarità e la contemplazione del tutto.
Le sue opere sono formate dall’estremo susseguirsi di moduli in feltro abilmente piegati su loro stessi, uno a uno, posti in fila al punto da formare un andirivieni infinito che poi viene sommerso e fissato dalla cera. Si tratta di una visione che suggerisce il moto perpetuo del nulla nello spazio, verso un infinito divenire che assume la forma di una marea incessante. L’equilibrio che si avverte, allora, genera un’emersione quasi ascetica, dove il materiale si piega, muta, obbedisce a un volere che lo pone al proprio posto elettivo, in un’ordinata sequenza che tende ben oltre i limiti del conoscibile, non soltanto concettuale, apparente traguardo di orizzonti che sfumano verso la trascendenza. La superficie, quindi, si carica di volute e geometrie che, con il loro dualismo, sfidano le leggi del tempo affiorando da una sorta di magma primordiale.
È così che nascono opere dove ogni singola unità si ripete all’infinito, tesa, immobile, eppure nel medesimo tempo lo sguardo d’insieme si perde in un’onda cosmica che ricorda il delinearsi di un universo siderale e assoluto, movimento che arricchisce di valenze simboliche un lavoro fatto dal connubio tra abilità ed estro creativo. Figli di un minimalismo protratto all’inverosimile, all’interno della cifra stilistica di Gironi si annoverano elementi di semplificazione, controllo e ascesi, perché il vorticoso susseguirsi delle spirali destabilizza l’osservatore, il quale si trova catapultato oltre i confini del proprio essere.
L’ossessione per la ripetizione e i pigmenti di cera bianca o nera che avvolgono le fila di feltro sono gli addendi che si moltiplicano nello spazio tela, la cui espressione altro non è che puro segno, sottomesso a una logica inattesa. Un linguaggio incomprensibile si dischiude man mano, per lasciare il posto a una perfezione formale, a un dialogo intimo, partecipe, con i misteri del Creato per giungere, infine, a una verità senza compromessi.
Tale cura formale, tanto maniacale da evocare la sinuosità di un drappo nelle ondulazioni che assume l’opera, riporta a un “fare” di memoria barocca; l’attenzione è spasmodica e ferina nei confronti di ogni minimo dettaglio, poiché solo la perfezione del singolo può portare a un complessivo sguardo d’insieme che sottende narrazioni impossibili, sebbene estremamente reali.
Matteo Gironi. Emersioni
2 marzo – 13 aprile 2019
E3 Arte Contemporanea
Via Trieste 30, Brescia
Orari: da giovedì a sabato 15.30-19.30
Info: WalterDe Rossi +39 339 4822908
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