BRUGHERIO (MB) | PALAZZO GHIRLANDA SILVA | Fino al 22 dicembre 2024
di ELEONORA BIANCHI
Tictac tictac, un ticchettio costante che scandisce un tempo percepito in maniera sempre diversa. L’attesa si manifesta nella sua ambivalenza, tra tutto e niente, tra la promessa e il vuoto. L’attesa – da definizione, il periodo tra il preavviso di un accadimento e il suo realizzarsi – è una componente costante e comune a tutte le esistenze. Piccole o grandi che siano, le attese scandiscono le nostre vite, il treno per tornare a casa, il finesettimana, l’appuntamento con la ragazza sempre in ritardo – che se poi quando arriva è stupenda chi se ne frega se è in ritardo? –, il momento giusto, il divino, la felicità, l’amore, la morte.
Esistono, allora, molteplici tempi nell’attesa: il tempo del desiderio, quello dell’incertezza e un possibile non-tempo, quello segnato da un orologio rotto, un momento sospeso in cui tutto sembra dilatarsi o persino cristallizzarsi. Proprio qui si inserisce la poetica di Kaori Miyayama e di Kanaco Takahashi: il loro lavoro cattura frammenti di sospensione e li traduce in immagini, texture e atmosfere che rendono tangibile l’intangibile e viceversa.
Miyayama, da un lato, gioca con le trasparenze, con il transitorio, il mutevole. Costruisce mondi sulle fragili fondamenta di un momento presente che si sta già dissolvendo nel passato, in quella condizione di sub-liminalità tra non-essere-ancora, quasi-essere e non-essere-più. Quanti tempi esistono? Quante realtà – e non-realtà – possono coesistere nella stessa attesa? L’artista genera infinite possibilità, vorticosi cambiamenti o solo differenti sfumature di percezione. Che poi forse niente cambia mai davvero e siamo solo noi che, attesa dopo attesa, ci riscopriamo più disillusi, un po’ più rassegnati e consapevoli nel chiederci se valga davvero la pena aspettare per sempre.
Takahashi, d’altro canto, affida le sue finestre sul presente a una raffinata scala di grigi, compone spazi visivi, ombre che raccontano di presenze latenti, mai del tutto definite. Il grigio dà adito al dubbio, parola-chiave dell’attesa, al cosa sarà e al cosa potrebbe essere, insomma, alla sospensione. Un limbo in cui le cose sembrano sempre sul punto di accadere o di svanire una volta per tutte, di nuovo, o tutto o nulla. Qui, l’attesa diventa dimensione esistenziale: ci affacciamo su un mondo che potrebbe essere altro, ma non lo è ancora e, forse, non lo sarà mai.
Siamo vittime del gigantesco mangianastri che è lo scorrere del tempo, schiavi delle lancette, schiacciati dagli ingranaggi della routine. Corriamo troppo per fermarci a chiederci perché corriamo, eppure, in questo nostro tempo ciclico – a tratti centrifugo – まつ Matsu. Osservare l’attesa apre gli orizzonti a un nuovo tempo, il non-tempo della meditazione, in cui l’attesa non è mera inazione, ma un’esperienza anche estetica, sospesa tra l’eternità e l’effimero. Kaori Miyayama e Kanaco Takahashi e, insieme a loro, i curatori della mostra, Matteo Galbiati e Raffaella Nobili, riavvolgono il nastro, ci insegnano ad attendere, a fermarci e scoprire che, in fondo, non c’è niente di male in un orologio rotto, non c’è niente di male nel non sentire, almeno per un attimo, tictac tictac.
Kaori Miyayama – Kanaco Takahashi. まつ Matsu. Osservare l’attesa
a cura di Matteo Galbiati e Raffaella Nobili
organizzazione Comune di Brugherio
con i patrocini di Consolato Generale del Giappone a Milano; Provincia di Monza e della Brianza
in collaborazione con Paraventi Giapponesi – Galleria Nobili
16 novembre – 22 dicembre 2024
Galleria delle Esposizioni
Palazzo Ghirlanda Silva
via Italia 27, Brugherio (MB)
Orari: da giovedì a domenica 15.00-19.00
Info: +39 039 2893214
cultura@comune.brugherio.mb.it
www.comune.brugherio.mb.it
www.paraventigiapponesi.it