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TORINO | Fondazione Sandretto Re Rebaudengo | 31 ottobre 2024 – 15 marzo 2025

di FRANCESCO LIGGIERI

Giorni impegnativi quelli ad Artissima, per chi ha letto il mio articolo sulla fiera (leggi qui) sa già che in quei giorni c’è tanto da vedere a Torino. Però bisogna fare anche un pò di selezione e scegliere bene COSA andare a vedere.
Io in fiera ho incontrato Silvio (Salvo) di Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e con lui in un post pomeriggio assolato ci siamo messi all’interno di un traffico torinese che ci ha ricordato quello di Los Angeles, per poter essere (io) tra i primissimi a vedere in anteprima la mostra di Mark Manders.

Veduta della mostra Mark Manders, Silent Studio (Unfired Clay Figure, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Torino

Chiuso il riassunto, adesso caliamoci nel ruolo dello spettatore: Immaginate di entrare in una stanza silenziosa, le pareti sono spoglie, l’aria ha il peso di un segreto, e ti senti come se stessi per infrangere qualcosa di sacro solo respirando. Alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Silent Studio di Mark Manders è tutto questo e (molto) altro ancora: è uno spazio che pulsa, come se ogni scultura stesse aspettando di dirti qualcosa che non ha mai detto a nessuno.
Mark Manders gironzola per le stanze con un suo gruppo di ospiti e spiega che: “(…) costruisco mondi che sembrano fatti per sopravvivere a ogni catastrofe e poi, subito dopo, crollare senza un perché”.

Veduta della mostra Mark Manders, Silent Studio, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Torino

Silent Studio non è solo l’ennesima personale che potrete trovare in città; è un tuffo nella mente di un artista che ha passato trent’anni a costruire un autoritratto che sembra stia per sgretolarsi ogni volta che lo guardi. I lavori esposti figure umane in argilla non cotta (simulata), mobili scolpiti in bronzo, strutture che imitano oggetti di uso comune hanno una qualità ipnotica e inquietante. Soprattutto sembrano scavarti dentro. Sembrano reliquie di una civiltà dimenticata, come se Manders avesse distillato tutte le ansie e le incertezze dell’essere umano in forme che il tempo, in qualche modo, non ha ancora consumato.

Veduta della mostra Mark Manders, Silent Studio, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Torino

La storia dietro la sua ricerca è questa: Manders ha lavorato a questo autoritratto architettonico per decenni, ma non aspettarti di trovare dettagli su di lui, sul suo viso, su cosa gli piace fare la mattina. No, qui l’autoritratto è un edificio che si sposta e cambia forma. È fatto di spazi vuoti e di cose accennate, come un vecchio diario trovato sotto una trave, le cui pagine sono state strappate o scolorite, lasciandoti solo vaghe tracce di chi lo ha scritto.
La cosa straordinaria è che tutto qui sembra sospeso. C’è Dry Clay Head, una testa gigante d’argilla (bronzo dipinto, in realtà) che potrebbe essersi appena assopita, o forse è lì da sempre, solo in attesa che qualcuno entri in silenzio e la osservi senza fare domande. Hai la sensazione di trovarti tra le strade dell’antica Grecia o Roma con quel genere di qualità scultorea. Le sculture di Manders sono ossessivamente fragili, tanto che anche il bronzo, metallo solido e pesante, riesce a sembrare qualcosa di precario e impermanente. È questo contrasto – tra il peso della materia e la leggerezza dell’immaginazione – che Manders manipola, un po’ come un prestigiatore che non ha paura di mostrarti il trucco, lasciando che ti concentri sulla poesia dell’inganno.
Avete letto bene, una poesia che inganna.
Eppure, c’è qualcosa di sorprendentemente intimo in queste stanze. Silent Studio ti costringe a fermarti, a stare lì in piedi mentre il rumore del mondo si dissolve, e tu rimani a chiederti cosa significhi guardare qualcosa di così assolutamente fermo e fragile, qualcosa che sembra portare sulle sue spalle il peso di tutte le parole che non osiamo dire. Rimani estasiato dai disegni, dalle sculture figurative e da quelle degli oggetti. Scopri che l’artista si costruisce tutto da solo, rimani in silenzio ascolti che l’ambiente ti porti qualcosa e senti il profumo dei materiali. Un vero e proprio studio. Un vero e proprio tassello di vita artistica.

Veduta della mostra Mark Manders, Silent Studio, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Torino

Questa mostra è come una lunga conversazione mai iniziata davvero, un invito a lasciare che la nostra immaginazione riempia i vuoti. Manders non ci dice cosa pensare, non ci offre una storia finita, ma ci consegna frammenti di una narrazione che solo noi possiamo completare. E alla fine, forse, Silent Studio è proprio questo: un racconto sospeso che, una volta uscito, ti segue fino a casa, silenzioso e inaspettatamente potente.

 

Mark Manders. Silent Studio
a cura di Bernardo Follini

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Via Modane 16, Torino

Info: +39 011 3797600
info@fsrr.org
https://fsrr.org/

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