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QUATTRO CASTELLA (RE) | SEDI VARIE | 19 SETTEMBRE – 28 NOVEMBRE 2021

di LISA BELLENTANI

How will we live together?”, recita il titolo della diciassettesima Biennale di Architettura. La mostra diffusa Transiti. Tracce d’arte sul territorio, personale di Marina Gasparini allestita in cinque luoghi di interesse storico-artistico e naturalistico dislocati all’interno del territorio comunale di Quattro Castella (RE), pone la stessa domanda a un Noi planetario, valorizzando l’arte contemporanea come forma di espressione collettiva. Per proteggere i beni comuni è necessario transitare dal privato al pubblico, dall’industriale all’artigianale, dal terreno al divino.

Marina Gasparini, Tra e Verso, 2019-2021. Via Matildica Del Volto Santo. Ph. Rolando Paolo Guerzoni

Cinque installazioni open-air, vicine alle esperienze della land art e realizzate in materiali ecosostenibili, traducono in forme tangibili archetipi della tradizione, valorizzando i paesaggi del comune emiliano. L’itinerario ciclopedonale viene sublimato da Marina Gasparini, figlia – dal lato paterno – delle colline reggiane, a processione religiosa, tesa a sacralizzare luoghi già sacri e stimolare il ritorno alle origini; l’uomo è oggi cittadino del mondo, intento a raggiungere galassie sconosciute ma spesso dimentico delle sue radici, connesse al suolo e alla terra. L’artista e i curatori, Francesca Baboni e Stefano Taddei, chiedono al pubblico di osservare luoghi soliti con occhi insoliti, percorrendo itinerari già tracciati con una nuova consapevolezza e coltivando “la cura dello sguardo”, definita tale da Franco Arminio, presente all’inaugurazione. Per far fronte all’omologazione dell’immagine, ai meri supporti fisici che ci distanziano dal qui ed ora sospendendoci in una dimensione indeterminata, in potenza piuttosto che in atto, è opportuno allenare la vista, mettendo a fuoco ogni dettaglio. Risoluzione, in questo caso, non è sinonimo di definizione; ad esempio i paesaggi di Ghirri, oggetti non conclusi, si ergono come monumenti silenti e allo stesso tempo eloquenti. Similmente, mediante media differenti, le opere di Marina Gasparini migrano dall’esterno dei luoghi all’interno dell’Io, divenendo segnali che indicano, lungo una sorta di climax, il bisogno di afferrare il diem, pendente tra il ricordo del pre e la proiezione nel post. Non a caso, nella mitologia romana il Dio delle soglie e dei passaggi, di un transitare materiale e immateriale, era Giano bifronte, rivolto verso passato e futuro e protettore di ogni fine e inizio. Un’ulteriore dicotomia, quella di natura e cultura, viene risolta grazie alla scelta di destrutturare la mostra tra due siti paesaggistici e tre antropici.

Marina Gasparini, I passi citati, 2012-2021. Eremo di San Michele Arcangelo, Salvarano. Ph. Rolando Paolo Guerzoni

A Puianello, lungo la Via Matildica del Volto SantoTra e Verso rappresenta un’opera “abitabile”. Marina Gasparini esorta il viandante a riposare su divanetti, somiglianti a rilievi montuosi e tinti con colori vivaci, e a osservare lo spazio da una nuova prospettiva. Le sedute sono quattro – lo stesso numero dei castelli nel comune –, e su una di esse è impresso il disegno del labirinto di Matilde di Canossa, costruito su modello di quello della Cattedrale di Chartres. Labirintiche sono le trame evocate da un filo lungo 200 metri, ricoperto da garze colorate e attorcigliato a rami ossidati, che imita la cuscuta, pianta infestante ma allo stesso tempo scultrice di motivi fitoformi.

Marina Gasparini, Tra e Verso, 2019-2021. Via Matildica Del Volto Santo. Ph. Rolando Paolo Guerzoni

In Di Verso Converso Marina Gasparini tocca una tematica sociale, chiedendosi: “L’arte può essere una forma di cittadinanza?”. Una vaporosa nube di tessuto e acrilico, che riporta il particolare di un’incisione a bulino del botanico e artista tedesco Carl Wilhelm Kolbe, impreziosisce la facciata della Chiesa di Santa Maria della Mucciatella. Sfumature azzurro cielo vengono riprese dal led turchese, di eterea purezza. La spoglia architettura diviene portavoce di San Paolo, che avvertiva i Filippesi pronunciando un monito ancora attuale: “La nostra cittadinanza invece è nei cieli”. A fianco volatili comete, elementi transitori per eccellenza, popolano un patchwork steso sul prato, proiettandoci nello spazio infinito. Così, natura (biologia e astronomia) e cultura (Vangelo) coniugano la ricerca di spiritualità, in nome di una religione “cosmopolita”. In termini moderni, l’attivista brasiliana Sonia Guajajara sostiene: “We are not the guardians of nature. We are nature”. Nell’era dell’Antropocene, è necessario che l’uomo realizzi di essere dominato dal potere δεῖνος (deinòs) – terribile e meraviglioso – del creato, che rischia di strappare i leggeri stendardi grigi, evocatori di quelli medievali, dal portale della chiesa. A suggerire, forse, che le bandiere sono strumenti superflui, colpevoli di dividere nazioni e specie; le forme viventi dovrebbero unirsi sotto un’unica metaforica bandiera ecologica, definita tale da Francesca Baboni.

Marina Gasparini, Di Verso (2013-2021) e Converso (1994-2021). Chiesa della Mucciatella. Ph. Rolando Paolo Guerzoni

“Il mondo va sempre, muovendosi in cerchio e partendo da sé stesso a sé stesso ritorna”, scriveva Macrobio nei SaturnaliaVerso invita a meditare sul tema della circolarità, leitmotiv nel corpus di opere di Marina. L’artista agisce sul territorio guardando contemporaneamente al futuro (grazie all’utilizzo di materiali ecosostenibili e innovativi) e al passato (fonte di iconografie antiche da rielaborare). Nei dintorni del Giardino delle Rose, la poesia sposa la figurazione visiva; segni diversi convivono in un binomio armonico. I versanti appenninici delle terre matildiche diventano così pagine da sfogliare; tuttavia, è necessario girare intorno a lirici cerchi, tracciati sul tappeto erboso, per leggere i caratteri tinti di porpora. Essi enfatizzano il movimento circolare della rosa, a cui è dedicata l’installazione. L’emblema viene celebrato attraverso le parole di tre autori. Gertrude Stein, grazie alla diafora “la rosa, è una rosa, è una rosa”, investe il fiore di significati misteriosi – analizzati da Umberto Eco, che paragona il verso ad un mantra ipnotico; Giorgio Caproni, biasimando la povertà espressiva della scrittura, esprime il divario incolmabile tra linguaggio e essenza; infine Rainer Maria Rilke, nelle cui rime la rosa diventa un tema topico. Accanto un neon rosso, che illumina il selciato, disegna le fasi lunari tratte dal De revolutionibus orbium coelestium di Copernico. Non a caso, il loro moto è circolare.

Marina Gasparini, Verso, 2021. Giardino delle Rose, Salvarano. Ph. Rolando Paolo Guerzoni

I passi citati appaiono come un’epifania: fari nella notte, i contorni luminosi del mantello di Maria si svelano dalle pendici del colle che conduce all’Eremo di San Michele Arcangelo a Salvarano. Al termine di una simbolica salita si coglie che il segno al neon, appena accennato, è arricchito da scritte intrecciate, come intrecciate ai led sono le ghirlande atte a impreziosire la sobria facciata e a richiamare i grani del rosario. Le frasi, illeggibili, vogliono riesumare l’aspetto manuale della scrittura. Una di esse cita le parole di Shiva, divinità indù responsabile di distruggere, e di conseguenza rigenerare, l’universo e le sue forme; le restanti segnalano che il paesaggio non è una merce monetizzabile. Nessuna somma potrà mai sostituire il valore di un bene comune.

Marina Gasparini, Attraverso, 2015-2021. Parco di Roncolo. Ph. Rolando Paolo Guerzoni

Al Parco di Roncolo, Attraverso conclude – o avvia – il percorso, esprimendo la precarietà della vita e invertendo il concetto di appartenenza: consideriamo la terra come una sorta di hortus conclusus da coltivare a nostro piacimento, quando noi stessi siamo frutti del suo terreno. La Cavalera, scultura realizzata con scarti di tessuti, riassume i concetti opposti di vita e morte; qui, βίος (Bíos) e Θάνατος (Thánatos) sono facce della stessa medaglia. Il teschio, simbolo funesto nell’iconografia europea, viene temperato da un tappeto composto da fiori brillanti – icone vitali – e stoffe riciclate. Così, la Vanitas acquista un significato positivo; il sapore dei panetti messicani, consumati durante il Día de los Muertas, non perde la sua dolcezza.

La natura delle cose è transitoria; il mondo che ci circonda, e il nostro profondo Io, cambiano continuamente. Nell’antichità, già Eraclito e il celebre πάντα ῥεῖ (pánta rheî), come le filosofie orientali, si distaccano dal sogno cristiano di vita eterna; nella cultura giapponese, l’impermanenza è da celebrare attraverso il rito del sakura. Marina Gasparini accetta l’inevitabilità della fine, consegnando alla natura installazioni effimere, fiori di ciliegio destinati a appassire. Le creazioni vengono dalla terra e ad essa ritornano; difatti, esistere in comunione con il pianeta richiede di salvaguardare le sue risorse.

Marina Gasparini, Verso, 2021. Giardino delle Rose, Salvarano. Ph. Rolando Paolo Guerzoni

Osservatori allenati possono cogliere sfumature impercettibili, captando mutamenti insignificanti o – dipende dai punti di vista – straordinari. In un momento storico dove regna la velocità, rallentare appare uno sforzo sovraumano; eppure, essere umano implica appartenere al mondo, che si muove a ritmi lenti. La mera esigenza del “dover produrre” ha sospeso il “dover esistere” in un Iperuranio remoto, quasi irraggiungibile. L’artista, ispirata dalla pascoliana “poesia delle piccole cose”, risponde all’urgenza di fermarsi togliendo piuttosto che aggiungendo; tutto ciò che serve, per fruire delle sue opere, sono due gambe e una mappa, magari di carta riciclata. Così, la dimensione corporea acquista il ruolo di protagonista, e l’uomo torna a esplorare ciò che già conosce.

Fin dalle origini, il cammino è stato elevato a “esercizio spirituale”. Moderni pellegrini, guidati dalla curiositas che ha spinto Ulisse a aspettare vent’anni prima di “baciare la sua pietrosa Itaca”, e spogliati delle protesi tecnologiche, croce e delizia dei tempi odierni, o accompagnati dalle indicazioni dei QR Code, che offrono contenuti inediti, possiamo leggere le installazioni come miti didascalici. Marina Gasparini declina la pratica maieutica guidando il visitatore – libero di scegliere tra la dimensione corale o intima della passeggiata – a interpretare i molteplici significati di un’opera aperta. Ricordando sempre, come suggeriva Seneca, che “animum debes mutare, non caelum” (“l’animo devi mutare, non il cielo”).

Marina Gasparini, Di Verso (2013-2021) e Converso (1994-2021). Chiesa della Mucciatella. Ph. Rolando Paolo Guerzoni

Marina Gasparini, Transiti. Tracce d’arte sul territorio
A cura di Francesca Baboni e Stefano Taddei

19 settembre – 28 novembre 2021

Parco di Roncolo, Via Giuseppe Verdi 23/1, Roncolo di Quattro Castella (RE)
Giardino delle Rose, Via R. e J. Kennedy, Salvarano di Quattro Castella (RE)
Eremo di San Michele Arcangelo, Via Nazario Sauro 1, Salvarano di Quattro Castella (RE)
Via Matildica del Volto Santo, Ciclopedonale accessibile dalla Vasca di Corbelli, Via della Repubblica 29, Reggio Emilia
Chiesa della Mucciatella, Via R. Valentini, Puianello di Quattro Casella (RE)

Mostra promossa da Comune e Biblioteca di Quattro Castella
Con il contributo di Regione Emilia-Romagna
In collaborazione con Arci Reggio Emilia

Info: +39 0522 249232
biblioteca@comune.quattro-castella.re.it
https://www.comune.quattro-castella.re.it/vivi-quattro-castella/eventi-e-manifestazioni-2/transiti/

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