BOLOGNA | P420 | Fino al 16 novembre 2024
di VALERIA CARNEVALI
Più che mai, partiamo dallo spazio. Una congruenza totale tra contenitore e contenuto: una galleria white cube utilizza per sua virtù il proprio volume in maniera libera e funzionale, e P420 presta bene la spalla al progetto di Marie Cool Fabio Balducci, assorbendone il linguaggio concettuale ed amplificandone il messaggio.
Filtrano soltanto bagliori attraverso le grandi vetrate della sala di ingresso: l’ambiente viene privato della luce naturale e rimane, riferendosi al titolo, senza sole, in uno stato di penombra rosso ruggine. Uno sguardo circolare tutto intorno fa intuire che si parla con la forma della sineddoche: ci sono cose, oggetti, con cui interloquire, pochi ma forti elementi da cui partono flussi di significato. Il duo italofrancese, nella seconda mostra personale presso lo spazio bolognese, a cura di Arnisa Zeqo, presenta un repertorio di consolidate azioni che hanno radici negli anni novanta e nuove suggestioni incuneate nel secolo corrente, infilate come spine nel fianco di una società contemporanea basata sul lavoro, a sua volta basato sul consumo, a sua volta basato sul reddito, e quindi, di ritorno, sul lavoro.
L’oscuramento delle vetrate è dato da una schermatura in finto legno, una sorta di linoleum per edilizia popolare e per luoghi di lavoro in periferia, che consente, usato come materiale che scherma la luce, un effetto straniante che dà predisposizione a cedere ai significati. Una shopper di carta appoggiata in terra rimanda ad un’azione del 1997 con chiara allusione alla società dei consumi, un orologio e una sedia sottintendono il rapporto tra tempo e lavoro, stickers dorati sublimano in costellazioni siderali. Unica concessione al linguaggio iconografico, un esile e disperato accenno di figura umana su lastra in acciaio, che fa da ponte ideale con la sala posteriore, dove troviamo, assieme ad ulteriori lavori dal senso non più criptico ad occhi e menti ormai allenati, la stessa creatura in balia del cambio di illuminazione nel corso della giornata, time after time…
Occupati in maniera anomala sono anche le aree dello studio non destinate all’attività espositiva: simulacri della riflessione su tempo e spazio di lavoro, vengono situate tracce (sotto forma di oggetti di uso comune e video di azioni tenute in passato) fruibili dal pubblico solo nell’accedere in aree private con funzione di ufficio, in interazione forzata, seppur piacevole, con il personale della galleria: l’osmosi tra messaggio e ambiente è pervasiva e totale, andando ad utilizzare ogni aspetto dello spazio, non solo quello fisico e oggettivo, ma anche quello improprio e metaforico, in completa coerenza con un pensiero che fa del rapporto tra vita e lavoro, attività umana per eccellenza, uno dei propri profondi temi di riflessione.
Marie Cool Fabio Balducci
a cura di Arnisa Zeqo
P420
Via Azzo Gardino 9, Bologna